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Ada Hartmann si presenta

Creato il 17 febbraio 2016 da Paperottolo37 @RecensioniLibra

Facciamo la conoscenza con la “Professoressa in giallo” Ada Hartmann

Salve a tutti!

I fiumi sotto la città di Michela GeceleCompletiamo, in attesa di conoscere in maniera più completa la sua creatrice, Ada Hartmann, la protagonista dei romanzi La spiaggia dei ricordi morti di Michela GeceleI fiumi sotto la città” e “La spiaggia dei ricordi morti” entrambi parte integrante della serie “Ada torte e delitti“, uscita dalla penna e dall’inventiva di Michela Gecele e portata alla ribalta letteraria ad opera delle Edizioni Forme Libere.

Questo nostro processo di conoscenza di Ada Hartmann procederà in questo modo: si inizierà con la presentazione delle sinossi dei due romanzi che la vedono protagonista e si continuerà poi con la presentazione di alcuni stralci tratti dal romanzo che ha segnato il debutto sulla scena di Ada Hartmann, ossia “I fiumi sotto la città“.

Ada Hartmann si presentaSiete pronti a fare la conoscenza con questa nuova straordinaria eroina letteraria che, in compagnia del suo sodale Bobby Lago, sarà protagonista dell’evento culturaleBobby Lago incontra Ada Hartmannin programma per sabato 19 marzo 2016, a partire dalle ore 18.00 presso la Libreria Piccoli Labirinti di Parma?

Perfetto! Allora mettetevi comodi che partiamo! Ecco quindi a voi le sinossi dei due romanzi “I fiumi sotto la città” e “La spiaggia dei ricordi morti” di Michela Gecele pubblicati da Edizioni Forme Libere:

Quarta di copertina di “I fiumi sotto la città”, Edizioni Forme Libere (primo giallo della serie Ada, torte e delitti)

2010 – C’è qualcosa che lega la scomparsa di Rose da Berlino con l’omicidio di Umberto nell’antico quartiere catanese di San Berillo? Se lo chiede Ada Hartmann, insospettita da alcune strane coincidenze che ruotano attorno alla sua amica archeologa Rose. E allora il vecchio palazzo nobiliare dove vive Ada, scena del delitto dentro le viscere della Catania storica, potrebbe forse rivelarsi il tassello di un disegno più ampio, che cancella i confini geografici? La casa nasconde un mistero? O qualcuno dei suoi abitanti?

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Quarta di copertina di “La spiaggia dei ricordi morti”, Edizioni Forme Libere (secondo giallo della serie Ada, torte e delitti)

Settembre 2010. Ada Hartmann cammina sulla Plaja di Catania. Mare, sole, vista sull’Etna e sulla città; ma oggi con un “ingrediente” in più: un morto, proprio sulla spiaggia. Da qui ha inizio la seconda avventura di Ada.

La sociologa berlinese residente a Catania, dopo la prima avventura in “I fiumi sotto la città”, diventa ormai un’investigatrice a tutti gli effetti, pur se dilettante e per caso. Naturalmente, insieme ai delitti, anche in questo romanzo tornano le sue torte. Tante e golose.

Lo scenario principale dell’indagine sarà quello della Catania, e dell’Italia, degli anni ’60, con i suoi miti di progresso e crescita e i suoi scheletri non troppo nascosti. La città etnea è di nuovo protagonista, anche più che nella prima avventura di Ada. Intatte, emergono emozioni e voci del passato. Fatti. Personaggi vivi e morti. Tutti ugualmente presenti e vividi, anche quando compaiono solo nel ricordo. Tornano attuali gli eventi politici, le trasformazioni urbanistiche ed edilizie, la moda, i film di allora. Passato e presente si sovrappongono, in un crescendo di patos e coinvolgimento di tutti i protagonisti del romanzo. E anche di chi, lettore, si lascerà turbare da vicende umane al di là del tempo.

Continuiamo ora con la presentazione più diretta di Ada Hartmann attraverso una sua biografia sintetica:

Ada Hartmann è nata a Berlino ovest nel 1972, e il caso l’ha portata a Catania, dove insegna Sociologia degli spazi urbani all’università. Autoironica frequentatrice dell’oracolo cinese, ama perdersi per le strade delle città, per poi ritrovarsi in qualche caffè o pasticceria. Insaziabile consumatrice (e produttrice) di torte e di misteri, si sta scoprendo curiosa e interessata alla vita e alla morte altrui. Soprattutto agli omicidi in cui si imbatte.

Ed ora, visto che so già, che sarete rosi dalla curiosità di potervi gustare un’anteprima del romanzo d’esordio di Ada Hartmann, per gentile concessione dell’autrice vi offro alcuni stralci tratti da “I fiumi sotto la città“:

I fiumi sotto la città di Michela Gecele

Lunedì 17 maggio

Berlino era sempre diversa. A ogni visita si trasformava.

Un palazzo nuovo, un caffè, un negozio. Continuamente, incessantemente.

Ma questo succedeva anche in altre città. Qua spesso era l’anima di un quartiere a cambiare, o il punto di fuga nella prospettiva di una piazza. Le radici che dava Berlino erano fatte di movimento

A questo pensava Ada mentre camminava Unter den Linden, in un tiepido lunedì di maggio.

Il passo era ampio. Occupava lo spazio con pieno diritto. Quella rimaneva la sua città, anche se adesso viveva altrove. Giacca viola, pantaloni e maglietta gialla, capelli spettinati, occhi scuri. Piccola e agile. Sulla sua strada, una vetrina inevitabile, colorata e golosa. Torte.

Entrò senza pensare, e scelse senza riflettere troppo. Rimase delusa.

La torta di prugne e formaggio non era cattiva, ma forse quella di amaretti e pere le avrebbe dato più soddisfazione, o quella con la frutta secca. La cioccolata, comunque, era buona.

Anche a Rose piaceva la cioccolata calda; mentre non condivideva la passione di Ada per le torte. Dove poteva essere Rose? Questo interrogativo continuava a cercare strade nella mente di Ada, anche quando altri pensieri si sovrapponevano.

Rose era scomparsa, da dieci giorni.

Al mattino, dopo colazione, salì in terrazza. Di solito lavorava in casa; ma quella mattina sentiva il desiderio di aria e di luce. Le piaceva arrivare lassù. L’alloggio era costruito su tre livelli e arrivando alla copertura esterna, sentiva di entrare nella parte più intima della casa. Le dava benessere. Estraniarsi da tutto, immergendosi nei colori e nei rumori della città.

Da quella prospettiva, Catania diventava città nel modo che piaceva a lei. Un ingranaggio in cui si poteva entrare, ma che non ti invadeva. Sfondo in cui non sei obbligata a collocarti, ad avere un ruolo. Anche al mattino presto, quando, a volte, prendeva un autobus per l’aeroporto o per Palermo trovava la stessa Catania. In quegli orari piccoli, si muovevano personaggi diversi da quelli diurni. Immigrati, viaggiatori, vagabondi. O catanesi. Quelli che iniziano presto la loro giornata lavorativa, magari all’aeroporto. Bastava lasciar passare un’ora e tutto cambiava. La città diurna ritornava, con i suoi abitanti e i suoi legami troppo stretti. Tempo e spazio non erano più contratti. L’aria si riempiva di connessioni, parole, riferimenti a legami comuni.

Quell’umanità a volte le si contrapponeva come una massa compatta, senza spiragli e confini. Se ne sentiva schiacciata. Poi si differenziava. In un nome, una forma, una persona. E le relazioni acquistavano di nuovo senso e colore. Il respiro tornava libero.

Berlino era diversa. Forse il resto del mondo era diverso.

Dopo un’ora di lavoro, pensò di chiamare Fabio, ricordandosi il proposito della sera precedente.

  • Ciao Fabio.
  • Che telefonata mattiniera! Sono ancora a letto.
  • Io lavoro già da un po’. Ti va di pranzare insieme?
  • Va bene. Alle due da Haiku?
  • D’accordo. Un bacio.

Era contenta di avere chiamato. Le sembrava di aver riallacciato un filo. Aveva conosciuto Fabio dopo tre mesi dal suo arrivo a Catania. Allora non aveva ancora sperimentato gli estremi della terra di Sicilia. La sua capacità di trasformarsi da paradiso in inferno, in un attimo, per poi tornare paradiso. Giardino in cui serpente e angelo sono spesso un’unica persona. E dove lei, che pensava di essere passionale e istintiva, si era sempre più ritrovata a incarnare una sorta di equilibrata medietà. Solo l’amore per il giallo tradiva la sua indole. Secondo qualsiasi tipo di interpretazione, il colore indicava slancio e passione.

Quella sera Ada era andata con dei colleghi dell’università in un locale nuovo. Iniziava a sentirsi di casa a Catania, e nello stesso tempo viveva ancora tutto l’entusiasmo della novità. Era di ottimo umore, quasi elettrizzata. La musica le piaceva. Fabio stava suonando lì, con il suo gruppo. Contrabbasso,  musica jazz. In una pausa l’aveva avvicinato, al bar, per fargli i complimenti e per chiedergli se conoscesse alcuni musicisti emergenti berlinesi, che le piacevano molto.

Li conosceva, e conosceva Berlino. Ci era stato diverse volte. A un appassionato di musica Berlino offriva molto. Il breve scambio era proseguito dopo la fine del concerto, e poi in un altro locale. Ormai i colleghi di Ada erano tutti andati a casa.

Loro avevano continuato a parlare di musica, poi di cinema, di letteratura, e, ancora, di Berlino e di Catania. Poco di se stessi. O, meglio, avevano parlato di se stessi in modo indiretto. Dopo non si erano rivisti per quasi un mese. Nel frattempo Ada era stata a Berlino per due settimane. Al ritorno era andata di nuovo a sentirlo suonare. Si era emozionata, riconoscendo quel viso, a cui si era sorpresa più volte a pensare. Un taglio degli occhi – verdi – particolare, lineamenti regolari, inquadrati da capelli cortissimi, quasi rasati. L’espressione un po’ seria e un po’ incantata. Dopo, erano andati a cena insieme, e poi nella prima casa catanese di Ada.

Per un po’ si erano frequentati saltuariamente, anche perché Fabio aveva altre relazioni. Poi erano diventati una coppia, senza quasi accorgersene.

Ada allontanò i ricordi, e ritornò a concentrarsi sul lavoro.

Stava riguardando un articolo che aveva pubblicato due anni prima, sulla pluralità di culture e codici comunicativi in due quartieri campione della città di Marsiglia.

Era un lavoro che le aveva dato soddisfazioni. Un progetto di scambio fra le due università. Tre sue tesiste, di cui una italo-francese, erano andate a Marsiglia; e studenti di Marsiglia avevano lavorato a Catania. La fase successiva della ricerca aveva costruito un’integrazione fra i due percorsi. Ne erano risultate alcune pubblicazioni

Adesso Ada stava leggendo quel primo articolo, perché desiderava proporre un nuovo progetto sul territorio marsigliese; questa volta improntato sul rapporto con la letteratura, con il punto di vista degli scrittori del posto. Dove poteva, inseriva, nella ricerca come nel suo lavoro didattico, agganci con il cinema e con la letteratura.

Era sempre restia, però, ad addentrarsi nel mondo letterario siciliano. Si sentiva inadeguata rispetto a quella complessità artistica ed umana, a visioni del mondo così radicate in quella terra, e nello stesso tempo così universali. Entrando in quegli spazi si sentiva davvero straniera: vedeva una continuità fra letteratura e vita concreta, fra personaggi di finzione e abitanti attuali di quei luoghi. E se ne sentiva tagliata fuori.

Ne aveva parlato spesso con Fabio, che in parte contrastava il suo punto di vista, cogliendovi il rischio di luoghi comuni.

La concentrazione si stava riducendo. Mancanza di zuccheri – pensò – ci era abituata. In questi momenti si chiedeva sempre se fosse vero che le donne, fisiologicamente, fossero più soggette ai cali di zuccheri, rispetto agli uomini.

La sua esperienza confermava questa tesi. Le sembrava che gli uomini che conosceva potessero resistere uno spropositato numero di ore senza inghiottire niente. Lei aveva bisogno di pasti molto frequenti, soprattutto al mattino. Era proprio perché mangiava troppi zuccheri? I medici sostenevano anche questo.

Comunque non riusciva a lavorare. Doveva fare una pausa. Scese in cucina. C’era poco di interessante. Decise di fare una crostata, la torta più veloce che sapesse fare. Un quarto d’ora per la preparazione, e un altro quarto d’ora per la cottura. E già mangiando un po’ di impasto crudo (ottimo!) poteva placare la fame. Farina, zucchero, un uovo intero e un tuorlo, mezza bustina di lievito, e meno burro di quanto prevedesse la ricetta. Impastare velocemente, tenendo con fermezza e forza l’impasto.

Mentre nell’appartamento si diffondeva il profumo della pasta frolla e della marmellata in ebollizione, andò a prendere il portatile, rimasto in terrazza, e riprese a lavorare. Pensò, collegando l’area marsigliese alla sua attività culinaria, alle ottime marmellate fatte in casa, mangiate in un B&B di Cassis. Ci andava sempre quando era in quella zona. Era uno dei luoghi in cui faceva incetta di marmellate per le sue crostate.

Assaggiando la prima fetta, pensò che avrebbero anche potuto pranzare a casa. Poteva fare un’insalata mista, e aveva in frigo dei tranci di tonno. Richiamò Fabio. Era con Enzo. Ada ricordò l’umidità in cantina.

  • Perché non dici ad Enzo di aggregarsi? Ho appena fatto un’ottima crostata.
  • Che in gran parte mangerai prima del nostro arrivo… Comunque, va bene. Enzo ha sentito il tuo invito e ha fatto cenno di si. Immagino voglia dire che verrà. Manteniamo le due come orario?
  • Va bene. A dopo.

Ada continuò a lavorare, e a mangiare piccole fette di crostata. Calda aveva un po’ meno sapore, ma un profumo e una fragranza, che commuovevano.

Quando sentì il citofono suonare, si rese conto dell’ora. Fortunatamente aveva apparecchiato prima; ma il resto rimaneva tutto da fare. Era soddisfatta del lavoro svolto. Adesso poteva approfondire le ambientazioni di Izzo. La Marsiglia che sgorgava da gialli e noir. Voleva anche proporre una tesi su di lui.

Iniziò ad affettare i pomodori, scostandosi i capelli dagli occhi, e preparò la piastra per il tonno, mentre Fabio entrava. Enzo aveva portato una bottiglia di vino. Un Sirah.

  • Ciao Ada – le disse Enzo abbracciandola affettuosamente. Non si vedevano da un pò
  • Ciao, ti vedo in forma – rispose Ada, passando poi a baciare Fabio.
  • Ti aiutiamo?
  • Si, grazie. Non ho ancora fatto quasi niente. Quanto tempo avete?
  • Io due ore, Enzo solo una.
  • Ok, dovremmo farcela. È tutto molto veloce. Enzo, puoi stappare il vino, per favore? E tu, Fabio, mi aiuti qua?

Dopo aver portato il vino sul tavolo della sala, Enzo guardò attentamente i mobili.

  • Hai comprato una libreria nuova?
  • Ti piace?
  • Direi di si. Mi sembra che si adatti all’insieme. E dei lavori del palazzo sei soddisfatta? Ormai sono quasi completati.
  • Anche perché mi sembra di averli fatti io. Tutta la fatica di trovare l’accordo fra i condomini
  • Non è che hai dovuto trasportare mattoni.
  • Dai Fabio, Ada si è davvero impegnata per questa casa, lo sai benissimo.
  • Anche tu ti sei dato da fare.
  • Solo perché sono architetto e avevo qualche conoscenza in più; ma questi lavori li hai voluti e seguiti molto più di me. In fondo qua io sono uno dei classici proprietari per reddito. Ho solo investito un po’ di denaro. Mentre per te questa casa è stata quasi una missione.
  • Una missione, si, è così. E’ una buona definizione. Se credessi alla reincarnazione penserei di averci abitato in qualche vita precedente.
  • Non troppe vite fa, la casa non è così vecchia – Fabio interveniva solo con breve battute; per il resto ascoltava sorridendo.
  • Però potrei aver vissuto in una costruzione precedente. Chissà. Comunque, Enzo, qual è il tuo parere tecnico sui lavori?
  • La scala è stata ristrutturata molto bene. Soprattutto le finiture in pietra bianca. Quell’artigiano è veramente bravo; i capitelli restaurati delle colonne sono un’opera d’arte. I pianerottoli sono eleganti, ma misurati. Evocano lo spirito di più di un secolo fa. Il barone che ha fatto costruire questo palazzo doveva essere un personaggio interessante.
  • Personaggio è il termine giusto. Era un appassionato di cose belle, di arte, anche di musica – intervenne Fabio, interrompendo poi la conversazione con un tema alimentare – porto l’insalata in tavola? Iniziamo a mangiare?
  • Va bene. Arrivo subito con il tonno.
  • Al momento del terremoto ancora molti alloggi erano degli eredi del barone – Riprese Enzo, quasi fra sè.

Il terremoto del 13 dicembre 1990, che aveva colpito la Sicilia orientale, aveva gravemente danneggiato la parte posteriore del palazzo, il lato sud, quello verso il mare. Molti alloggi erano stati dichiarati inagibili, e solo dopo alcuni anni era iniziata una lenta rinascita dell’edificio.

  • Hai saputo che Umberto è stato ucciso? Qui, nelle cantine.
  • Si, me l’ha detto Susan. Mi ha telefonato appena è successo. Era sconvolta. Voleva lasciare l’alloggio.
  • Da quando sono tornata non l’ho ancora incrociata. E’ fuori?
  • Credo che sia andata a Londra per un paio di settimane. Secondo me ha cambiato qualche programma per andare via di qua per un po’.
  • Ieri sera sono scesa nelle cantine e mi sono resa conto che lì l’umidità è davvero tanta. Io non ho una cantina. Prima di ieri mi era capitato di scendere solo un paio di volte. Cosa potrebbe essere?
  • A Catania ci sono due fiumi sotterranei. Il sistema idrografico sotto la città è complesso. Non mi stupirei se ci fosse un passaggio di acqua qua sotto, vicino alle cantine.

A questo punto intervenne Fabio

  • Hai ragione, non ci avevo mai pensato. Sarebbe interessante fare un’esplorazione.

Vi ho fatto venire la voglia di gustarvi i romanzi di Michela Gecele con protagonista Ada Hartmann, dite la verità!

Allora non dovete fare altro che acquistare le vostre copie de “I fiumi sotto la città” e “La spiaggia dei ricordi morti” e gustarveli come meritano! Per quanti tra voi volessero sbirciare qualcosina in più in anteprima a questo link trovate un video contenente la lettura di una parte della seconda avventura di Ada Hartmann, vale a dire “La spiaggia dei ricordi morti“, edita anch’essa dalle Edizioni Forme Libere!

La spiaggia dei ricordi morti di Michela Gecele

Per ora è tutto

Ringrazio di tutto cuore Isabella Grassi che ha permesso la nascita di questo come degli altri articoli inerenti Bobby Lago e Ada Hartmann, la creatrice di Ada Hartmann, Michela Gecele che si è prestata cortesemente inviando il materiale che avete potuto leggere in questo articolo e, naturalmente, tutte e tutti voi per la pazienza e l’attenzione che sempre mi dedicate!

Buona serata e, come sempre, Buona lettura, magari proprio in compagnia dei romanzi di Michela Gecele con protagonista Ada Hartmann!

Arrivederci alla prossima occasione!

Con simpatia! :)



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