L’adolescenza è un periodo di “metamorfosi” del corpo, della personalità, delle idee e delle relazioni sociali. È alquanto dolorosa dal punto vista sentimentale ma anche morale poiché rappresenta una perdita, un distacco forzoso: la felicità creata dall’ingenuità della gioia senza confine.
In questa fase il giovane comincia ad incontrare problemi e quindi responsabilità dando vita a conflitti e situazioni di disagio a cui non sempre riesce a porre rimedio e il più delle volte neanche ad esprimere. Questa guerra interiore provoca stati di tensione che, nella maggior parte dei casi, ricadono sui genitori che agli occhi del ragazzo sembra che ostacolino la propria libertà, il suo esprimersi nella vita di tutti i giorni. In questo modo sono gli amici che diventano centrali nella sua scala sociale, ma sappiamo che essendo di poca esperienza nell’espressione di se stessi nel mondo quindi si va a cercare strade che sono più superficiali, meno intricate e sulle quali si ha più fiducia nel trovare felicità e gioia.
Creandosi questi gruppi ovviamente nessuno potrà trarne vantaggio e crescere in modo salutare, non si scopre ciò che il mondo propone e solo pochi con carattere più forte e determinato riesce sottrarsi a questo offensivo nulla. Possiamo vederlo nella vita di tutti i giorni e soprattutto sentirlo, ragazzi che insistono nell’apparire poiché non viene insegnato loro come “essere” per gli altri o contro gli altri, diventando manichini da spostare da una parte all’altra senza importanza di cosa essi possano rappresentare.