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¡Adios, Hermano!

Creato il 27 aprile 2014 da Antoniopechiar @antoniopechiar

“Non si muore quando si deve, ma quando si può.” Cent’anni di solitudine. Così ci ha lasciati Gabriel García Márquez, il 17 aprile scorso. Per me è stato come dire addio ad un amico. Sì. Perché scrivere un libro è una delle più belle dimostrazioni di amicizia.

“Gli sembrava così bella, così seducente, così diversa dalla gente comune, che non capiva perché nessuno rimanesse frastornato come lui al rumore ritmico dei suoi tacchi sul selciato della via, né si sconvolgessero i cuori con l’aria dei sospiri dei suoi falpalà, né impazzissero tutti d’amore al vento della sua treccia, al volo delle sue mani, all’oro del suo ridere.” (da L’Amore al Tempo del Colera)

Questo era Márquez. Così amante della vita, della poesia, della semplicità.
Non vorrei che questo articolo diventi una lectio o un elogio funebre. Vorrei fosse un omaggio, un consiglio per coloro che non hanno mai letto nulla di quest’uomo realista e ironico, capace di un lirismo romantico; ma moderno e attuale. Innamoratevi.

“Lei gli domandò in quei giorni se era vero, come dicevano le canzoni, che l’amore poteva tutto. – È vero – le rispose lui – ma farai bene a non crederci.” (da Dell’amore e di altri demoni)

Non sono un uomo romantico. E amo Bukowski. Non so se mi capite. Ma il fascino di queste parole mi accarezza l’anima. Dunque mi immagino in riva al mare, sigaretta fra le dita, a parlare con una donna. E questa è una frase perfetta. C’è una vena di dolce malinconia, un soffuso profumo di nostalgia. Poi, immensa tenerezza.
Non è Neruda, con le sue odi. “Voglio fare con te / quello che la primavera fa con i ciliegi.” (Giochi tutti i giorni con la luce dell’universo) È immediato, seducente, sincero. Versi in prosa.
Vorrei concludere proponendovi una piccola intervista a Gabo; spero apprezziate le sue parole. Ricordate che anche la lettura è un atto d’amore.


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