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Addio Roma, hai vinto tu! Trasferirsi a Genova e viverla come una salvezza. Specie per i figli

Creato il 24 dicembre 2015 da Romafaschifo
Addio Roma, hai vinto tu! Trasferirsi a Genova e viverla come una salvezza. Specie per i figli

Caro Romafaschifo, 

ce l'ho fatta. Finalmente sono riuscito a portare via la mia famiglia da Roma. 
Ero tornato a Roma circa 9 anni fa dopo aver vissuto a Salerno (da bambino) a Genova (da studente) e poi a Ginevra. Ho sempre considerato Roma la mia città, Roma per me è casa mia. Anche la mia compagna mi seguì nel mio girovagare ed eravamo felicissimi di trasferirci nella Capitale d’Italia (nell’immaginario di chi Roma non la conosce, dovrebbe rappresentare il meglio che l’Italia può offrire). 
Il primo impatto fu scioccante innanzitutto per il prezzo degli appartamenti, tant’è che andammo a vivere in un quartiere dormitorio di periferia (Malafede), invenzione urbana di fine millennio realizzata da Caltagirone. Si, quelle palazzine costruite in serie tutte uguali... popolari ma “chic” (almeno per i prezzi). Tuttavia la scelta del quartiere si è rivelata una piacevole sorpresa, trovandosi in una zona tutto sommato isolata e non di passaggio ha sempre rappresentato un’oasi in cui rifugiarsi e lasciare tutto il resto all’esterno. 
Ovviamente abbiamo fatto nostre le battaglie quotidiane con l’automobile nel traffico, con la mancanza di mezzi pubblici (vedi Roma-Lido), con lo sporco e la sciatteria man mano crescente, con la strafottenza, l’arroganza, il menfreghismo di tutti. Ricordo che sempre di più giustificavo tutto quello che avevo intorno con il classico frasario del romano medio: ma c’è il colosseo, abbiamo portato la civiltà nel mondo, se non ti piace te ne poi annà.
Poi succede che ti nascono i figli e il modo in cui guardi le cose cambia. Vuoi qualcosa di meglio non per te, ma per loro. Apri gli occhi e inizi a renderti conto che la cosa più assurda che ti fa Roma è stata l’abitudine al brutto.
Per lavoro sono sempre in giro per l’Italia (a volte in Europa) e iniziavo a meravigliarmi di una metro pulita, di bidoni della spazzatura svuotati ogni notte, dei controlli delle forze dell’ordine. Mi meravigliavo della normalità.
Ora per fortuna sono riuscito a portare via tutta la famiglia da Roma. Siamo al nord, a Genova. Non è il paradiso terrestre, è una città normale e questo mi basta. Ho portato con me anche mia madre che, trasferitasi a Roma dopo la nascita delle mie figlie da Salerno, non ha mai digerito lo shock di trovarsi in una città caduta cosi in basso. Lei che ricordava Roma come la città piu bella del mondo, avendoci vissuto circa 40 anni fa, ha forse subito la delusione più cocente. Si è scontrata con la cultura da far-west che pervade le strade, il menefreghismo imperante, il coattismo diffuso a ogni strato sociale.

Oggi guardo indietro e traccio il bilancio di quest’anno (durissimo per me e la mia famiglia), il trasloco, il cambio delle scuole, nuovi amici per le mie bambine. Non so se sono più felice o più triste. Me ne sono andato e questo era il mio obiettivo. Roma ha vinto. Mi ha sopraffatto. 

È stato come un trapianto di cuore, non è il TUO cuore ma è l’unica cosa che puoi fare per salvarti. Nel mio petto non batte più il MIO cuore ma un altro che però mi consente di vivere. Il mio cuore, maltrattato, vilipeso, offeso era oramai inservibile. Trattenerlo nel petto (restare a Roma) avrebbe significato prolungare una lenta agonia. Ora col cuore nuovo si accendono anche nuove speranze, non per me ma per le mie figlie.
Luca

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