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Addio alain

Creato il 19 gennaio 2013 da Webnewsman @lenews1

Una parte rilevante ma spesso ignorata della cittadinanza di L’Aquila si è svegliata il 10 Gennaio scorso scioccata da una notizia che il giornale di riferimento del Capoluogo Abruzzese presentava come segue: “Un uomo di 41 anni, di origini senegalesi, è stato investito e ucciso ieri sera a Monticchio”.

Un dato fondamentale c’è: La comunità Camerunense di L’Aquila e la comunità Africana nel suo insieme sono profondamente addolorate dalla scomparsa di Tchonta Nguetmi Alain sopraggiunta il 9 Gennaio 2013. Una Giovane al volante di una Smart l’ha travolto e ucciso. Morto sul colpo?

Al dolore di aver perso un membro della comunità, i Camerunensi s’indignano per il modo in cui la faccenda è stata gestita e la notizia riportata. Il defunto non è Senegalese ma Camerunense. Non è perché si sentono tanto diversi o hanno un atteggiamento di esclusione nei confronti dei Senegalesi ma semplicemente sbagliare l’identità di una persona in certi casi può avere conseguenze riprovevoli. La salma di Alain è ancora in ospedale in attesa di una destinazione. Ora sappiamo che la famiglia lo vuole riportare in Camerun, a casa sua per godere eternamente della comunione con la sua terra. Si è rischiato per pura negligenza di affibbiare a i Senegalesi un regalo di cui non hanno bisogno e di destinare al Senegal un cittadino che ha casa sua altrove.


Nelle reazioni che hanno accompagnato la versione Online dell’articolo incriminato si poteva leggere “Alain non è Mai stato Senegalese. La Comunità Camerunese è completamente sotto choc... Un Lutto di troppo e Informazioni poco serie… È inspiegabile che la Polizia abbia lasciato trascorrere tutta la notte prima di informarci. Dalle 20.45 di ieri sera è passato troppo tempo. 
Sarebbe interessante incontrare la ragazza che ha tolto la Vita a una persona mite e mai al centro dell’attenzione... Siamo addoloratissimi e abbiamo bisogno di aiuto urgente per riportare la salma in Camerun…” Piuttosto che un’accusa reazioni di questo tipo hanno voluto essere un appello ad ogni anima sensibile e soprattutto alla cittadinanza Aquilana spesso capace di grande solidarietà come si è visto in occasione del terremoto del 2009.

Non per questo l’amarezza per la delusione di tutto l’accaduto si è dissipata facilmente. La famiglia sente di aver subito una grave ingiustizia… Oltre al danno la beffa: “Vogliamo Spiegazioni... Tanto abbiamo subito in quella città e ogni volta puntualmente porgiamo l'altra guancia…” È assurdo come in Italia trattandosi di casi in cui sono coinvolti persone nere spesso, si va a cercare davvero il lurido riuscendo anche a offendere la memoria di persone che tutti ricordano diversamente… Le insinuazioni si sprecano e ciò non fa onore a chi lavora per la verità: “Qui siamo davanti ad un’esagerazione irreparabile e il minimo che possiamo chiedere è che giustizia sia fatta... Alain non beveva neanche bibite gassate... esigiamo spiegazioni… Che strazio! Non doveva succedere! ” Continuano i familiari…

Tornando all’accaduto, un’amica riferisce di esserci passata rientrando a casa. Sperava non si fosse fatto male nessuno ma tra vigili e polizia non aveva un buon presentimento. Viene chiamata in causa L’illuminazione… “Che disgrazia! Non si vede niente in quel tratto”. Poi conclude: “Un abbraccio alla sua famiglia. È una morte che potrebbe toccare a tutti noi. Io mi sento colpita. Tutti noi lontani dalle nostre origini potremmo morire per caso, così e potremmo non essere identificati... Che cosa possiamo fare concretamente? Scrivere una lettera ai giornali, per sottolineare ai giornalisti e alla polizia l'importanza di scrivere e dare informazioni vicini alla realtà dei fatti?”

Un altro Aquilano, un amico della comunità provata si sfoga: “Il giornale parla di una grave imprudenza della giovane... Su ciò non mi pronuncio non essendo un testimone ne avendo voce in capitolo ma una cosa posso confermarla: qui in città le cose vanno sempre peggio, giovani che bevono e che addirittura quando esco mi si rivolgono per avere un qualcosa di molto più pesante di una semplice "canna", le forze dell'ordine dovrebbero fare controlli a tappeto di quei due locali in centro dove gira più droga e alcool dell'intero Abruzzo, una cosa scandalosa... È così che L'Aquila doveva tornare a volare Aquilani miei??? Scordatevelo. Ripeto e sottolineo che questa mia sfuriata non è rivolta alla giovane 27enne ma è comunque un appello a tutti i ragazzi qui presenti... Siate prudenti e vogliatevi bene. Per il caro Alain sono tristissimo e davvero non so cosa dire, se servirà sarò a disposizione (anche economica) per rimpatriare la salma e aiutare la famiglia... Sono davvero senza parole. Devo molto al Camerun, un abbraccio a tutti.” Era tornato dal Camerun tre giorni prima, aveva conosciuto Il compianto Camerunense al supermarket e lo ricorda molto tranquillo e riservato... Come per portare acqua al suo mulino, mentre predisponevamo quest’articolo per la pubblicazione, è giunta la notizia di un duplice omicidio Proprio a L’Aquila

Si, Alain era talmente tranquillo da sembrare amorfe, inesistente... Mai offensivo, mai una parola fuori posto... Era un vero buono, e timidissimo. Un ragazzo talmente sulle sue che in dodici anni pochi (vicini compresi) lo conoscevano. Quella sera doveva trascorrere la notte dalla sorella ma si era affrettato tanto a tornare a casa perché doveva prendere le sue medicine...

Dal Camerun dove si trova da qualche mese, Françis il fratello di Alain che lo fece venire in Italia dodici anni fa è inconsolabile:

“Non si può morire cosi, per colpa di chi di sicuro non ha rispettato i limiti di velocità in centro. Che giustizia sia fatta e che sia punita la colpevole con pena severa. Mio fratello era Camerunense come lo poteva dimostrare i documenti in suo possesso. Non era né drogato né avvezzo all’alcool. Per travolgere una persona a poche centinaia di metri dal centro abitato in cui risiede, bisogna andare veloce oltre il concesso, velocissimo: infatti ‘L’impatto è stato violentissimo’ com’è stato riportato dalla stampa. Mi domando perché aver avvertito i famigliari solo l'indomani? Mi domando se un corpo altamente qualificato come la polizia stradale non poteva consultare il suo cellulare e chiamare l'ultima persona da lui chiamata. Mi domando se attraversare la strada o camminare sul ciglio della strada è un reato... Mi domando, mi domando... Ce l'avete tolto, lui cosi buono, tranquillo, riservato sempre sorridente... Ce l'avete tolto, Ce l'avete tolto, Ce l'avete tolto Pace alla sua anima.

I messaggi di cordoglio continuano ad arrivare dai i vari paesi del mondo, dove ha parenti amici e conoscenze. Riemerge in questi casi la frustrazione che genera la stigmatizzazione. Lo si legge nelle parole di un connazionale dello sfortunato che scrive da Roma “Il livello d’ignoranza che c’è in questo paese mi ha sempre stupito. Come fanno i poliziotti a non saper identificare un corpo correttamente? Senza dubbio avevano più fretta di trovargli una cittadinanza e la prima che gli è passata per la mente era quella buona tanto come si continua a pensare da queste parti un nero è un nero e per tanti ogni nero è senegalese giacché tutta L’Africa è un solo piccolo paese.”

“Una Smart deve proprio correre in maniera assassina o da suicidio per fare così tanti danni…. Uccidere una persona cosi robusta in un colpo fa solo pensare che la ragazza al volante andava ad alta velocità. Non ci sono parole per descrivere il vuoto che hai creato nelle nostre vite” Non si può morire cosi e inoltre le notizie non vanno dette a casaccio bisogna controllarle prima e penso che Alain avrà avuto i suoi documenti con se perché parlare di un Senegalese? Tutti gli Africani non sono Senegalesi… Che dispiacere!” Commenta un’altra Camerunense da Mosciano Sant’Angelo.

In definitiva, Il caso Tchonta Nguetmi Alain anche se non ha destato clamore a livello nazionale, per la piccola comunità Africana di L’Aquila e per converso per la città nel suo insieme è stato un incubo dal peso non indifferente. Il tempo non cancellerà il suo ricordo è certo ma si spera possa lenire il dolore della famiglia. Tuttavia gli interrogativi e i dubbi emersi meritano la considerazione che ci ha indotto a provare a evidenziare quest’alibi per riflettere sui limiti che ancora in Italia rendono difficile la convivenza intercomunitaria. È importante dare le notizie in maniera seria e professionale. Corpi di mestiere come Medici e Forze dell’Ordine se falliscono nel loro compito con una mancanza nell’osservazione della metodologia che rassicura il cittadino possono generare danni irreversibili. Servono tatto e delicatezza nel modo di gestire quanto meno pubblicamente le questioni afferenti alle identità ma nell’immediato a Alain e i suoi famigliari servono soldi per riportare la sua salma Dove ha casa: in Camerun… È possibile dare aiuto chiamando il 3891738771: Riposa In pace Alain!


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