Adulti iperattivi: “una nuova operazione di marketing farmaceutico”
Due giorni fa l’annuncio della creazione di una task force di psichiatri per gli adulti con deficit di attenzione. Poma, Giù le Mani dai Bambini: “Continuiamo a importare le peggiori mode diagnostiche dagli USA, ecco una nuova operazione di marketing: non hanno guadagnato con i bambini, ora tentano con gli adulti. Non stupisce che chi ha lanciato questa iniziativa sia da anni in rapporto finanziario con i produttori di psicofarmaci che questa sindrome dovrebbero curare”.
L’iperattività e il deficit di attenzione sono un mercato ghiottissimo per le multinazionali del pharma, che fatturano miliardi di dollari all’anno in tutto il mondo vendendo farmaci psicoattivi che non curano alcunché ma sedano solo i sintomi del disagio. L’Italia è il 5° mercato farmaceutico al mondo, ma nonostante imponenti e aggressive campagne internazionali di marketing, i grandi dei settore non hanno mai sfondato nel nostro paese con gli psicofarmaci per bambini distratti e troppo agitati. Per tentare di affermare questa presunta sindrome, non sono bastati convegni pagati dalle aziende, società di pubbliche relazioni, campagne di comunicazione tramite uffici stampa, e ricerche – inutili – per identificare il “gene dell’ADHD” (Sindrome da Iperattività e Deficit di Attenzione), mai trovato: “Ora ci provano con gli adulti”, denunciaLuca Poma, giornalista e portavoce di “Giù le Mani dai Bambini”, il più rappresentativo Comitato indipendente per la farmacovigilanza pediatrica in Italia (www.giulemanidaibambini.org), che da oltre 10 anni si batte contro le prescrizioni troppo disinvolte di psicofarmaci ai minori.
Da poche ore è stata infatti presentata – a margine di un convegno della SIP – Società Italiana di Psichiatria – una nuova “task force” psichiatrica dal nome altisonante: “Italian Board for Information and Study of Adult Adhd”, che nei desideri dei promotori dovrebbe facilitare la presa in carico degli adulti sofferenti di iperattività e non diagnosticati. “Noi ci occupiamo di vigilanza sull’ADHD nell’infanzia, ma è evidente che questo allarme è figlio di un’unica strategia di marketing. La lotteria a questo giro propone questi numeri: dal 3 al 4,5% degli italiani meriterebbero una diagnosi, ovvero ben 2 milioni di adulti. Una vera epidemia su scala nazionale, evidentemente sfuggita alla lente attenta della medicina e – si stupirà anche il Ministro della Sanità Beatrice Lorenzin – anche del Servizio Sanitario Nazionale. Più probabilmente – prosegue Poma – un’enorme bacino di business per chi produce psicofarmaci che dovrebbero curare questa presunta patologia”.
Ansia di sentirsi sotto pressione, problemi di concentrazione, facilità a distrarsi, sbadataggine, sarebbero tutti sintomi di una malattia non curata, che – secondo la SIP – porterebbero a tendenza al suicidio, rischio di incidenti, reati, boom di divorzi e anche uso di droghe. “Non siamo nuovi ad annunci sensazionalistici di questo genere – commenta Poma – è una strategia di comunicazione basata sulla paura: ogni qual volta si vuole ampliare la base di vendita di un farmaco si fa appello al timore di gravi danni derivanti dalla mancata diagnosi, per spingere i cittadini a recarsi dal medico o comunque ad accettare passivamente un ‘etichetta diagnostica’ che – 99 su 100 – ha come risultato la compilazione di una ricetta per l’acquisto di uno psicofarmaco“.
“I promotori di questa task force dovrebbero saperne qualcosa, d’altra parte, prosegue Poma: Emilio Sacchetti e Antonio Vita, che lavorano a strettissimo contatto, conoscono bene il mondo delle multinazionali farmaceutiche, e non stupisce che nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa a margine dell’evento arrivino addirittura a consigliarne uno preciso, l’atomoxetina, ovvero lo Strattera prodotto dalla Eli Lilly: negli anni, il Professor Sacchetti ha ricevuto finanziamenti per la ricerca, per congressi e per docenze sponsorizzate da Abbott Laboratories, AstraZeneca Pharmaceuticals, Bristol-Myers Squibb, GSK, InnovaFarma, Pfizer, Janssen Pharmaceutica, Wyeth, e – ovviamente – Eli Lilly”.
“Certamente vi sono difficoltà di comportamento che vanno prese in carico, ci mancherebbe - aggiunge Poma - ma l’iperattività come anche la disattenzione sono sintomi aspecifici presenti in oltre 300 patologie mediche: di qui a confezionare ad arte una ‘malattia’ come si cerca di fare da decenni ne corre. La polemica sulla mania ‘classificatoria’ dei disagi mentali tipica degli USA d’altra parte non è nuova, ma noi arriviamo sempre in ritardo: mentre in America discutono da tempo di disease mongering, l’invenzione a tavolino di malattie per vendere più farmaci, qui da noi questi ‘esperti’ lanciano l’allarme per una nuova presunta ‘epidemia’ nazionale.
Entrambi questi medici sostengono che questo tipo di diagnosi possono essere effettuata in maniera agevole, il che non è assolutamente vero, vista la quantità di polemiche in tutto il mondo su questa moda diagnostica e sull’approssimazione delle diagnosi, ed entrambi sponsorizzano le opzioni terapeutiche a disposizione, che prevedono quasi sempre l’uso di psicofarmaci, arrivando addirittura a qualificare la mancata diagnosi di questi problemi di comportamento come ‘negligenza medica’, quasi a paventare scenari minacciosi per chi tra i loro colleghi non voglia aderire alla prassi delle ‘diagnosi facili’. Gianburrasca adulti, attenzione – conclude Poma – siete a rischio, si, ma a causa dell’ “iperattività” di certi specialisti malati di‘bulimia diagnostica’.
In allegato le evidenze sui conflitti di interesse denunciati in questo comunicato
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