E’ morto ieri sera nella sua amatissima Parigi il regista francese Alain Resnais.
Il regista Alain Resnais (everitas.univmiami.net)
Aveva 91 anni. Il suo ultimo film, “Aimer, boir et chanter”, è stato apprezzato e premiato al Festival di Berlino soltanto due settimane fa, con un riconoscimento che sottolineava come l’opera da lui realizzata aprisse nuove prospettive al cinema contemporaneo. Durante la sua lunga carriera ha realizzato cortometraggi, documentari e lungometraggi. Tra i tanti: “Hiroshima mon amour” del 1959 e “L’anno scorso a Marienbad” del 1961.
Nato in Bretagna, a Vannes, nel 1922 e appartenente a una famiglia borghese, Resnais si appassiona di cinema fin da ragazzino. Realizza il suo primo cortometraggio a soli quattordici anni. Trasferitosi a Parigi, si iscrive ad una scuola che non porterà mai a termine. Imparerà tutto sul set. Dopo alcune esperienze da regista e montatore e la realizzazione di documentari artistici come “Van Gogh” e “Guernica”, che accosta le opere d’arte di Picasso all’orrore del bombardamento della cittadina basca, finalmente gira il suo primo vero film d’esordio.
Sull’onda della Nouvelle Vague, movimento cinematografico in cui per primi si riconosceranno Truffaut, Godard, Rivette e Rhohmer, Resnais filma infatti il suo primo capolavoro: “Hiroshima mon amour”. Il film, pacifista, narra un’intensa storia d’amore tra un’attrice francese e un architetto giapponese ed è ambientato in Giappone, paese che ha sofferto il bombardamento atomico. Viene riconosciuto innovativo per l’epoca soprattutto per l’uso dei flashback. Con “L’anno scorso a Marienbad” esplora invece un processo narrativo diverso e il film verrà premiato con il Leone d’oro a Venezia.
L’opera di Alain Resnais rimente in gioco i codici della narrazione cinematografica tradizionale. Il regista francese rifiuta il racconto basato sul semplice intrigo. Le costruzioni narrative da lui realizzate fanno incrociare diversi personaggi, percorsi temporali e realtà nello stesso luogo o addirittura in universi teatrali, di finzione. Indaga così i vari aspetti della condizione umana dei suoi personaggi.
(noumea.nc)
Impegnato politicamente, realizza nel 1974 “Stavisky, il grande truffatore”, rievocazione degli scandali politici e finanziari della Terza repubblica per mezzo della biografia di Alexandre Stavisky. “Providence”, suo unico film in inglese, lo girerà nel ’77, ritrovando il gusto della sperimentazione formale, attraverso una riflessione criptica sui rapporti tra autore e universo letterario. Anche in “Mio zio d’America” il regista riprende temi psicologici, esponendo le teorie del fisiologo Henri Laborit sui meccanismi di difesa del cervello. Nel 1982 con “La vita è un romanzo” Resnais sperimenterà ancora un altro modo di fare cinema, concentrandosi sulla messa in scena di complessi congegni narrativi e differenti generi cinematografici (commedia, film storico, musical, fantasy).
Riuscirà a creare anche un affiatato gruppo di attori con cui lavorare composto da Sabine Azéma (sua nuova compagna), Pierre Arditi, André Dussolier e Fanny Ardant. Lavorerà anche su melodrammi come “Melò” e “L’amour à mort”, ma si metterà alla prova anche con commedie. Utilizzerà il musical in “Parole, parole, parole” del ’97 e l’operetta in “Pas sur la bouche” ma nuovamente anche l’amato teatro in “Cuori” del 2006, commedia sconsolata sulla solitudine premiata a Venezia con un Leone d’argento.
“Gli amori folli”, trasposizione del romanzo “L’incident” di Christian Gailly è stato presentato a Cannes nel 2009 dove Alain Resnais, acclamato maestro e artista della Settima Arte, ha ricevuto un premio speciale alla carriera.