Uno dei motivi principali per cui molti ragazzi, provenienti da tutto il mondo, decidono di trasferirsi per un periodo più o meno lungo a Berlino è il basso costo della vita e degli affitti. Messa a confronto con le altre capitali dell’Europa occidentale, quella tedesca è sicuramente la più conveniente: questo non è un caso, ma ha una precisa motivazione storica. Nel 1943 infatti la città ospitava circa 4 milioni e mezzo di abitanti, ed era stata progettata dall’architetto Albert Speer per accorgliene più di 5. Dopo i pesanti bombardamenti, i quali furono da preludio alla presa della città da parte dei sovietici, la popolazione di Berlino non superò mai i 3 milioni e mezzo di abitanti, mentre ad Ovest del muro si ricostruivano gli edifici distrutti durante la presa della città e ad Est venivano innalzati imponenti agglomerati di case popolari. Quando il muro cadde, nel 1989, si constatò immediatamente che c’erano molte più abitazioni rispetto a quanti ne servissero. Si parla di una città che poteva ospitare oltre 5 milioni di abitanti, in cui in effetti vivevano meno di 3 milioni e mezzo di persone.
Fino a pochi anni fa, questa situazione di abbondanza ha giustificato il basso costo degli affitti, che è la forma principale di mercato immobiliare a Berlino. Tuttavia, questa situazione potrebbe presto avere fine. Il grande flusso migratorio registrato negli ultimi anni, che ha portato zone della città precedentemente considerate periferiche ad essere densamente popolate da giovani, studenti ed artisti (un esempio su tutti: il quartiere multietnico di Neukölln), ha causato un calo vertiginoso degli appartamenti non affittati, il cui ammontare è, per la prima volta dopo 20 anni, sceso sotto la soglia di 17 000 unità. Secondo la Berliner Zeitung, la lega degli immobiliariosti ha avvertito il governo della città che, se non verranno presto costruite nuove abitazioni, questa cifra si potrà avvicinare velocemente allo 0. Ovviamente, queste dichiarazioni non vanno prese alla lettera nella loro tragicità: essendo il mercato immobiliare di Berlino in rapida ascesa, non stupisce che le agenzie del settore spargano la voce che la riserva di appartamenti sfitti stia finendo, invitando tacitamente i possibili acquirenti a muoversi velocemente, fornendo al tempo stesso una buona ragione per l’aumento del costo delle abitazioni.
In ogni caso, c’è un fondo di verità. Negli ultimi due anni, chi ha cercato un appartamento in affitto a Berlino ha avuto più difficoltà a trovarne uno a buon prezzo rispetto ai suoi predecessori, e con la scusa della facciata del palazzo rinnovata molti inquilini si sono trovati a dover affrontare un aumento ingiutificato dell’affitto, essendo quindi costretti a traslocare in zone della città più periferiche ed economiche. Non dimentichiamo inoltre che la protesta contro l’innalzamento degli affitti è stato uno degli slogan più condivisi della manifestazione del 1 Maggio scorso, ed è una tematica che è al centro del dibattito politico della città ormai da molti mesi. Se Berlino vuole effettivamente perseverare nella candidatura a nuova capitale culturale, economica e politica d’Europa, quello degli affitti è una delle questioni più delicate che dovrà risolvere. Se, da una parte, la ristrutturazione di certe zone della città sembra auspicabile, occorre impedire che gli efftti negativi della “centrificazione” rendano quella che è sempre stata una città popolare un paese per ricchi. Con questo termine infatti si intende la dinamica che vede dei cittadini benestanti acquistare edifici in zone abitate da inquilini poco abbienti, i quali poi vengono fatti traslocare a forza tramite l’innalzamento dell’affitto. Si tratta di una pratica odiosa quanto potenzialmente esplosiva, perchè chi viene cacciato da quella che è sempre stata la propria abitazione spesso non ha niente da perdere. E se si scherza col fuoco, capita che ci si scotti.