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ADIOSU ed EPILOGO – Il saluto alla madre…

Creato il 17 marzo 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

141595di Daniela Manca. Quando si è giovani  non si pensa alla morte se non accidentalmente. Quando si invecchia il pensiero  della morte diventa costante, come una compagna discreta ma onnipresente, che ci  consiglia e spesso ci condiziona. Ma se si diventa molto molto vecchi, come me,  si può ancora cambiare disposizione rispetto a questa grande, estrema  esperienza.

Quando ho cessato di  essere giovane mi sono stancata di avere paura della morte; quando sono  diventata molto vecchia mi sono stancata di desiderare la morte, che si è  rivelata un evento tutt’altro che probabile, come avevo temuto in gioventù. Ora  me ne stò così: non ho timori o desideri, vivo alla giornata, mi gusto gli  scampoli di vita che mi restano.

In questo anticipo  di primavera, seduta a ridosso del muro, mi godo il tepore del sole. Mangio un  pezzo di pane, come farebbe un bambino ancora privo di denti: sbavandolo un poco  e rosicchiandolo con le gengive. Ho sempre rifiutato di farmi montare dei denti  posticci, così come ho sempre rinunciato a portare gli occhiali, piccoli  capricci che sono stati concessi alla mia vecchiaia così come, talvolta, si  concedono ai bambini.

Me ne stò in  compagnia dei miei pensieri quando sento la voce di Franceschino che chiama:  “Nonna, nonna.” Per un poco lo ignoro; il tono si fa preoccupato, continua a  chiamare, devo proprio rispondere.

“Ah! Sei qui allora,  mi hai fatto prendere uno spavento!”

“Figurati! Dove  credevi potessi essere andata?” Mi guarda imbarazzato e non risponde. “Credevi  fossi morta? Ih, almeno fosse!” Scherzo io, lui però ha paura davvero, lo  so.”

“E’ proprio vero  nonna che non hai paura di morire?”

“Davvero! Non ne ho  affatto. Cosa pensi che sia alla mia età? Anzi, ti dirò una cosa: secondo me  qualche volta ci vuole più fegato ad affrontare la vita che non la  morte.”

Franceschino mi  guarda e pensa, non molto convinto.

Gli dico: “Per  esempio, tu si che hai del coraggio a tuffarti dagli scogli, lì al mare, e  andare sott’acqua. Ogni volta che ci penso mi sento male; non lo farei neanche  se fosse questione di vita o di morte.”

Lui si illumina  tutto: ” Ma no, nonna! Guarda che è più facile di come pensi tu, te lo spiego:  vado sullo scoglio e mi preparo (perché lì un po’ di fifa si che mi viene), poi  faccio un passetto in avanti, come se ci fosse un piccolo ostacolo da superare,  e mi lascio cadere nel vuoto, però chiudo gli occhi fino a che non sento l’acqua  fredda che mi sommerge tutto. Quello è il momento più emozionante. Quando sono  sotto riapro gli occhi e posso osservare un po’ intorno, finché resisto, perché  sai, sott’acqua ci sono tante cose che da fuori non puoi immaginare; quando  proprio non ce la faccio più risalgo e torno  fuori.”

“Ecco! Bravo  francesco, è proprio così: secondo me la morte è proprio come hai descritto  tu.

CIAO MAMMA, A TI CONNOSCI IN SU CIELU.

Da “Antica giovane” di Daniela Manca.

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Nota – Risvegliandomi da sogni di antiche case sarde, in un’altra bigia giornata di festa dublinese, ho trovato un’e-mail… diversa… che a ripensarci i sogni hanno sempre un senso. Un abbraccio Daniela, a da conosce in su xelu dicevano tanto tempo fa alle pendici della montagna… o qualcosa del genere… che – dato che lo hai scritto anche tu - immagino valga anche adesso. Adesso che le antiche case sarde diventano sempre più rare, si vuotano lentamente, inesorabilmente, di ogni spirito speciale che le aveva abitate. E a noi resta soltanto il ricordo. Il dolore muto. E il silenzio.

Featured image – Antiche case sarde a Sadali, autore Matteo Tuveri, source Sardegna Digital Library.


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