Magazine Cultura
Sempre nel chiostro del Piccolo Teatro, dove ieri si è svolto il Bookswap di cui si diceva nel post precedente, trovano posto una libreria un po' triste e, a essa collegato, un caffè letterario. Il punto è che questo caffè di letterario, a parte alcuni pannelli scritti attaccati al muro, non ha proprio nulla. Gli asettici arredi bianchi e la disposizione dei cibi a metà tra il trito-rito dell'happy hour e una festa di matrimonio non invitano né alla meditazione né alla convivialità; non c'è traccia di carta stampata da consultazione, giornali o libri, da nessuna parte, nessuna idea di quel calore e di quella cosiness indispensabili per creare un'atmosfera da lettura (come si fa a leggere a proprio agio con il derrière poggiato in precario equilibrio su un sedile di tamburato laccato bianco?). È senz'altro assai gradevole la vetrata che corre lungo tutto lo spazio, ma da qui a chiamare caffè letterario un luogo che di fatto replica una certa idea di glamour à la milanaise ce ne corre davvero. Un'altra occasione sprecata, un altro arredatore pagato per un risultato talmente asettico che quel bianco ospedaliero e igienizzante ha indotto la signora della terza fotografia dall'alto a pensare di potere infliggere agli astanti l'imbarazzante scena del suo allattamento.
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