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Ad un passo dal fatale “e che palle!”

Creato il 28 novembre 2011 da Malvino
A luglio, cedendo a un nobile istinto, Giorgio Napolitano ha dato attenzione ai radicali. C’era un ultraottuagenario che minacciava per la millesima volta di lasciarsi morire di fame e di sete se non gli si dava un po’ di attenzione, e il capo dello stato ha ceduto: ha partecipato a un convegno organizzato dai radicali, dicendosi solidale alle ragioni della loro iniziativa in favore di un’amnistia. Mi è sembrato un gesto bello, come quando Pippo Baudo evitò che Pino Pagano si buttasse giù dal loggione del Teatro Ariston, e non si consideri irriverente questo paragone: Giorgio Napolitano non ha mai pronunciato la parola amnistia, si è limitato a dire che lo stato delle carceri italiane poneva una “prepotente urgenza”.Poteva far di più, da luglio ad oggi? Può darsi, ma a me sfugge cosa, soprattutto con la più o meno esplicita indisponibilità di quasi tutto il parlamento alle richieste dei radicali e con altre urgenze, almeno altrettanto prepotenti, a impegnare l’agenda del paese, prim’ancora che quella del Quirinale. Nemmeno a sentire i radicali si capisce cosa fosse realmente possibile al capo dello stato, fatto sta che da qualche settimana Marco Pannella sta impiccando Giorgio Napolitano alla sua ammissione che il sovraffollamento delle carceri italiane pone una “prepotente urgenza”. Non sapendo con chi prendersela per il fatto che l’attenzione generale è tutta sullo spread, fiutando nell’aria l’inutilità di sporgersi ancora dal loggione, pare che il capo della setta di Via di Torre Argentina abbia deciso per la richiesa di impeachment del capo dello stato, probabilmente per alto tradimento, se non alla Costituzione, a quella che Marco Pannella ha deciso fosse una promessa fatta a lui personalmente.Non è dato sapere quanto possa avergli bruciato il culo, nel frattempo, il fatto che sia stato nominato senatore a vita il solo Mario Monti, visto che lui vi aspira da almeno trent’anni, o il fatto che la sua richiesta di essere nominato ministro della Giustizia sia stata cestinata o, ancora, il fatto che, con la larga maggioranza della quale il governo Mondi gode al momento, i parlamentari radicali valgono zero. Sta di fatto che Marco Pannella corre un’altra volta il pericolo di perdere quel poco di visibilità che si è conquistato con i suoi due o tre bluff di ritorno al centrodestra e facendosi sputare in faccia in piazza: conoscendolo, ce n’è abbastanza perché il culo gli bruci comunque, e quando il culo gli brucia…Penso che finirò per disinteressarmi anche di Marco Pannella, e per le stesse ragioni che mi hanno portato a lasciar perdere Giuliano Ferrara: non è più capace neanche di farmi incazzare e da qualche tempo mi provoca solo quel misto di pena e di disprezzo che, conoscendomi un pochino, già so che appassirà in noia mortifera. Con Ferrara è accaduto, attardandomi più del necessario. Con Pannella vorrei evitare, togliendogli ogni attenzione adesso, prima del fatale “e che palle!”.Colpa mia, naturalmente. Con entrambi ho commesso l’errore di usare un filtro freudiano (Psicopatologia della vita quotidiana), mentre con un filtro weberiano (Il lavoro intellettuale come professione) avrebbero potuto continuare a farmi incazzare ancora tanto, ma ormai è fatta. Poco male, vivo in un paese in cui non manca certo il materiale per continuare a trarre svago dal mio passatempo preferito. C’è il Ravasi, per esempio, un ipocritone di quelli che mi fanno venire l’acquolina in bocca... 

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