Addomesticare un leopardo Un testo di Fulvio G. dal suo libro LUPO BLACK

Creato il 27 febbraio 2014 da Yellowflate @yellowflate

Ho sempre sognato fin da ragazzo (sogni giovanili) di poter addomesticare, non domare o addestrare, uno di quei grossi felini tanto temuti; oggi mi accontenterei di addomesticare quel grosso gattone che è il ghepardo: sarebbe un’avventura con la A maiuscola. Certo chi mi conosce direbbe: “Alla tua età? sarebbe più idoneo accudire dei canarini, un pesciolino rosso, una tartaruga, ma fai attenzione che non ti scappino!

Forse non avrebbe tutti i torti.

Già da bambino nutrivo amore per gli animali; nell’orto giardino, parte dell’appartamento di Busalla dove allora vivevo, mio padre aveva realizzato un piccolo zoo domestico. Animali da corte: un pollaio con molte galline, una stia con più famiglie di conigli, un recinto con un capretto, le oche, le tartarughe e un barbone femmina di mezza taglia di nome Lola. Ebbe una cucciolata ma non ebbi modo di goderne la presenza; in ultimo una cocorita che pur se ben protetta fu presto preda di qualche gatto.

Di certo con gli occhi di oggi posso dire che tutti questi ospiti ci osservavano anche se io allora non ne ero cosciente. Tutti gli esseri viventi sono dediti all’osservazione anche le piante, solo l’uomo osserva ma non vede o fa finta di non vedere.

E’ banale ma se uno di voi entrasse in un pollaio a mani vuote tutte le galline quasi certamente si darebbero alla fuga, a nessuna piacerebbe finire in pentola, ma se portate con voi un involucro qualsiasi magari anche con del becchime quasi certamente la maggior parte vi verrebbe incontro: di certo non vi hanno letto nel pensiero ma semplicemente osservato.

Ciò avviene anche per i pesci; avevo un piccolo recipiente di plastica, i ragazzi non erano ancora cresciuti, lo avevamo attrezzato artigianalmente ad acquario e infine  dato a dimora a tre o quattro pesciolini tipo quelli tropicali.

Appena adattatisi si spingevano l’un l’altro per salire in superficie alla sola vista della bustina del loro nutrimento, addirittura si abituarono a mangiare al dito, ma se il dito scendeva verso la superficie dell’acqua in mancanza del rito della bustina, subito in fuga. Puro spirito di osservazione.

Cosa dire del ratto, del ragno o del serpente? Animali per molti aspetti repellenti e fonte di nostre fobie; se casualmente li incrociate con lo sguardo in un istante sono già sulle difensive; d’altronde la totalità degli animali ben sa che il predatore più pericoloso è l’uomo.

Infine cosa dire delle piante? Ci osservano indifese non possono sfuggire alla nostra predazione, ne difendersi, ma se le recidiamo dalla madre terra loro ci puniscono: non ci forniranno più quell’ossigeno che è alla base della vita.

Principalmente osservando, ma anche da fonti più che attendibili, ho memorizzato molte altre avventure che come protagonisti hanno visto gli animali: certe inverosimili se non ne fossi stato testimone, altre sconcertanti e molte commoventi, le cronache ne sono piene.

Tutti nella vita avrete avuto occasione di assistere alle più diverse espressioni della natura e tutti sicuramente potreste testimoniarle: io ci sto provando, coraggio! Anche voi avete il potere farlo.

Bruno Chiarlone


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