Prima di proseguire nella lettura scrivete per precauzione sulla lavagna questo postulato: “Qualunque cosa coli, o meglio, percoli dallo schermo televisivo è fatto per fregarci.”
Questo è il paese dove si crede che ciò che affabulano degli attori su un palcoscenico, specialmente comici e guitti, sia la realtà politica o peggio, la rappresentazione della nostra realtà fattuale.
Questo è il paese dove la televisione assolve a livello di massa il compito che hanno i professionisti del sesso: quello di illuderci di essere amati. Chi crede alla televisione è come quello che crede al miciobellobamboccione della mignotta.
E’ un inganno nel quale cade inconsapevolmente anche il cliente B. che, occupando il boudoir di una delle sue dipendenti per un pomeriggio intero, dimentica
il fatto che i suoi monologhi, i suoi deliri comunistigiudicitogherossepersecuzionegiudiziaria, le sue barzellette sconce e i suoi ricordi da vecchio rimbambito di solito li si sopporta solo se c’è la busta con dentro le carte da cinquecento all’uscita.
La signora di domenica scorsa era pagata ed ha ricevuto pure la gratifica adulazione pre-elettorale ma i telespettatori no e quindi prima o poi assisteremo al fenomeno dell’italiano che, appena gli compare il vecchio padrino sul 32″, vomita a getto il minestrone sul tappeto.
La televisione è un mostro che divora i suoi figli. Sopraesposizione mediatica, effetto rebound ed effetto boomerang saranno la nemesi del grande comunicatore, non preoccupatevi.
Ma non parliamo più di lui, dimentichiamolo. Torniamo agli affabulatori che ben più subdolamente spacciano l’oppio televisivo in grandi quantità come
Fabio Fazio e Roberto Saviano, ma soprattutto
Roberto Benigni.
Lunedì sera su Raiuno è andata in onda la reductio ad panem et circenses della Costituzione intitolata “La più bella del mondo” – si, proprio con questo titolo da concorso di miss. Un programma che ha fatto 12 milioni e rotti di telespettatori. Come la finale dei mondiali, Sanremo o l’ultima puntata della Piovra dove ammazzano Cattani. Sapete, uno di quegli eventi che non si possono non guardare.
Su
Twitter stamattina c’era da prendere le cinghiate a parlare male del grande momento di commozione cerebrale che ci aveva offerto Benigni. Tutti a dire che era ora che si parlasse di Costituzione in Tv, che meglio così che non parlarne affatto e via con il “qui una volta era tutta Costituzione.” Che poi il giorno dopo la Costituzione tornasse ad essere calpestava fregava niente a nessuno.
Come diceva il postulato dell’inizio? La televisione vuole fregarci, sempre. Lo fanno perfino Superquark, il
programma cazzuto d’inchiesta che, non te ne accorgi, ma magari ti rifila la sola e il salotto buono dei giornalisti martiri tornati dall’esilio che ogni settimana dicono di fare informazzzzione ma poi non sanno fare a meno del freak, dei wrestler e degli elementi decorativi acefali perché devono fare audience e senza quelli, ciccia.
Benigni, per tornare al protagonista dell’ultimo orgasmo televisivo plurimo e collettivo, è quello che, come ricorda oggi anche
Gianni Petrosillo, i lager li hanno liberati gli americani perché il carrarmato russo era troppo comunista.
Benigni, non essendoci più in giro dei Berlinguer da prendere in braccio, sceglie sempre più spesso testi ed argomenti a rischio zero ed incontestabili. Roba a prova di bomba e acchiappapplausi, con l’aggravante della paraculaggine.
La Divina Commedia: e chi avrebbe coraggio di contestare l’Alighieri, il sommo poeta? Mica parliamo di un Moccia qualsiasi. L’olocausto. Qui ci scappa l’Oscar, pur con le libertà storiche suddette. Ora la Costituzione. Forse nemmeno l’ultimo degli anarchici del Ponte della Ghisolfa avrebbe qualcosa da ridire. Insomma, a Benigni piace vincere facile. Lo dimostra l’aver rispolverato, per scaldare la platea, un repertorio di battute antiberlusconiane che è ormai vecchio quanto ciò che combatte. Un mezzuccio accalappiapiddini che svela ancora di più la strumentalità dell’intera operazione mediatica di ieri sera.
Insomma, se pensate che l’abbiano fatto per amore della Costituzione vi sbagliate. Hanno cercato di addormentarvi il nervo in previsione del discorso di fine anno di chi la Costituzione l’ha ampiamente e ripetutamente violata negli ultimi anni e continuerà a farlo perché nessuno glielo impedisce.
Benigni ci parli
del MES, del MUOS, di Taranto, delle carceri - ma con un po’ più di convinzione di ieri sera – e forse lo sentiremo meno paraculo e saremo meno severi con lui. Non è questione del cachet a sei zeri; è che, suvvia, ora che ci avete dormito su, pensate che era solo un attore che recitava una parte, secondo un copione. Ci ha messo passione. Grazie, come attore è bravo.
Del resto anche
Meryl Streep ha interpretato con passione e bravura
Margaret Thatcher ma non per questo diventiamo thatcheriani.
A proposito. Se mi date
6 milioni di euro vado in TV a dire quanto è bello, giusto e commovente il liberismo di Milton Friedman.