Magazine Diario personale

Ad un vagabondo.

Da Posacostantino
AD UN VAGABONDO.
Quante volte uomo ti sei fermato ad un semaforo?
Quante volte a quel semaforo si è avvicinato un vagabondo?
Tante volte, neanche tanto vecchio.
Con tanti stracci addosso e un profumo da vicolo malsano di tante vecchie città.
Quante volte uomo hai abbassato il vetro del finestrino?
Quante volte uomo hai avuto il coraggio di guardarlo negli occhi?
Quante volte hai messo la mano in tasca?
Ma soprattutto ti sei mai chiesto il perché?
Perché mai, tuo fratello si riduce in quello stato.
O peggio chi di noi lo ha condotto a quelle condizioni?
Quali governi hanno determinato tante diversità di esistenza?
E tu, vagabondo, perché ti sei lasciato andare?
Cosa nasconde il tuo passato?
Le luci della metropoli, le vetrine ammalianti.
Cinque stelle. Tutto luccica. Tutto splende.
Peccato che solo in quella strada oscura,
ci sono ai lati tanti cartoni.
Ogni cartone un respiro.
Ogni cartone un cuore che batte a stento.
Quante cicche passate i ripassate.
Vetri di bottiglie vuote.
Occhi chiari diluiti di lacrime.
Quanti sguardi nel vuoto.
Possibile che nessuno ti ha mai amato?
Come è nata la tua solitudine?
E tu, perché non sei solo in quel contenitore senza stelle?
Sei tu che hai scelto la compagnia?
O sono i cani che ti hanno scelto per rubarti un po’ di pane?
Mentre tu, perché non dici niente?
Perché non ti muovi?
Hai gli occhi spalancati. Stai guardando lassù.
Sei tu che hai chiesto di essere chiamato?
E’ assurdo, ecco cosa ha lasciato indietro la civiltà.
E’ come se un treno passa veloce.
Sale su solo chi ce la fa. Gli altri sono lì.
Aspettano che qualcuno da lassù li riporti a casa.

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