Da “italiano nel mondo”, credo sia doveroso rendere omaggio a Mirko Tremaglia, scomparso oggi. L’articolo che lo ricorda è tratto dal sito di Futuro e Libertà.
Addio a Mirko Tremaglia, il “ragazzo” che anticipò Fli
Poco più di un anno fa, quel 14 dicembre in cui la Camera votava la sfiducia a Berlusconi, telefonò subito ai “suoi” nonostante fosse malato: «È il mio ultimo desiderio. Venitemi a prendere e portatemi in barella alla Camera. Voglio sentire l’applauso mentre dico “no”». La voce di Mirko Tremaglia, al telefono, si sentiva appena. Ma ce la fece a votare contro Berlusconi. Oggi, invece, non ce l’ha fatta: si è spento poco prima delle 13 nella sua abitazione di Bergamo dove stava chiuso da mesi per la sua malattia. Aveva 85 anni, e quando aderì alla Repubblica di Salò era solo un diciassettenne. Eppure la grande passione politica di tutta una vita fu sempre la stessa, quella appunto che lo scorso anno gli fece chiamare i colleghi di Futuro e libertà per esprimere il suo desiderio: «Venitemi a prendere con un’ambulanza. È l’ultima cosa che chiedo alla politica. Voglio sentire quell’ultimo applauso dell’aula mentre voto contro Berlusconi».
Quel bergamasco che ha speso tutta la sua vita nella politica fu sempre in prima fila contro le discriminazioni degli immigrati, degli italiani che avevano lasciato la patria tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del secolo scorso, ma anche dei tanti stranieri che sono arrivati in Italia per vivere e lavorare in una loro “nuova” patria. «Vorrei essere ricordato – diceva di sè Tremaglia – come chi ha distribuito democrazia agli italiani nel mondo». Al suo nome è infatti legata la legge Tremaglia che consente il voto degli italiani all’estero. Per arrivare a questo obiettivo, Tremaglia ha condotta una lunghissima battaglia partita da lontano fino ad ottenere la modifica della Costituzione negli articoli 48 (istituzione della circoscrizione Estero), 56 e 57 (numero dei deputati e senatori eletti dai cittadini italiani all’estero). Sull’altro versante prese nettamente le distanze dal reato di clandestinità introdotto all’articolo 19 della legge 94/2009 del governo Berlusconi, definendolo “assurdo” e “un reato inventato” e chiedendone la cancellazione e l’avvio di una regolarizzazione e di una sanatoria. “Siamo tutti moralmente, oltre che politicamente, impegnati – spiegò – a salvaguardare gli stessi diritti che i nostri emigranti hanno ottenuto con tanti sacrifici”.
D’altronde, proprio l’ex missino Tremaglia – il quale, insieme al liberale Egidio Sterpa, sarà uno dei due soli ex ragazzi di salò a diventare ministro della Repubblica – nell’agosto del 2005, in qualità di titolare del dicastero per gli Italiani nel mondo, non esitò a rendere omaggio a Sacco e Vanzetti, i due anarchici italiani condannati ingiustamente a morte nel 1927 negli Stati Uniti per un omicidio che non avevano commesso. E così, dopo essere stati immortalati dalla celebre ballata di Joan Baez, la folksinger simbolo delle battaglie per i diritti civili e contro la pena di morte nell’America di Berkeley, Nicola and Bart (come venivano chiamati negli Usa i due martiri libertari) videro anche Tremaglia dalla loro parte: “Sacco e Vanzetti – disse – sono due di quegli italiani ‘senza scarpe’ che varcarono l’oceano in cerca di un futuro migliore ma subirono l’attacco disumano di quanti nel mondo hanno sfruttato il lavoro dei nostri connazionali”.
Nato a Bergamo il 17 novembre 1926, laureato in giurisprudenza, avvocato, segretario Generale del Ctim, già presidente della Commissione Esteri della Camera, era deputato dal lontano 1972, prima nel Msi, poi in An e adesso in Fli. Raccontò della sua adesione a 17 anni alla Rsi: “Ci presentammo subito volontari io e i miei due fratelli. Mia madre capì…”. Poi la guerra e la prigionia nel campo di concentramento americano di Coltano dove vennero rinchiusi anche Ezra Pound e Walter Chiari. Poi l’impegno nel Msi e nel Fuan. E’ stato uno dei più stretti collaboratori di Giorgio Almirante e poi è stato sempre al fianco di Gianfranco Fini. Nel 1968 istituisce i Comitati Tricolori per gli Italiani nel Mondo, allo scopo di difendere gli interessi in patria della diaspora italiana e guadagnarne il diritto di voto.
Il figlio Marzio, anche lui dirigente giovanile missino e del Fuan, consigliere comunale Msi a Bergamo e quindi apprezzato (anche dagli avversari della sinistra) assessore alla Cultura della regione Lombardia scomparve a soli 42 anni nel 2000: una ferita che colpì profondamente Tremaglia con una sofferenza che condizionò anche la sua malattia, il morbo di Parkinson. Oltre all’impegno sul fronte dell’integrazione degli italiani nel mondo e degli immigrati, Tremaglia fu sempre in prima fila nella lotta alla partitocrazia e alla corruzione. “Se uno scrivesse la storia dell’Italia contemporanea – scrisse una volta – dovrebbe prima di tutto leggersi i 124 volumi della Commissione parlamentare sulla P2. Lì c’è tutto il degrado d’Italia…”. Naturale, quindi, la sua ultima scelta di campo accanto a Gianfranco Fini e a una battaglia politica per la legalità e l’integrazione.
I funerali verranno celebrati Lunedì 2 Gennaio, a Bergamo, alle ore 11, nella chiesa di S.Bartolomeo, dopo che il feretro sarà stato esposto nel Municipio della città lombarda.