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Adrio vi vede

Creato il 23 aprile 2011 da Renzomazzetti
il baffo di Maya.

il baffo di Maya.

ARPAT di San Romano, chi rema contro? Riccardo Cardellicchio ripercorre la vicenda: ecco quali sarebbero state le riflessioni dei Comuni prima di discutere con l’assessore regionale. A chi giova che l’ARPAT di San Romano viva ridimensionata? La domanda non ha risposta sicura, per il momento. Certo, qualcosa di misterioso c’è. Vediamo. Sembra che siano tutti d’accordo nella riunione del 5 aprile, a Santa Croce sull’Arno, partecipanti i sei Comuni del Comprensorio del Cuoio, in preparazione dell’incontro in Regione con l’assessore Bramerini. Sembra dai due documenti: il promemoria e la nota sull’attività di prevenzione e telerilevamento nel comprensorio del cuoio, precisi fino allo scrupolo. Documenti ufficiali, da portare a Firenze. Il primo mette in risalto che il distretto conciario è definito area critica dal Piano regionale di azione ambientale fin dal 2007. Il che ha impegnato amministrazioni locali e associazioni imprenditoriali. Obiettivi: accordo di programma per la tutela delle acque, con la necessità primaria della valutazione dell’impatto sull’aria in relazione alla tutela della salute. Poi: certificazione EMAS di distretto, ottenuta pochi mesi fa (dicembre 2010). Infine: progetto (in corso) per la riduzione delle polveri fini e COV, legate alla riduzione dei consumi energetici. Finora la Regione ha approvato 48 domande di aziende conciarie, finalizzate al miglioramento ambientale. Tutto questo nell’ambito dell’attività di prevenzione primaria a tutela della salute. Non un obiettivo improvvisato, nato da poco. Ma idea sviluppata dagli anni ottanta, con gestione da parte del Centro di Prevenzione e Telerilevamento, che ha garantito d’arrivare a risultati importanti. Come se non bastasse, l’esigenza di un Centro forte, in grado di supportare e integrare l’attività dell’Asl, è evidenziata anche dai casi di leucemia riscontrati in alcune località. Conclusione: occorre riconoscere l’attività del Centro come obbligatoria. “Conseguentemente – si afferma – gli oneri, che derivano dalla presenza di un numero di operatori minimo (sei), come riconosciuto nell’accordo del 2006, dovranno fare carico alla Regione Toscana”. Inoltre: “Superata (riassegnando gli operatori) la fase transitoria d’emergenza, che è venuta a determinarsi per la carenza di personale, si dovranno mettere in atto le procedure per la trasformazione da Centro sovraprovinciale a Centro Regionale, così com’era previsto nell’accordo dell’ottobre 2006”. I contributi, fin qui erogati (circa 95mila euro l’anno), possono essere confermati a condizione che si realizzi quanto richiesto. Nella nota si fa la storia del Centro ARPAT. Nato nel 1996 sulle ceneri di quello esistente negli anni ottanta, nel 2004 raggiunge nove addetti a tempo pieno e uno a tempo parziale. Poi vengono ridotti a sette più il solito a tempo parziale. Nel 2005, altra riduzione. E rimangono in quattro fino al 28 marzo di quest’anno, quando la Direzione Generale taglia ancora. E sono rimasti, compreso il direttore, in tre. Sembra d’essere in un giallo di Agatha Christie. Possibile che non si tenga in considerazione l’importanza del Centro? La nota lo mette in risalto. Esempi. Svolge un’azione preventiva e tempestiva. Realizza un momento di controllo forte, in pratica, 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno. Questa presenza ha permesso di arrivare a risultati importanti. Contenimento e riduzione drastica delle maleodorante. Aumento della biodiversità. Riduzione delle emissioni di COV e Co2. Risparmio energetico. Miglioramento dell’ambiente di lavoro. Eccellenza nel controllo della qualità dell’aria. L’attività è stata sostenuta, economicamente, dai sei Comuni del comprensorio del cuoio, dalla Provincia di Pisa e dagli imprenditori. Dai 180mila euro degli anni novanta, per realizzare il Centro, ai 45mila per l’allestimento della sede, fino ai 30mila annui per il pagamento del personale e, dal 2004, per la manutenzione del mezzo mobile. E altre cifre ancora. Contributi costanti, non erogati per avere la riduzione dei controlli, ma per averli al meglio. Nel 2009, deve essere rinnovato l’accordo tra Provincia di Pisa, Comuni del comprensorio del cuoio e ARPAT. Prevede l’istituzione del Centro Regionale di Telerilevamento e Prevenzione, anche alla luce della modifica della normativa regionale. Ma non si arriva alla firma. E i Comuni, nella nota, denunciano il motivo: “Sono venute meno le garanzie sia sul riconoscimento come Centro Regionale sia sul mantenimento degli addetti necessari al funzionamento del Centro (la prova: si è passati dagli otto addetti iniziali ai tre attuali) sia, infine, sull’utilizzo dei contributi provenienti dalla zona da riutilizzare per la prevenzione da fare nella zona stessa”. Parole chiare. Ma qualcuno le ha rimesse in discussione, poche ore dopo, il 5 aprile. Per far firmare un accordo completamente diverso. I sussurri e le grida sono numerose. Vedrebbero protagonista, soprattutto, il sindaco di Santa Croce sull’Arno. Se fosse vero, dovrebbe dire apertamente perché. -Riccardo Cardellicchio: ARPAT di San Romano, chi rema contro?

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L’IDEALE

Il numero degli anni non determina

il superamento dell’Ideale.

E’ l’Ideale che scandisce anche il tempo

e il tempo è continuamente vecchio e superato.

-Renzo Mazzetti-


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