Tramanda la vulgata sulla codardia di genere, che uomini irresoluti lascino in giro tracce evidenti dell’adulterio, inequivocabile rossetto sul colletto, sms compromettenti, estratti della carta di credito con memoria indelebile di hotel de charme o più rustici motel, per delegare alla moglie l’incarico oneroso di “licenziare” l’amante, magari cogliendo sul fatto il fedifrago in modo da accelerare la cerimonia dell’abbandono.
Fosse così cio sarebbe da pensare che la cosiddetta maggioranza silenziosa, ora pudicamente definita società civile, discreta e virtuosa a paragone di una becera e sgangherata classe dirigente, sia costituita da maschi dai 40 ai 50 anni, desiderosi di evasione ma incapaci di dare concretezza a velleità e sghiribizzi, come anche di liberarsi da vincoli gravosi. Sicché delegano a altri l’esecuzione delle loro recondite volontà e sommessi desiderata.
Appartiene a questa tipologia anche il partito un tempo antagonista oggi alleato in posizione subordinata, lo stesso che scelse di condurre campagne elettorali senza mai nominare l’”altro” in un processo di vigliacca rimozione del problema e soprattutto della sua impotenza a cancellarlo, lo stesso che non hai mai affrontato il conflitto di interesse, forse per poterne direttamente o indirettamente “usufruire”, lo stesso che ha trasformato la questione morale in irrisione del moralismo bacchettone in nome dello stato di necessità, per onorare larghe intese, lo stesso che ha favorito un innalzamento degli standard di tolleranza dell’illegalità per sciogliere nel magma della “pacificazione” i misfatti compiuti in casa sua, lo stesso che ha accettato la personalizzazione e la privatizzazione della politica e delle istituzioni, per promuovere la conservazione delle proprie rendite di posizione e legittimare l’alienazione dei beni comuni e dell’interesse generale.
Proprio come degli adulteri, anche quelli che si erano fatti incantare dai suoi giochi di prestigio e dai suoi proclami da imbonitore, che si erano innamorati delle sue promesse di una vita facile e licenziosa, hanno dato un silenzioso mandato ad altri di affrancare il popolo dal rischioso pagliaccio, aspettando una telefonata liberatoria da Berlino, la purificatrice spada della giustizia, le sbarre dorate degli arresti domiciliari, l’appartato esilio di una leggiadra e generosa grazia, un impossibile scatto di resipiscenza, la condanna della corruzione sotto forma di predica che matta all’indice il peccatore.
Adesso resta loro da sperare soltanto negli esiti ambigui della congiura, nella conta dopo i giorni dei lunghi coltelli, che quando si dice conta vanno anche calcolate le entrate incerte della formazione innovatrice, abituata a più pingui abitudini di vita e che dovrà affidarsi a rimborsi pubblici, legali certo ma non poi così legittimi, e a protezioni Celesti di origine incontrollata.
È davvero vergognoso che un popolo e chi lo rappresenta, indegnamente ma non dissimilmente, non sappiano liberarsi da sé..o forse non vogliano, preferendo indecisione a libero arbitrio, ubbidienza a indipendenza, delega a responsabilità. Forse che affrancarsi significhi ammettere di essersi fatti ridurre in servitù, forse che sopportare rappresenti una doverosa penitenza per elettori e adulteri, forse che dire basta sia un impegno troppo pesante da esercitare … e dire che bastava non votarlo e dire che basterà non votarli. E dire che a volte basta dire no.