Adolescenti bruciati
La dolorosa storia di Antonio Tagliata e la sua ragazza ad Ancona che uccidono la madre e feriscono gravemente il padre di lei e prima, quella di Erika e Omar di Novi Ligure che uccisero la madre e il fratellino tentando poi di nascondersi dietro uno sgangherato racconto di una presunta aggressione da parte di ladri albanesi, pongono a noi tutti drammatici quesiti: cosa è successo nella testa di quegli adolescenti e, cosa può fare una famiglia che si accorge che il figlio sbaglia perdendosi in rapporti fusionali , nella droga, alcol o ogni altro tipo di dipendenza?
Sono domande angoscianti che ogni genitore che abbia figli adolescenti non può non porsi. Ogni genitore sa che suo figlio o figlia non sono immuni da quel pericolo. Nessuno può dire con certezza: a mio figlio non capiterà.
Bisogna anzitutto capire quali forze sono in gioco dentro e fuori di quel giovane e, qual è il ruolo dei genitori.
Un po’ di anni fa uscì un bel film che penso molti abbiano visto: “La vita di Pi“. Piacque sia al pubblico che alla critica eppure, o forse proprio per questo, “La vita di Pi” raccontava la storia di un adolescente che fa i conti con la sua onnipotenza, con la “tigre assassina” che è dentro di lui. Il film e la storia della lotta che permetterà a Pi di capire la tigre ma soprattutto chi è lui. Solo quando avrà imparato a riconoscere la tigre ma senza confondersi con essa, sarà diventato adulto.
Gli adolescenti e la famiglia
Ogni genitore deve capire o meglio sperimenta che gli adolescenti per diventare adulti devono rompere il guscio protettivo della famiglia. La famiglia è un guscio prezioso che gli ha permesso di crescere, ma come per i pulcini, se non vogliono morire, devono uscire e non possono uscire se non rompendo. E’ l’invitabile inizio di un dramma. I figli, fin che sono bambini vivono una situazione di fisiologica di onnipotenza dove gli argini e il contenimento al delirio è messo in atto dalla famiglia, poi dalla scuola o da istituzioni religiose o laiche supplenti: oratori, boys scouts etc. E’ la famiglia o lo istituzioni delegate che continuamente contengono l’onnipotenza del bambino frustandola. E’ una scena quotidiana vedere il bambino che gioca e poi, quando è il momento, il genitore interviene e dice: adesso basta, lavati le mani e vieni a tavola o, metti via tutto e fai i compiti. Quotidiane frustrazioni che aiutano il bambino a prendere contatto con la realtà.
Ma arriva la pubertà e poi l’adolescenza e il ragazzino deve uscire, rompere, “attraversare la grande acqua” come dicono I Ching . Gli adolescenti, liberati dalla struttura prorettrice avvertita come un po’ coercitiva della famiglia, vengono in contattato con le pulsioni che dentro di loro, libido e aggressività, la tigre, ed è una lotta mortale. E’ la vera prima lotta per la vita.
Gli adolescenti e la tigre
Gli adolescenti accarezzano i loro archetipi e sognano di sprofondarci dentro. Nulla appare più soave della droga, nulla è più eccitante dell’abbraccio fusionale di una ragazza che freme per te, nulla e più eroico di una corsa come folli, sferzanti di ogni pericolo “e guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire”, cantava Lucio Battisti nella canzone Emozioni. E’ la lotta con la tigre, è la lotta con la morte, è la lotta per crescere.
Mi si dirà che fortunatamente non per tutti è così drammatico. Si è vero, però chiediamoci se i nostri figli adolescenti che vivono ancora “sicuri” sotto il nostro tetto sono effettivamente sulla strada per diventare adulti o colludiamo con loro per una scelta che è quella di non nascere mai, destinati come scriveva Platone nel “mito della caverna” a vivere chiusi in una grotta conoscendo la realtà solo attraverso le immagini proiettate sulla parete.
Potenza del mito. Non solo descriveva la tentazione di non staccarsi dal cordone ombelicale ma anche la degenerazione a cui possiamo andare incontro se questo non avviene. A proposito della conoscenza attraverso le ombre, basti pensare come molti nostri adolescenti si annichiliscano vivendo la realtà su internet.
E allora che può fare il genitore? Diceva mia nonna: ” fare il genitore è’ il mestiere più difficile del mondo”. I figli sono tra le persone più importanti della nostra vita ma, sono in gioco forze archetipiche di una potenza enorme. Diceva Jay Giedd , psichiatra, che gli adolescenti hanno “ un’auto con un motore potentissimo ma non sanno guidarla”.
Sul tema della genitorialità e gli adolescenti scrive Massimo Ammaniti, psicoanalista, nel suo ultimo libro “La famiglia adolescente”;
- “ L’adolescenza appartiene ai figli, ma investe l’intera famiglia. È sempre stato così, ma oggi lo è in modo particolare e specifico. Lo abbiamo visto. I ruoli non sono più rigidi, prefissati, e a non sentirli così sono proprio coloro che li incarnano. Non esiste più una famiglia tipo, capita sempre più spesso che se ne abbia più di una, vivono insieme figli che provengono da famiglie differenti, e noi con loro assumiamo ruoli plurimi. È venuto meno – abbiamo contribuito attivamente a farlo venir meno – il sistema di valori che esisteva in passato e che ci attribuiva con forza il nostro ruolo. Senza modelli di riferimento a cui richiamarci, i genitori di oggi sono soli, sentono così liquido il proprio ruolo che cercano conforto e conferma dai figli, persino una legittimazione”.
E’ il ruolo di genitori che si esercita nel “fare rispettare le regole” lo strumento che abbiamo per permettere ai nostri figli adolescenti di crescere e non soccombere ai loro fantasmi, alla loro tigre
Vi racconto un piccolo fatto di vita quotidiana di un mio paziente:
- Giorgio è un uomo di 45 anni con una figlia di 17 e si lamenta “perché fa quello che vuole”. Un giorno mi racconta che la sera prima, tornato dal lavoro, la figlia Anna lo aspettava a casa per chiedergli di portarla subito prima di cena a casa del suo amico dove avrebbe dormito la notte. Mi spiega che gli accordi erano diversi e che comunque la madre aveva patteggiato con lei arrivando a proporre di mangiare tutti assieme e poi, dopo cena, il padre l’avrebbe portata. Anna chiaramente non accettava, voleva subito e lo dice al padre. Il padre sa che la madre aveva fatto una proposta ma sa anche che se vi aderisce, dovrà sopportarsi la reazione della figlia per tutta la cena. La porta subito.
Diceva un mio professore che stimavo molto che fare i genitori di adolescenti significa passare buona parte del proprio tempo a dire di no e a sopportarne la reazione.
Dico sempre ai miei pazienti quando me lo chiedono, concordate un orario per il rientro quado i vostri figli escono alla sera. Fatelo assieme a loro , ascoltateli e valute ma, una volta deciso l’orario , fatelo rispettare “con severità”. Certo la severità non passa attraverso lo scontro frontale, la forza, modalità che forse funzionavano nella mia generazione ma, trasmettendo che ciò che è in gioco non sono regole fredde ma, il rapporto. Il messaggio è: se non ci sono regole o non le rispettiamo non possiamo non solo amarci ma anche convivere. Senza regole l’amore non è possibile.
Però, dobbiamo essere credibili. Non è credibile chiedere ai nostri figli adolescenti di rispettare le regole e contemporaneamente vivere mandando il messaggio che è da furbi non farlo in questa società. Fare i genitori vuol dire aiutare i nostri figli a crescere ma nel contempo siamo continuamente spogliati da ogni sovrastruttura in un confronto che ci obbliga ad essere “veri”.
Aveva ragione mia nonna: fare i genitori è il mestiere più difficile ma, è anche il più bello.
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