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Adaptation

Da Matteobortolotti @bortolotti

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FIGHT CLUB

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“Chi conosce gli altri è sapiente, chi conosce se stesso è illuminato. Chi vince gli altri è potente, chi vince se stesso è illuminato”. Secondo il taoismo, bene e male sono manifestazioni di un Tutto che si declina costantemente, soggetto a continui mutamenti. Nel grande, nel piccolo, nell’Universo come dentro il cuore degli uomini. Questo non significa che il modo in cui si declina questo Tutto abbia sempre un bell’aspetto. Chuck Palahniuk e David Fincher hanno messo in pratica questi versi in modo antieroico, provocatorio e nichilista. Il primo è lo spostatissimo autore della storia, pubblicata nel 1996, il secondo è il regista che ne ha tratto un cult soltanto tre anni dopo. Fight Club è un romanzo dissacrante, estremo. Il punto di vista del protagonista non viene mai abbandonato, siamo sempre lì, incollati a un tizio nevrotico di cui non sappiamo neppure il nome, dentro la sua testa che oscilla fra una caustica ironia di vivere e una trasandata pulsione di morte. E ci strappa pure un sorriso, se siamo dotati d’umorismo nero. E’ letterario, un sacco letterario. Facciamo i conti “da produttori”. Punto di vista interno al protagonista + letterarietà = “per farne un film bisogna cambiare tutto!”. Invece sono ortodossi Jim Uhls, sceneggiatore anche del recente Jumper (da un romanzo di Steven Gould di anni fa) e lo stesso Fincher, esponente di punta del cinema di prestidigitazione un po’ punk-chic. L’adattamento è coraggioso, perché segue quasi del tutto il percorso del romanzo, fatta eccezione per il finale, che sulla carta prende una deriva ultraterrena, mentre sullo schermo, proprio per la logica del colpo di scena (SIM-SALA-Fincher!) abbiamo una risoluzione che soddisfa anche le dinamiche fra i personaggi. E poi c’è il mondo della storia, il Fight Club con le sue regole… Fromm diceva che il compito dell’uomo nella vita è di partorire se stesso, ma per farlo non è che prima dobbiamo saperci ammazzare? E’ soprattutto questo che ci raccontiamo. Buone Storie.

ADAPTATION è stata una rubrica che per qualche anno ho portato avanti sulla rivista FILM TV, siccome mi è stato chiesto di riproporre gli articoli online approfitto del 2.0 e ci aggiungo trailer e copertina del libro. Come dice il titolo, infatti, il pretesto della rubrica è quello di parlare del rapporto che c'è tra libri e film. Come scrittore e sceneggiatore, mi sono occupato di adattamenti per un bel po', e ci ho trovato molti spunti. Spero che ne troverete qualcuno anche voi. Le storie ne son piene.

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