Posted 17 ottobre 2013 in Kosovo, Minoranze, Slider with 0 Comments
di Lavdrim Lita
Leonarda Dibrani, 15 anni, stava tornando da una gita con la sua classe, quando la polizia francese è apparsa sull’autobus per prelevarla di fronte ai suoi amici adolescenti. Caricata su un’auto della polizia, la ragazza rom sentiva ancora le domande dei suoi amici. “Sono stata male, mi vergognavo di fronte ai miei compagni. Alcuni mi chiedevano: perché la polizia ti sta cercando? Chi hai ucciso? E io non ho capito più niente, non sapevo cosa dire, mi sono messa a piangere”, racconta Leonarda all’Associated Press.
Le autorità francesi hanno poi deportato la ragazza in Kosovo, perché la domanda di asilo dei suoi genitori era stata respinta dall’immigrazione francese. Leonarda frequentava il collège e partecipava a una gita scolastica a Sochaux organizzata dalla scuola media André Malraux e dal liceo Toussaint-Louverture di Pontarlier. Per questo, quando gli agenti della Paf (Police aux frontières, le guardie di confine) sono arrivati al domicilio della famiglia non l’hanno trovata.
Oggi questa ragazza rom di 15 anni si trova in un appartamento di due stanze a Mitrovica, nel nord del Kosovo, paese di origine di suo padre, ma anche città poco sicura per il conflitto tra serbi e albanesi. Leonarda parla perfettamente il francese e, secondo il sito di Euronews, né lei né i suoi fratelli conoscono una parola in albanese. Come può vivere una ragazza rom a Mitrovica dove permane l’odio etnico forse non e’ stato previsto.
La vicenda di Leonarda ha scatenato polemiche e sta spaccando la sinistra francese e rendendo ancora più fragile il governo e sta guadagnando ad ogni ora che passa più spazio nella società e sui media francesi. Il ministro dell’interno Manuel Valls, al centro delle critiche non solo per quest’operazione, ha aperto un’inchiesta amministrativa per verificarne la legalità. I primi risultati dovrebbero essere resi noti entro 48 ore.
Oltre a Valls, che da mesi predica fermezza su rom e migranti in generale, la scossa ha investito tutto il governo. Il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, è stato costretto a promettere che “se sono stati commessi errori, il provvedimento sarà annullato e la famiglia tornerà in Francia affinché il caso sia riesaminato”.
Tuttavia, in un rapporto di Amnesty International del 2010, si richiedeva ai paesi dell’Unione europea di sospendere il rimpatrio forzato dei rom e di altre minoranze etniche in Kosovo. Il rapporto descrive come rom e appartenenti ad altre minoranze, anche coi loro bambini, siano costretti con la forza a rientrare in Kosovo, spesso coi soli vestiti che indossano, verso un possibile futuro di discriminazione e violenza.
Una volta rientrate in Kosovo, poche ricevono assistenza e molte incontrano problemi nell’accesso all’istruzione, alle cure mediche, agli alloggi e ai servizi sociali. Sono pochissimi i rom in grado di trovare un lavoro e il livello di disoccupazione in questa comunità raggiunge il 97 per cento. All’interno del 15 per cento della popolazione kosovara che vive in condizioni di povertà estrema, i rom costituiscono il doppio degli altri gruppi etnici.
Foto: Stamfordadvocate.com
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