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Adieu, Monsieur M

Creato il 11 febbraio 2014 da Scribacchina

Parlavo proprio settimana scorsa del mio piccolo mondo, quello in cui lavoro e in cui vivo – non ci si fa mai troppo caso, eppure si vive sempre (e si vive tanto) anche nel posto in cui si lavora.

Il mio piccolo mondo, sempre più fragile e antico…
Oggi lo è ancora di più: se n’è andato uno dei collaboratori più vecchi e preziosi, il signor M. Uno che aveva la passione per il bello, che riusciva a trasmetterti tutto il suo amore per la storia locale e i personaggi d’inizio secolo. Era l’ultimo erede di una dinastia di Signori come lui: fotografi, artisti, scrittori, ma soprattutto storici.
Tutti, dal primo all’ultimo, innamorati di quello che facevano.

Il signor M era uno di quei personaggi che non passano inosservati, quelli che se ti vedono per strada ti salutano da lontano, sbracciandosi perché il loro «buongiorno» non vada perduto.
Era incontenibile, eppure di una raffinatezza squisita.
Per dirla con un’immagine, era il punto dove s’incontrano istinto e ragione.

Quando entrava in redazione, la prima cosa che diceva era una battuta – più o meno spiritosa: aveva un senso dello humour molto british
Ricordo quando litigava (a modo suo) con una collaboratrice della sua età.
Ricordo quando mi passava vicino, guardava il monitor e commentava – in maniera sempre ironica – quello che stavo scrivendo.

Da qualche anno non si vedeva più dalle nostre parti. E non era per l’età, al contrario: era sempre in giro, ruotava come una trottola tra una ricerca e una conferenza.
Da noi non veniva più perché… e chi lo sa, perché non veniva più.
Forse era per via di quelle due/tre persone che da un lato si facevano vedere adoranti, dall’altro lo riempivano di insulti.
O forse perché, più semplicemente, considerava esaurita la sua collaborazione.

Oggi ho dato un’occhiata alla pagina-memoria fatta dal collega sul signor M.
Mi sono ritrovata a pensare che la sua foto avesse bisogno di un piccolo ritocco sui baffi: proprio sotto il naso c’era un piccolo punto bianco che gli rovinava il viso. Così ho aperto Photoshop, gli ho tolto la macchietta. E’ una sensazione stranissima sistemare la foto di qualcuno che conoscevi molto bene e che da un momento all’altro non c’è più.
Eppure, mentre cancellavo la macchietta, il signor M era sempre lì, nei miei ricordi, intento a scherzare sui coccodrilli che preparavamo per i personaggioni locali con un piede nella fossa.

Se la rideva della morte, lui.
Non ne aveva paura.
O forse era quello che voleva far credere agli altri.

Adieu, Monsieur M.
Non la dimenticherò.


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