E' almeno da un anno e mezzo che pensiamo, speriamo, prevediamo che il Governo del Gallo Cerone sia arrivato al capolinea. Dalle condanne di Mills (reato poi prescritto in Cassazione) pagato per rendere falsa testimonianza a favore di Berlusconi passando per il 'ciarpame senza pudore' di Veronica Lario che riprendeva la denuncia di Fare Futuro sulle veline candidate nel PDL, la storia con Noemi e le dieci domande di Repubblica, le foto di Zappadu degli ospiti di Villa Certosa, le rivelazioni di Patrizia D'Addario, le inchieste giudiziarie sulla protezione civile e la nuova P2, la dichiarazione di illegittimità costituzionale del lodo Alfano, la condanna di Dell'Utri, fino alla scissione di Fini e al caso Ruby.
E sempre, fino ad oggi, quando il momento tanto atteso sembra stia per arrivare, Berlusconi prende tempo, promette e minaccia, si riorganizza e riesce a resistere.
Certo nelle nostre previsioni abbiamo proiettato le nostre speranze, certo Berlusconi non è la causa di tutti i mali, bisogna stigmatizzare il come e il perché cadrebbe il suo governo e temere il dopo ma è davvero incredibile e vergognoso che questo personaggio riesca, restando sulla scena, a tenere in ostaggio un intero Paese da vent'anni.
La realtà è che questa crisi di governo non avrebbe mai dovuto esserci, semplicemente perché Berlusconi non avrebbe mai dovuto diventare Presidente del Consiglio: per il conflitto di interessi e le pendenze giudiziarie. Anzi non era proprio eleggibile perché titolare di una pubblica concessione. E se pensiamo che nelle 'normali' democrazie occidentali la carriera politica di un esponente pubblico viene bruciata per una bugia su un'amante, per i contributi previdenziali non pagati ad una collaboratrice familiare, è un autentico disonore per l'Italia constatare che cittadini ed elettori, le nostre classi dirigenti, i nostri intellettuali liberali, le nostre Confindustrie così attente a competitività e sviluppo, i nostri Vaticani così preoccupati per la salvezza delle nostre anime e la nostra moralità, abbiano consentito e tollerato questo scempio, abbiano considerato legittimo affidare la cosa pubblica ad un imbonitore amico di condannati per corruzione e associazione mafiosa.
Nonostante ormai da tempo il vero capo del governo sia Tremonti, Berlusconi non rinuncia alla carica per lo scudo giudiziario che gli fornisce e per la posizione di privilegio di cui approfitta per condurre i propri affari privati, persino per remunerare con cariche pubbliche le proprie compagnie femminili.
Il paradosso ora è che per far cadere Berlusconi che non fa gli interessi dell'Italia, si deve fare i conti, nella crisi di governo più pazza del mondo (che oggi sembra più lontana per la compravendita di parlamentari in corso ….), sugli interessi personali (poltrona, privilegi, pensione) degli scissionisti presenti e futuri del PDL che per votare la sfiducia dovranno essere sicuri che la conseguenza non siano le elezioni anticipate e che veda la luce un governo di 'emergenza nazionale'.
Un Paese sull'orlo del precipizio, che ci dicono a rischio default (ma poi per i grandi speculatori internazionali conta qualcosa la presenza di Berlusconi al governo e la fine della legislatura?) che però può consentirsi di aspettare un mese per decidere il proprio destino e magari proiettarsi in quattro mesi di campagna elettorale fino alla data del 27 marzo indicata da Bossi e La Russa per le elezioni.
A noi non resta che l'alternativa tra vedere per un altro po' di tempo Berlusconi a rappresentare il nostro disgraziato Paese ed a progettare la propria successione o vederne affidata la salvezza a coloro che, dalla maggioranza e dall'opposizione, ci hanno condotto a questo punto.
Ma non sarà meglio che Berlusconi ottenga una striminzita fiducia, destinata a logorarlo ulteriormente per far sì che gli italiani non dimentichino mai più da chi sono stati governati in questi anni, per smascherare la facciata di destra legalitaria e democratica che Fini pretende di attribuirsi, per costringere il PD ad abbandonare i giochi di palazzo e a ripensare alle proposte politiche con cui ottenere il consenso tra gli elettori?