Il 34% degli iscritti a Facebook ha meno di 24 anni. Si tratta cioè di adolescenti e giovani adulti. Per gli adolescenti, Facebook è un laboratorio sociale in cui sperimentarsi al di fuori dello sguardo degli adulti, genitori in primis, uno spazio privato che può essere loro d’aiuto nel costruire un’identità, cioè nel capire che persone sono e vorrebbero diventare.
Facebook è sicuro per gli adolescenti o c’è da preoccuparsi?
Questo non significa però che Facebook, Twitter e i social media in genere non possano creare zone d’ombra: preoccuparsi relativamente a essi non è del tutto infondato.
Facebook: né buono né cattivo per gli adolescenti
Una di queste zone d’ombra è legata a cosa si dice. Un adolescente può infatti correre il rischio di pubblicare foto “compromettenti” o post che contengono confidenze molto intime su di sé, dimenticando che a dare un’occhiata non sarà necessariamente solo una ristretta cerchia di amici intimi ma forse anche persone che potrebbero usare quelle informazioni contro di lui, ad esempio prendendolo in giro. Per effetto di un meccanismo di disinibizione, un adolescente può non soltanto dire online cose che nella vita reale non si sarebbe mai sognato di dire ma anche di comportarsi in modo diverso: è il caso del cyberbullismo, che è appunto il bullismo attuato tramite la tecnologia.
Altre questioni importanti sono il numero di ore trascorse su Facebook, a discapito di altre attività, lo studio in primis, e il dare l’amicizia ad adulti sconosciuti che è possibile si servano di Facebook per scopi sessuali.
Questo significa che Facebook è un luogo sicuro o insicuro in base all’uso che se ne fa: di per sé, Facebook non è né buono né cattivo ma richiede scelte responsabili.
Quello che i genitori possono fare
I genitori devono allora valutare la capacità che ha il figlio di compiere tali scelte ed essere pronti ad aiutarlo a riflettere sulle conseguenze che il suo comportamento online può avere anche offline, al di fuori della rete, su se stesso e sugli altri.
Nel rispetto del loro bisogno di rendersi autonomi e di avere uno spazio per se stessi e come del resto si farebbe in relazione a qualsiasi contesto della vita reale, gli adolescenti vanno aiutati a considerare:
- i contenuti (post, note, foto, etc.) pubblicati;
- i criteri di scelta rispetto alle amicizie;
- l’importanza delle loro relazioni sociali reali.
Preoccuparsi di installare software che vietino l’accesso a un sito è pressoché inutile: qualsiasi adolescente aggirerà l’ostacolo grazie a un amico più esperto. La supervisione dei genitori è insostituibile.
Lo strumento principe in mano ai genitori rimane allora la comunicazione, cioè parlare ai figli ma soprattutto ascoltarli, cercando innanzitutto di capire i motivi delle loro scelte. Senza dimenticare che non si è nati genitori e che tutti siamo stati adolescenti.
Qui puoi leggere la prima parte dell’articolo Adolescenti su Facebook: i genitori dovrebbero preoccuparsi?
Di questo e altro ancora si è parlato mercoledì 24 ottobre allo Studio Lazzari all’interno del seminario gratuito ”Essere genitori ai tempi di Facebook.” Lo Studio Lazzari è in piazza Cavalieri Caccia 10, Sant’Oreste (Roma).
Photo credit: ZoiDivision
Rosalia Giammetta, psicologa e psicoterapeuta, è responsabile dell’area prevenzione dei comportamenti a rischio in adolescenza per l’associazione PreSaM onlus. Nell’ambito dell’educazione alla salute e della peer education, ha condotto numerose attività di formazione e ha pubblicato il volume L’adolescenza come risorsa. Per saperne di più, visita la sua pagina personale e leggi gli altri articoli.
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