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Intervista di Irene Gianeselli al musicista Luca D’Alberto: la musica tra respiro ed estasi

Creato il 26 giugno 2015 da Alessiamocci

Luca D’Alberto nasce a Teramo il 1983, è musicista e arrangiatore. I suoi strumenti sono la violectra a sei corde, la viola ed il violino ed è riconosciuto come “Violectra Official Player”, collabora con artisti internazionali quali Jean Luc Ponty e Nigel Kennedy.

Diplomato con Lode e Menzione Ministeriale, ha ricevuto molti certificati di eccellenza da artisti e agenzie internazionali del calibro di Zentropa (Lars Von Trier), “Pina Bausch” Tanztheater, Wim Wenders, Donata Wenders, Fernando Arrabal, Saskia Boddeke/Peter Greenaway, Manuel Huerga. Tra il 2009 e il 2011 ha pubblicato due album: “Apri gli occhi” con RNC / EMI Publishing e “PLAGIARISM” con la Sony/Bollettino. Molte le sue collaborazioni internazionali in veste di arragiatore delle canzoni, tra gli altri, di Astrid Young (Neil Young), Victor DeLorenzo (Violent Femmes) Mike Garson (David Bowie), The Electronic Conspiracy, Deep Purple. Come compositore e performer ha collaborato con la prestigiosa Tanztheater “Pina Bausch” nel “Pina40″ Festival e, in Italia, con Giorgio Albertazzi e Costanza Quatriglio.

Porta avanti un’intensa collaborazione professionale con Michele Placido in teatro e per il cinema. Insieme a Saskia Boddeke e Peter Greenaway ha preparato una prestigiosa installazione artistico-musicale che è attualmente in mostra presso il Museo Ebraico di Berlino. Luca D’Alberto ci racconta la sua intensa attività artistica ed il suo nuovo progetto audiovisivo “Estasi” con Ditta Miranda e Damiano Ottavio Bigi – ballerini del “Pina Bausch” Tanztheater – per la regia Ivan D’Antonio.

I.G.: Ti ringrazio della disponibilità. Musica, danza, arte performativa nello spazio metropolitano, nei pressi di un lago o in una stanza con drappi rossi. Ci racconti il progetto “Estasi”?

Luca D’Alberto: Il progetto “Estasi” è il progetto della mia vita nel quale ho provato a descrivere la mia emotività tramite la musica, un modo di sentire le “cose” e il mio modo di percepire le emozioni; è un omaggio all’aria, l’elemento più vicino all’inconsistenza della sensibilità. Inoltre vuole essere un tributo a Pina Bausch e al mondo orfano di questa Bellezza. “Estasi” si avvale della collaborazione dei ballerini Damiano Ottavio Bigi, Ditta Miranda del Tanztheater “Pina Bausch”, di Ivan D’Antonio che ha girato i video e dell’artista “dei veli” Daniel Wurtzel. Un’impresa davvero complessa ed un lavoro durato tre anni prima di arrivare a completarlo.

I.G.: La tua musica sembra essere scritta seguendo il ritmo di un respiro che nasconde e al contempo alimenta “altro”. Prevalgono i violini e le viole che sorreggono melodie minimaliste, con qualche incursione di elettronica. Come hai costruito il tuo stile e quanto influiscono gli anni della tua formazione su questo tuo recente lavoro?

Luca D’Alberto: Non riuscirei a spiegare il mio percorso, perché è stato un approccio molto accademico e molto libero ed istintivo allo stesso tempo. Sicuramente il “respiro” nella mia musica è importantissimo, è l’elemento dal quale non si può prescindere, il sentirsi nello spazio come anima ancor prima che carne. Ogni volta che sono con i miei archi per comporre cerco sempre di capire come toccarli perché l’intelligenza del tatto mi guida più di ogni altra cosa, solo dopo arrivano le note.

I.G.: Come racconteresti ad una persona che non può sentire, né vedere i primi tre capitoli di “Estasi” (Breathe -The Life After – Grace)?

Luca D’Alberto: Credo che siano le composizioni che più rappresentano il mio mondo: una immagine che ricorre spesso nella mia testa è la mano vicino ad un volto che sfiora ma non tocca, è l’attesa di una carezza, così descriverei la mia musica, in questo mio progetto. Spesso il mio modo di sentire è condiviso, capito e vissuto da tanti altri ed “Estasi” sta diventando come un piccolo pianeta dove ci si può trovare o ritrovare. Il regalo più bello che Breathe, The Life After e Grace mi hanno fatto è quello di avermi messo in contatto con tante persone di nazionalità, cultura e storia diverse. Ricevo messaggi in tante lingue differenti e sicuramente questo è quello che amo dell’Arte, quando si creano connessioni e scambi. Per esempio per me l’eredità più grande che Pina ha lasciato non è solo la sua Arte, ma le connessioni e le collaborazioni che Lei ha creato inconsapevolmente tra le persone.

I.G.: Come hai vissuto l’incontro con il grande Giorgio Albertazzi?

Luca D’Alberto: Abbiamo collaborato a teatro per riportare in vita Giacomo Puccini, sicuramente Albertazzi è un uomo di grande carisma e talento e sono felice di averlo incontrato artisticamente. In quello stesso periodo stavo componendo le musiche di scena per il “Re Lear” di Michele Placido, lo spettacolo teatrale a cui sono più legato, una bellissima esperienza.

I.G.:  E l’esperienza con il “Pina Bausch” Tanztheater nell’ambito del “Pina40” Festival?

Luca D’Alberto: Festeggiare i quarant’anni della compagnia e vedermi impegnato nella duplice veste di compositore e performer è stata una delle esperienze più importanti della mia vita. Si respirava una atmosfera bellissima dove tutti i danzatori cercavano di festeggiare e di ricordare Pina al meglio. Ero già a lavoro su Estasi quando ho assorbito quella atmosfera e credo che tutto questo emerga dalle note del mio progetto.

I.G.: Ci racconti il tuo lavoro – curato con Saskia Boddeke e Peter Greenaway – per l’installazione presso il Jewish Museum di Berlino?

Luca D’Alberto: Il tema della mostra è “Il sacrificio di Isacco”, la storia di Abramo che è disposto a obbedire al comando di Dio e sacrificare suo figlio; questo è uno dei passaggi più sconcertanti e significativi della Bibbia. Ancora oggi nelle tre religioni monoteiste il “sacrificio di Isacco” solleva domande che trovano risposta in modo diverso. Per me è una grande esperienza in quanto la musica è l’anima portante dell’installazione e accompagna i visitatori nelle quindici grandi stanze del museo ebraico di Berlino. Lavorare con Saskia Boddeke e Peter Greenaway è stato molto stimolante, perché sono due grandi artisti che prestano particolare attenzione all’aspetto musicale; negli anni l’attività di Boddeke/Greenaway è stata affiancata da grandi compositori e sono onorato che abbiano scelto la mia musica per questa importante e prestigiosa installazione. La mostra è visitabile fino al 13 settembre 2015.

I.G.: Certamente un appuntamento da non mancare! Cosa ha rappresentato per te il lavoro di composizione per la colonna sonora de “La scelta” di Michele Placido con cui hai una intensa collaborazione anche teatrale? Come hai affrontato la scrittura musicale per il cinema?

Luca D’Alberto: Collaboro da parecchi anni con Michele Placido e questo film è davvero simbolico ed importante per il percorso che ho condiviso con lui. Quando scrivo per cinema o teatro parto sempre dalle emozioni che il regista vuole sottolineare nel proprio lavoro, il passo successivo è la sceneggiatura, ma prima amo parlarne faccia a faccia e ascoltare l’energia del progetto che sta per nascere, dopo inizia il lavoro di composizione ma deve essere tutto molto naturale, nel mio caso non devo “cercare” ma fluire nei vari aspetti dalla melodia/armonia se serve, ma soprattutto nella scelta della timbrica.

I.G.: Quanto contano nelle tue composizioni e nelle tue scelte musicali le tue origini abruzzesi?

Luca D’Alberto: Me lo chiedo spesso soprattutto quando guardo il Gran Sasso, da casa mia posso ammirare la bellezza di questa montagna e sono sicuro che a livello inconscio ci sia nelle mie composizioni una energia che deriva dalla forte bellezza del paesaggio abruzzese.

I.G.: Progetti futuri?

Luca D’Alberto: Sto lavorando al mio secondo progetto solista dopo “Estasi” e ci saranno grandi ospiti ma è tutto ancora “top secret”. L’impegno prossimo sarà a luglio quando le mie musiche debutteranno al Festival dei Due Mondi di Spoleto con lo spettacolo teatrale “I duellanti” di Alessio Boni.

Written by Irene Gianeselli

Info

Sito Luca D’Alberto


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