Qualcuno l’ha definito un catalogo – ma i cataloghi sono quelle cose che ti tirano dietro gratis, e tu non le vuoi neppure, mica quelle che vai in libreria a comprarle, pregando magari che non siano già esaurite – mentre Calasso, nell’introduzione, parla di libro anomalo, rivista, almanacco o dichiarazione programmatica, «un po’ tutte queste cose – e nessuna». Mancano enciclopedia e ipertesto e l’elenco delle definizioni approssimative per questo volumone da 1.776 grammi – certificati dalla mia bilancia da cucina molecolare, che notoriamente non può sbagliare di un grammo – è completo. Ma tanto, l’importante non è stabilire di che cosa si tratti, ma tuffarcisi dentro e godere, godere, godere finché se ne ha la forza.
Che cosa ci trovate? Stralci di recensioni, di lettere, di schede editoriali o giudizi, immagini e qualsiasi altro genere di materiale che serva a descrivere, raccontare, suggerire il senso dei migliori libri pubblicati, anno per anno anno, nei suoi 50 anni di vita da Adelphi. E presto non riuscirete più a capire se sono più belli e importanti i libri di cui si parla, cui si rende omaggio, o questi stralci scritti a loro volta da autori meravigliosi, menti brillanti, fini palati. Il risultato è una specie di acceleratore di particelle letterario, dove ogni cosa carica di senso un’altra e dove lo scontro produce un’energia che prende la forma di un incontenibile desiderio di leggere. Di leggere libri e autori ai quali non avevi mai pensato, di rileggere i grandi che hai amato, di leggere altri stralci di questo volumone che avevi pensato di sfogliare saltabeccando da una parte all’altra e che ti ritrovi invece a divorare dall’inizio alla fine, per poi lamentarti che è troppo corto. Davvero.
Adelphiana (1963-2013), AA. VV. (Adelphi, 784 pp, 35 €)
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