Affari internazionali: ma in che mani siamo! parola di berlusconi

Creato il 14 settembre 2014 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

Silvio Berlusconi è tornato a parlare al suo popolo e al Paese.
L’occasione è stata, la scorsa domenica, il meeting dei giovani di Forza Italia, convocato in terra di Puglia, a Giovinazzo.

Tra le questioni che ha affrontato nel corso del collegamento, ha destato interesse la presa di posizione, molto netta, sui temi di geopolitica.
In merito alla vicenda ucraina il leader del centrodestra, senza giri di parole, ha definito l’atteggiamento della Nato, degli Usa e dell’Unione europea”ridicolmente e irresponsabilmente sanzionatorio nei confronti della Federazione Russa, che non può non difendere i cittadini ucraini di origine russa che considera come fratelli”.

Si tratta di un attacco frontale a una politica insensata, condotta da un gruppo di nuovi governanti occidentali a cui Berlusconi contesta una carenza di leadership internazionale.
La dichiarazione del Cavaliere giunge in un momento particolarmente delicato dei rapporti tra l’Ovest e la federazione russa.

Il presidente Obama sta spendendo le sue già scarse energie per coinvolgere gli alleati europei in un’escalation nella prova di forza con Mosca.
E’ sul tappeto una proposta di potenziamento della presenza militare Nato nelle repubbliche baltiche e in Polonia, destinata a inasprire il confronto con la Russia, ma ancor più grave sarebbe il tentativo di spingere, oltre l’Ucraina, anche altre realtà satelliti, che orbitano nella sfera d’influenza di Mosca, a rischiare la carta dello sganciamento, in cambio della promessa di un ricollocamento strategico-economico all’interno del blocco occidentale.

Obama, in particolare, vorrebbe “correre in aiuto” delle due repubbliche, la Georgia e la Moldavia, che hanno un delicatissimo contenzioso territoriale con Mosca.
Meglio sarebbe dire che il presidente statunitense preferirebbe che fossero gli europei ad appiccare l’incendio anche all’area transcaucasica nella speranza che, alla fine, la Russia esca da questo braccio di ferro totalmente ridimensionata nelle sue presunte aspirazioni egemoniche.

Berlusconi, che era rimasto a guardare l’incartarsi della politica continentale sull’avventurismo strategico di Obama, ha compreso che la situazione stesse pericolosamente precipitando.
Il “cavaliere” è una vecchia volpe.
Lui conosce abbastanza le dinamiche geopolitiche da fiutare, nelle ultime mosse della Casa Bianca, un pericolo concreto per la sicurezza e per gli interessi del nostro Paese.

Ma i media italiani, che sono cresciuti a pane e antiberlusconismo, come al solito, hanno cercato di banalizzare l’intervento del leader di Forza Italia, derubricandolo a “marchetta” pagata a un vecchio amico, Vladimir Putin, in momentanea difficoltà.
Ovvio che la storia dell’amicizia è solo un aspetto di contorno.

La verità è che il “cavaliere” conosce perfettamente il potenziale di reazione di cui dispone la Russia.
E’ cosciente del fatto che una strategia d’accerchiamento avrebbe come inevitabile conseguenza una controffensiva ingaggiata direttamente nei nuovi teatri operativi.
Così, fine del dialogo e… fine dei giochi.
Il Cremlino non può lasciare uscire dalla propria sfera d’influenza realtà statuali che sono complementari al suo sistema produttivo e al suo assetto strategico.

Quindi, se l’amministrazione USA, attraverso la Nato e i suoi imbelli partner europei, volesse insistere sulle scelte annunciate, allora noi tutti dovremmo prepararci al peggio.
Questo è il timore condensato nella lapidaria asserzione “in che mani siamo”, pronunciata da Berlusconi.
Ma c’è dell’altro.

Probabilmente l’intervento contiene anche un messaggio in codice per Putin.
Insieme alla questione ucraina, Berlusconi ha fatto riferimento al trattamento indecente che la comunità occidentale ha riservato allo Stato d’Israele.
Lo ha detto come se le due cose si tenessero l’un l’altra.
Si intravede, dietro le parole del cavaliere, il dipanarsi di un sottile filo che lega due errori di valutazione che l’alleanza euro- americana starebbe commettendo: la Russia e Israele.

Da qui il segnale.
Putin dovrebbe essere molto accorto a non farsi mettere fuori gioco, nel quadrante mediorientale, vedendosi affibbiare “d’ufficio” dalla propaganda occidentale la veste di difensore degli integralisti, nemici d’Israele.
La chiave di volta per il futuro riequilibrio degli assetti geopolitici in Europa, è collocata nelle sabbie degli ex territori del mandato britannico, tra le sponde orientali del Mediterraneo e le pianure della Mesopotamia.

Allora, il Cremlino dovrebbe “aprire” alle ragioni d’Israele, magari con il supporto dei potenti Mig-31 da inviare in missione sui target delle basi terroriste in Siria, a ridosso delle alture del Golan.
Questa per Putin potrebbe essere la mossa vincente, la “mossa del cavallo” per mandare in crisi l’incerto e poco convinto fronte occidentale.

La vecchia volpe di Arcore non parla a vanvera.
Quindi se ha messo insieme, legandole a un solo filo logico Russia e Israele, qualche motivo deve pur esserci.
Possiamo dubitarne?

Cristofaro Sola



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