Magazine Cultura

Adagiarsi su Venezia

Creato il 11 febbraio 2013 da Scribacchina

In questi giorni di Carnevale ditemi chi, signori miei, chi non dedica un solo, un unico pensiero all’incantevole Venezia e alla magìa senza tempo delle sue calli. Alle misteriose maschere che celano il viso lasciando intatto soltanto lo sguardo, finestra dell’anima. Al profumo della laguna, immutato da secoli (non fosse per quel leggerissimo lezzo di gasolio dei traghetti).

Pensate a Venezia e sentite risuonare in testa le note di un qualsiasi Vivaldi, un tripudio di violini a colorare di grazia i party dell’epoca che fu:

Vivaldi, ma anche Albinoni.
Sissignori: Tomaso Giovanni Albinoni, protagonista suo malgrado del più grande falso della storia.
E non ammiccate facendo finta di capire, via: ignoravate, lo so perfettamente, che il suo universalmente noto 
Adagio è in realtà opera del compositore e musicologo milanese Remo Giazotto che lo elaborò solo soletto nel 1945, dando ad intendere che s’era limitato a ricostruire misteriosi frammenti di spartito dell’Albinoni ritrovati chissà dove!

E poi arrivò il signor Malmsteen, che prese il brano e ne incise una versione un pochino più rock inserendo batteria e basso e dando al tema quel piglio, quella grinta, quell’energia ribelle tipica del metallo pesante.
L’ignaro ascoltatore-chitarrista della porta accanto ingenuamente pensava:
«Apperò, questo Malmsteen… ti prende un brano scritto nel Settecento e te lo suona con la chitarrina elettrica… quasi quasi ci provo anch’io…».
Fu così che la terra venne invasa da uno stuolo di emuli del Malmsteen, il cui scopo dichiarato era dimostrare che il Vichingo non era soltanto tanta tecnica, ma anche tanto cuore.
Bella impresa, signori miei.
Bella impresa.

(Ai giovini più temerari suggerisco un esperimento: fate partire entrambe le versioni dell’Adagio qui sopra riportate, classica e Malmsteen: la prima dal secondo 5.45, la seconda dal secondo 15. N’esce un simpatico mix, piuttosto divertente da ascoltare).

Mesdames et Messieurs, il febbricitante sproloquio è terminato.
Domani rileggerò quanto ho vergato quest’oggi e mi chiederò (come direste voialtri fanciulli dalla parlata moderna) «se c’ero o se ci facevo».

Bonne nuit, soliti lettori.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazine