Ad un passo dalla Convenzione di Istambul

Creato il 09 marzo 2013 da Femina_versi @MicaelaTweets

In questo periodo di convulso cambiamento anche politico occorre farsi un po’ di democrazia fai-da-te e occuparsi di alcuni temi che necessitano interventi urgenti.

Uno di questi riguarda la tutela delle donne dalla violenza. La parola femminicidio è finalmente entrata nel vocabolario italiano e non è più un aggettivo da femministe isteriche che vedono il male maschio ovunque (come spesso si liquidano i ragionamenti al femminile). Il femminicidio è un dato reale, di fatto: è “la violenza fisica, psicologica, economica, istituzionale, rivolta contro la donna «in quanto donna» perché non rispetta il ruolo sociale impostole” come descrive Barbara Spinelli nel suo libro (“Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale”, Franco Angeli, 2008).

Il 14 febbraio scorso il mondo ha detto basta attraverso l’iniziativa ideata da Eve Ensler  One Billion Rising e la giornata della donna – ieri – è stata vissuta anche nel segno della rivendicazione del cambiamento.

Ora in Italia c’è proprio un piccolo passaggio da fare per rendere attiva una legge che, in linea con l’Europa, promuova e garantisca la protezione delle donne dalla violenza di partners o ex-partners.

La (futura) legge italiana parte dalla firma alla Convenzione di Istambul, firma che la Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega alle Pari opportunità Elsa Fornero ha posto lo scorso 27/09/2012.

La Convenzione di Istambul è un documento prodotto dalla Comunità Europea che necessita per entrare pienamente in vigore di essere ratificato da almeno 10 paesi di cui 8 Stati Membri.

A tutt’oggi, benché 27 paesi abbiano posto la loro firma, solo 3 paesi l’hanno ratificata, ovvero hanno concluso il processo di creazione di una legge nazionale che renda effettivo nel proprio paese il testo della Convenzione.

Questi paesi sono (stupitevi!): Turchia, Albania e Portogallo. Mancano ancora almeno 7 ratifiche.

A che punto è l’Italia? Come scrivevo poco sopra la Ministro Fornero ha posto la firma nel settembre scorso promettendo, nelle dichiarazioni seguenti, che avrebbe concluso l’iter prima della fine del suo mandato. E ha mantenuto la parola: in data 11 dicembre 2012 il Consiglio dei Ministri ha ratificato – su proposta del Ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi e  del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega alle Pari opportunità Elsa Fornero – la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.

Ma questa ratifica non basta: la proposta deve essere approvata al Parlamento (Camera e Senato): basterebbe questo passaggio per essere il quarto paese a concludere un iter che sosterrebbe l’approvazione della Convenzione a livello europeo e ad avere una legge interna avanzata e garante per noi donne.

Ma cosa dice la Convenzione di Istambul?

Ho caricato il testo integrale (ed in italiano) su un mio sito in modo che sia facilmente scaricabile e potete leggerla con calma: CONVENZIONE DI ISTAMBUL. Facendone un’ingiusta sintesi, la convezione blinda e tutela le donne (e le bambine) da qualsiasi tipo di violenza che possa sorgere nell’ambiente familiare o extra-familiare.

Parte dal presupposto che “la violenza contro le donne sia uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini” pertanto auspica che gli Stati Membri si impegnino a garantire uguaglianza di genere de jure e de facto con tutti gli strumenti a loro disposizione (anche educativi e di comunicazione di massa, quindi).

Favorisce l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne, favorisce la prevenzione (perché è un “diritto di tutti gli individui, e segnatamente delle donne, di vivere liberi dalla violenza, sia nella vita pubblica che privata“) promuovendo cambiamenti nei comportamenti socio-culturali con particolare attenzione ad incoraggiare  gli uomini e i ragazzi a contribuire in tal senso.

Obbliga le Parti a vigilare affinché la cultura, gli usi e i costumi, la religione, la tradizione o il cosiddetto “onore” non possano essere in alcun modo utilizzati per giustificare gli atti di violenza.

Parla di aborto e sterilizzazione forzati, matrimonio forzato, atti persecutori, mutilazioni genitali, molestie allargando la tutela e la protezione anche alle donne (e bambine) extra-comunitarie e generando una rete di collaborazione tra Paesi affinché il crimine venga perseguito fino in fondo.

Insomma: contiene spunti di riflessione e materia fertile di applicazione per quanto riguarda la prevenzione, l’educazione e la tutela delle donne (e delle bambine) che potrebbe coinvolgere associazioni e ONG in tutti gli stati, oltre che fornire gli strumenti legali per proteggere, tutelare e sostenere chi è stato vittima di violenza e perseguire chi l’ha agita.

Se  volete seguire a che punto è l’iter della Convenzione di Istambul potete dare un’occhiata QUI: troverete sempre aggiornati i paesi firmatari e quelli che hanno già  ratificato.

Come sia stata elaborata dal Consiglio dei Ministri italiano non si sa, ma è certo che è importante oggi fare in modo che questa proposta di legge vada in porto, concluda il suo iter e contribuisca a spingere altri paesi a ratificare la Convenzione di Istambul affinché diventi  effettiva.

Chi si sta occupando di ciò in Italia? La Convenzione NO MORE lavora in questa direzione e basta proprio poco per aderire. Sul blog troverete le indicazioni ed il loro testo programmatico. 

Leggere la Convenzione, conoscere i nostri diritti (anche potenziali) ci rende partecipi ed in grado di agire il cambiamento.

Infine possiamo fare leva su chi abbiamo votato affinché porti a termine l’iter legislativo utilizzando i mezzi mediatici a nostra disposizione.

La democrazia è un processo lungo e lento. Ogni tanto tocca anche a noi dare il nostro contributo, anche se fai-da-te. Ma questa volta care donne, cari uomini, basta davvero poco per raggiungere un grande obbiettivo che renda il nostro paese un paese per donne, per bambine e bambini e per uomini migliori.



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