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Addis Abeba (Etiopia) / Raggiunto accordo per il petrolio tra i due Sudan

Creato il 06 agosto 2012 da Marianna06

Petrolio-Sud-Sudan1

 

In seno all’organo decisionale supremo dell’Unione Africana, ad Addis Abeba, grazie anche alla mediazione di Thabo Mbeki,ex-presidente del Sudafrica, si è faticosamente raggiunto l’accordo tra il Sudan di el- Bashir e il Sud-Sudan, lo stato  nato appena nel luglio 2011 da secessione, per l’utilizzo del petrolio presente in Sudan meridionale.

Se l’accordo, infatti, non fosse stato pienamente raggiunto, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva subito minacciato platealmente pesanti sanzioni.

Il documento, a dimostrazione che è tutto bene quel che finisce bene, riguarda le modalità di transito del greggio dal sud al nord e cioè il passaggio dal Sud-Sudan a Khartoum e l’entità dei pagamenti da effettuare alle autorità del nord per servirsi dei porti.

Come ben sappiamo il Sud-Sudan manca di infrastrutture e quindi non solo di oleodotti, per poter commerciare, in ogni caso, in proprio il suo greggio ma, soprattutto, come territorio è fortemente penalizzato dall’assenza di sbocchi al mare.

Gli Stati Uniti, nella persona del ministro degli Esteri, Hillary Clinton, si sono spesi tantissimo con ripetute visite in loco perché tra i due Paesi contendenti, e in sé  molto diversi (musulmani a nord, presenza cristiana consistente a sud da sempre), si raggiungesse l’intesa.

Come poi è stato.

Infatti, dopo la firma del documento, il presidente Usa, Obama, ha fatto pervenire immediatamente un suo messaggio di soddisfazione per l’auspicabile collaborazione tra  i due Paesi.

Collaborazione che potrebbe tradursi, non molto in là nel tempo, in  uno sviluppo concreto e reale per tutti gli abitanti dell’intero Sudan, da nord a sud di questo immenso territorio nel cuore dell’Africa nera.

E senza più minacce di guerra.

Il problema che, a mio parere, resta aperto è  quello, comunque, che non basta un “pezzo di carta” a pacificare gli animi e fare tacere le armi, specie se gli interessi in ballo sono enormi.

Esistono nel Sudan meridionale gruppi di ribelli, che operano per la destabilizzazione e ne sanno qualcosa in particolare gli abitanti delle zone frontaliere nord-sud, costretti alla fuga.

La popolazione civile (fuori dai giochi di”palazzo”),quella che  a nord subisce il gettito di gravose quanto ingiustificate tasse da parte del governo di el Bashir e a sud ha in casa guerra e guerriglia con le inevitabili note conseguenze, sarà costretta, nonostante la buona volontà della diplomazia ufficiale, ad attendere ancora parecchio per poter ritornare ad  un’esistenza normale.

E poi perché quest’appoggio USA (in un certo senso) ad un el Bashir, ricercato da anni dal Tribunale internazionale de L’Aja per crimini contro l’umanità?

E’ soltanto una questione di pace auspicata?

Sento puzza di bruciato in relazione al “sottosopra” dell’economia mondiale e alla ricerca disperata di materie prime strategiche.

Anche da parte degli Stati Uniti.

 

   Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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