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Adesso ho capito: riflessioni su omosessualità e dintorni

Creato il 10 aprile 2013 da Abattoir

Adesso ho capito: riflessioni su omosessualità e dintorni

mercoledì 10 aprile 2013 di

racconto di Fabio Ceraulo

Ammiravo molto il loro rapporto. Era amicizia con la “A” maiuscola. Un po’ forse le invidiavo, dato che i miei migliori amici erano tutti lontano da Palermo, adesso. Vederle andare così d’amore e d’accordo era qualcosa che faceva stare bene.
Ma quel giorno la notizia che mi diede Adriana mi sorprese e mi spiazzò nello stesso tempo. Fu una telefonata brevissima al cellulare: “Giada è partita. È andata a lavorare fuori”.
“Ma come? Così, improvvisamente?”.
Il suo tono era triste, balbettante, depresso. Seguì silenzio.
“Ci vediamo?” – mi chiese lei. “Ok” – risposi – “Alle 21.30 al solito posto”.
Era il pub dove trascorrevamo, insieme ad altre persone, i nostri sabati o le domeniche. Attorno a una pizza, ad un waffel, a vedere la partita di serie A o a farci quattro risate per tutti gli stonati che si improvvisavano cantanti al karaoke.
Adriana era già lì. Era nervosa, si vedeva da lontano. Tamburellava le dita sul tavolo.
“Allora? Che è successo?”.
I suoi occhi castano chiari si riempirono di lacrime in una frazione di secondo.
Non avevo capito nulla.
“Giada se n’è andata via. Per sempre”. Esordì Adriana.
“Ma come ha fatto a trovare lavoro da un giorno all’altro?”.
“No. È andata via per colpa mia”.
Non avevo capito nulla.
“Avete litigato?”.
“Sì”.
“E per un litigio se n’è scappata in un’altra città?”.
Adriana mi fissò profondamente cercando qualcosa che non trovava.
Non avevo capito nulla.
Poi chinò il capo e disse: “Ci sono cose che voi non sapete. Cose che non sono mai venute fuori e potrebbero cambiare tutto”.
Ero tra il perplesso e il curioso. Le amicizie possono pure finire, così come tutto, in una vita. Quello che adesso mi pareva assurdo era il veder finire una bella amicizia in modo così anomalo.
“Adesso è giusto che anche tu lo sappia” – continuò Adriana – “A noi piacciono le donne…”.
Non so se per sdrammatizzare o per chissà quale altro motivo, dissi: “E allora? Pure a me piacciono le donne. Ma non vedo il nesso con la partenza di Giada!”.
Non avevo capito nulla.
“Non mi prendere in giro” disse Adriana.
“Non lo farei mai”.
“Io e Giada non eravamo solo amiche… Molto di più”.
“Ah…” iniziavo a capire.
Mi spostai indietro per trovare appoggio nella spalliera della sedia. Che però era uno sgabello e quindi rischiai di cadere come Fracchia.
Inghiottii e pensai di dover dire qualcosa. Ma cosa? Non mi ero mai accorto di niente.
Ma in fondo, di cosa avrei dovuto accorgermi?
Poi, vigliaccamente, mi alzai con la scusa di andare un attimo in bagno. Entrai nella toilette e iniziai a pensare cosa avrei potuto dire o fare per quella situazione.
L’avrei accettata? Era la prima volta che mi trovavo di fronte a quell’argomento così tabù.
Ricordavo le battutine e le derisioni che noi adolescenti eravamo soliti fare quando per strada incrociavamo uno che giudicavamo diverso da noi.
Adesso dovevo reagire e fare qualcosa. Mi concentrai e uscii dal bagno.
Tornai al tavolo e la trovai immersa in un boccale di birra. Ci guardammo, poi capii che dovevo per forza dirle ciò che pensavo. “Ti ha lasciato?”.
Chinò lo sguardo all’interno della birra come per osservare qualcosa. Annuì.
“E come ti senti?”. Di nuovo fecero capolino le lacrime su quegli occhi.
“Mi manca l’aria… Mi pare di morire”.
Non avevo bisogno di sentirmi dire altro. Capii quel giorno, seduto a quel tavolino, che i sentimenti sono sempre e comunque qualcosa di universale. E non vanno mai giudicati. Chi giudica sputa sentenze senza essere giudice. E nemmeno le persone vanno giudicate per i loro sentimenti o i loro personali gusti. Ci si sofferma a riflettere su queste cose senza avere cognizione in merito. In passato chi si soffermò a pensarci su aveva finito per fare da giudice e poi fu anche boia.
Si chiamò dapprima inquisizione, più avanti nazismo.
Io non volevo essere né giudice né inquisitore, né altro.
Era una cosa molto più semplice. Mi trovavo tra due persone che si volevano bene.
“Perché dicevi che potrebbe cambiare tutto?”, le chiesi.
“Ho già confidato la cosa, in passato, ad altra gente che consideravo amica. Adesso ride di me e mi ha tolto pure il saluto”.
Non potevo permettere di essere aggiunto all’elenco di quei giudici imbecilli. Non mi andava.
“Per me non cambia nulla”, le dissi.
Adesso avevo capito tutto…

Come consuetudine, da un po’ di tempo a questa parte, accompagno le parole di Fabio con delle personali riflessioni. E anche questa volta non mi tiro indietro. Ne ho parlato qualche anno fa in un post in cui riflettevo su quanto Antigone fosse una precorritrice del concetto di queer. Ho diversi amici omosessuali, alcuni dichiarati apertamente, altri me l’hanno confidato, altri preferiscono vivere nell’ombra di tutto e tutti per paura di venire giudicati. Altri ancora hanno lasciato la loro città per poter vivere una vita libera dall’occhio giudice dei loro familiari e dei loro amici. A volte a ragione, a volte a torto.

Di sicuro confidare le proprie preferenze sessuali non è facile quando esse non appartengono a quella che la società inserisce nel cassettino della “normalità“. Su questo non ci piove. Tuttavia io credo che per quanta paura si possa avere, se davvero ti fidi o ami una persona, dirle la verità su quello che sei non potrà fare altro che rafforzare il legame. All’inizio potrebbero non capire, è vero. Magari ci sarà bisogno di un po’ di tempo per metabolizzare la cosa. Ma una volta preso atto di un fatto che non è né buono né cattivo, ma semplicemente “è”, tutto sarà migliore. Di sicuro, in ogni caso non ci saranno più mezze verità, bugie e cambiamenti di discorsi bruschi su argomenti tabù. Penso che in questo modo si possa dare all’altro la possibilità di voler bene veramente, di conoscere, perché per quanto tu possa sforzarti di essere te stesso o te stessa, se ometti di avere una relazione gli impedisci di prendersi cura di te, di sostenerti e darti la sua spalla quando ne hai bisogno.

Perché è proprio come dice Fabio: l’amore è amore, in ogni caso. Punto e basta. Non è una questione di sessualità, religione e convenzioni sociali. Anzi, è proprio come la religione: è qualcosa di intimo e soggettivo. Puoi amare chiunque, che sia diverso o meno dal tuo sesso.

Certo, poi ti capita di leggere notizie come queste e ti cadono le braccia. Ma non tutti sono così. Per fortuna.

Tags: amore, lgbt, Omosessualità, pride, queer, Religione

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