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Affetti di cacca (parte 1 di 3)

Da Blogatuasorella

La donna si leccava il dito mentre col taglierino depilava il suo avambraccio. L’odore proveniente dalla cucina non era quello di tutti i giorni. Quell’odore le fece ricordare il giorno in cui si sposò, bianco, riso e prete unico davanti a lei e Massimo. Un ragazzo conosciuto tre mesi prima in treno e al quale promise l’eterna fedeltà, finché morte non li avrebbe separati.

In realtà Massimo era un dromedario, la sua attività preferita era cercare di creare cerchi perfetti con lo zoccolo, che poi chissà se davvero il dromedario ha lo zoccolo. È che noi tendiamo ad immaginare le sue zampe come quelle di un cavallo, sarà per questo che Maria s’innamorò di lui: perché lo aveva scambiato per un cavallo. Perché alle volte l’idea che si ha di una cosa è più forte della realtà stessa.

Si accorse che qualcosa non tornava quando il prete disse: “Vuoi tu Massimo Dromedario prendere in sposa Maria come tua legittima sposa?”. Fu in quel momento che la donna capì.

Massimo, dal canto suo, ritenne di aver fatto un vero affare. D’altronde, nel suo paese, per un dromedario sposare un’umana era quanto di più nobile e fortunato potesse accadere. I genitori di Massimo – lui un batterista punk degli anni ’80, lei moglie del batterista punk degli anni ’80, che nel tempo libero dipingeva capricciosa margherite ogni quattro stagioni – sparirono quando scoprirono chi era davvero Maria.

Maria (e vi rendete conto da voi, quanto rivelare una notizia del genere sia pericoloso) era una spia di casa della Coccinella. Sapete bene che l’Organizzazione della Coccinella – sapete che non possiamo dirvi cosa sia l’Organizzazione della Coccinella – quindi non ve lo diciamo.

Maria, dicevamo, si leccava il dito mentre col taglierino depilava il suo avambraccio, e fin qui ci siamo, ma il problema vero è un altro: e ve lo diremo domani.

 

Gianandrea Liffami feat. Angelo Zaguori


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