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Adaptation

Da Matteobortolotti @bortolotti

adaptationIL FALCO MALTESE

maltesefalcon1930_629Capitolo primo. Era troppo romantico riguardo a Manhattan… No, ricomincio. Capitolo primo: era quella volta che ho fatto lo spermiogramma. Salto i dettagli intimi, ma è stata una corsa. Dovevo arrivare entro mezz’ora, altrimenti si sarebbe raffreddato tutto e avrei dovuto fare di nuovo in ospedale quello che avevo fatto nei suddetti dettagli intimi, il che avrebbe comportato una certa dose d’imbarazzo. Per me e per il medico. Fu una mattina diversa dalle altre. Tutto quello che c’era fra me e il mio obiettivo era ingigantito. Trenta minuti. Mille imprevisti. Sono sicuro che alcuni di voi, quelli che mi piacciono di più, si stanno già chiedendo dove voglio arrivare. Semplice, a San Francisco nel 1941. Umberto Eco pare abbia detto che “l’eroe vero è sempre eroe per sbaglio, il suo sogno sarebbe di essere un onesto vigliacco come tutti”. La chiamata dell’eroe comporta sempre un passaggio da un mondo ordinario a un mondo straordinario. Per me quella corsa con una provetta nella tasca interna della giacca è diventata indimenticabile, per quanto d’ordinaria e quasi vile origine. Non sono tutti eroi quelli che indossano una corazza, sono tutti eroi quelli che entrano in un “altro mondo”, quelli che cominciano un viaggio. Uno degli scossoni che Dashiell Hammett diede alla narrativa d’entertainment sta qui. Utilizzò quel che era ordinario, come la cronaca nera, la corruzione, la sporcizia dei moli… e ci diede avventura. Non disperazione, sottolineo avventura. Con Dash nasce il prototipo dell’investigatore privato burbero e seducente, la sua narrativa schietta a detta di André Gide insegnò allo stesso Hemingway. Il Falco Maltese segna l’esordio di Sam Spade. Chi non l’ha letto, non ha ancora letto un vero poliziesco. In una decina d’anni vengono girati un paio di adattamenti per il cinema, del Falco, ma quello definitivo lo fa un giovane sceneggiatore della Warner: è la prima volta di John Huston. Buttalo via. La sceneggiatura di Huston è meticolosa, piena di note di regia, e coglie a pieno. Ci porta da un mondo vile a una “Cerca” (un Quest) piena di pericoli e di un’immancabile tensione sessuale (un duro, un cattivo effeminato e una dark lady nel centro). Buone Storie con la sigaretta che pende dalle labbra.


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