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Adro, lettera al Vescovo

Da Brunougolini
Caro Luciano Monari, Vescovo di Brescia, io ho vissuto la mia infanzia e adolescenza a Brescia. Me la ricordo serrata tra la Banca San Paolo, la Casa Editrice La Scuola, La Morcelliana, i Montini, i Bazoli. E i Cassa, i Baldo, i Castrezzati, i Capra. Un cattolicesimo vivo e spesso furente verso le ingiustizie. C'era un padre Bevilacqua che dalla chiesa della Pace tuonava la domenica dal pulpito contro "quelli che si attaccano alle mammelle della chiesa".
Ora sono lontano ma leggo cronache infami dalla mia città e dalla mia provincia. Come quella dei bimbi immigrati di Adro, nella splendida Franciacorta, privati della refezione per editto del sindaco leghista. Mi aspettavo di leggere un suo intervento, una sua invettiva, un grido d’indignazione in nome della carità cristiana, in nome di "Brixia fidelis fidei et iustitiae". Qualcosa che facesse scalpore. Magari una circolare a tutti i parroci bollando i persecutori di Adro. Rispondendo a quell'imprenditore che ha sovvenzionato la mensa proibita e ha detto: "Ma dove sono i miei compaesani, ma come è possibile che non capiscano quello che sta avvenendo? Vorrei sentire i miei preti urlare, scuotere l'animo della gente, dirci bene quali sono i valori, perché altrimenti penso che sono anche loro dentro il commercio”.
Esca dal silenzio caro Vescovo. Sono tempi ardui per la Chiesa, come sappiamo. Un gesto solenne su Adro potrebbe far rivivere, con altra luce, le parole del messaggio evangelico: "Lasciate che i pargoli vengano a me". Anche i pargoli di Adro.

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