di Fabrizio Luperto
Il 2 aprile, a Malaga, all'età di 82 anni è morto Jesus (Jess) Franco.
La domanda ancora per molti insoluta è la seguente: era uno stramaledetto genio o un inguaribile maniaco della macchina da presa?
Chi scrive, ovviamente non detiene la verità, ma senza ombra di dubbio possiamo affermare che ha lasciato la terra il regista più visionario, allucinato, folle, che l'Europa abbia mai avuto.
Con la passione dell'artigiano del cinema, che nel proprio lavoro si occupava praticamente di tutto, dalla sceneggiatura al montaggio, dalle musiche al doppiaggio, fino, ovviamente, alla regia, nonostante i budget ridicoli e con il nulla a disposizione sapeva creare atmosfere oniriche e coinvolgenti.
Jess Franco (molti gli pseudonimi che ha usato nella sua carriera) è stato censurato, osteggiato, criminalizzato per i suoi film all'epoca considerati scandalosi, ma che avevano la forza e l'originalità di turbare andando a pescare tra le fantasie più impronunciabili.
Erano gli anni '70, periodo in cui la miriade di sale cinematografiche garantivano visibilità a tutti e Jess Franco la faceva da padrone con le sue pellicole ardite e affascinanti, che riempivano le sale di serie B ( o di serie Z) di mezza Europa.
Attenzione però a non classificare il regista spagnolo come uno dei tanti amanti della regia che sfruttando il momento e con i denari di qualche produttore improvvisato, si lanciavano con i loro sogni di celluloide a raccogliere le briciole di un successo garantito da un industria all'epoca florida.
Non è così, Jesus a suo modo era bravo. Ghettizzato dal cinema di prima fascia (salvo poi essere premiato con il Goya alla carriera) deriso dai colleghi, tenuto d'occhio dalla dittatura, odiato dai vertici della chiesa spagnola, ma bravo, maledettamente bravo nell'immaginare e creare, molto più che nel dirigere e girare, dove l'abuso dello zoom, suo marchio di fabbrica, ha stordito spesso lo spettatore.
Diceva di lui il produttore H.A. Towers "Franco è una persona squisita, ma non l'avrebbero dovuto lasciarlo dirigere un film. Era un musicista jazz che un giorno ha scoperto l'esistenza dello zoom".
Jesus Franco è stato il maestro indiscusso dell' eurotrash exploitation, ha attraversato parecchi filoni e sottofiloni del cinema di genere, frullando, miscelando, contaminando, da vero "terrorista" del cinema, dando vita ad un genere non classificabile, il genere alla Jesus Franco, cinema sfacciato, sudaticcio, voyeurista, paradossale e contradditorio come la personalità del regista.
Padre dell'horror erotico, indiscusso Re del Woman in prison europeo, ha ispirato intere generazioni di registi con le sue inquadrature lisergiche e pop.
Sono oltre 150 i film girati da Franco (oltre 180 se si considerano auto remake, versioni insertate, film messi insieme con spezzoni di altri film) e sarebbe impresa titanica riepilogare nelle poche righe a disposizione la sua filmografia.
Ma è necessario, quasi indispensabile, soffermarsi su alcune pellicole, che meglio di altre, mettono in evidenza il suo modo di vedere e interpretare il cinema.
Un cinema dai ritmi forsennati (solo nel 1973 dirige undici film), e che i budget ridicoli gli permettono di mettere in scena le sue pellicole con una creatività ineguagliata.
La citazione di apertura spetta senza dubbio a Il conte Dracula (1970) con Christopher Lee e Klaus Kinski, pellicola in cui, forse come non mai, l'intelligenza e l'inventiva sopperiscono alla povertà dei mezzi e alle carenze tecniche.
Proseguiamo poi con lo stracult Vampyros lesbos (1971) storia di Dracula al femminile ambientata ad Istanbul, forse la pellicola più famosa di Franco, distribuita integralmente solo in Francia e Germania, massacrata dalla censura in Spagna e mai distribuita in Italia.
Un caldo corpo di femmina (1973) storia di una vampira (Lina Romay, la compagna di una vita di Jess Franco e protagonista di almeno 50 film del regista) che per sopravvivere si nutre di liquidi orgasmici di uomini e donne. Il film è una lunga sequela di scene dove la protagonista pratica sesso orale alle sue vittime portandole prima all'orgasmo e poi alla morte. Nessuna traccia di questo film in Italia, negli anni '80 arriva in commercio una versione in VHS notevolmente "ripulita" dal titolo Erotikiller.
Discorso particolare merita Le Viziose (noto anche con il titolo di Demoniac) girato nella doppia versione soft e hard, in cui il protagonista è lo stesso regista nei panni di un prete paranoico che assiste ad un' orgia organizzata da ricchi annoiati che provvede ad ammazzare ferocemente per salvarli e purificarli. La versione soft del film è stata nuovamente insertata nel 1979, (evidente la differenza di età di Franco tra le sequenze vecchie e quelle nuove) e messo in commercio con il titolo Le sadique de Notre Dame.
Indimenticabile anche il periodo del Woman in Prison del regista iberico, le cui pellicole fanno sembrare i prodotti americani di questo filone roba da minorenni; oltre a 99 donne (1969) con protagoniste le italiane Rosalba Neri e Luciana Paluzzi e Violenze erotiche in un carcere femminile (1972), che nella purgatissima versione spagnola ha necessitato di una voce fuori campo per renderlo comprensibile; va sicuramente ricordato Penitenziario femminile per reati sessuali (1975) prodotto da Erwin Dietrich che incredibilmente si piazza in testa al box office tedesco incassando cifre impensabili per un prodotto del genere.
Mentre gira questo film, l'ineffabile Franco, sfruttando budget e cast messo a disposizione dal produttore tedesco, gira contemporaneamente quello che diventerà Una secondina di un carcere femminile, che venderà sottobanco in Italia spacciandolo per una sua produzione. La cosa incredibile e che nessuno degli attori si renderà conto di nulla...
Altro film che merita di essere ricordato è Greta la donna bestia (1977) con protagonista la mitica Djanne Thorne che in una memorabile sequenza utilizza il seno di Lina Romay come puntaspilli.
A partire dalla metà degli anni '90, i film di Franco vengono finanziati esclusivamente da suoi ammiratori e destinati esclusivamente all'home video.
Tra i suoi ultimi lavori va ricordato Snakewoman (2005), una specie di remake dell'inarrivabile Vampyros lesbos.
Un cinema, quello di Franco, che potrebbe sembrare estremo, feroce, pornografico, ma che in realtà era pervaso sempre da sottile ironia, guidato con mano leggera e dissacrante, come a voler prendersi gioco dei feroci censori che lo perseguivano in patria.
Addio Jesus, adorabile pazzoide, indiscusso maestro di un cinema che non c'è più.
Fabrizio Luperto
Magazine Cinema
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