Affonda il Pd immobilista di Pizzetti e dei suoi cattolici subalterni alla Chiesa, chiusa e senza passione autentica

Creato il 26 agosto 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Anni di corteggiamento al mondo cattolico popolare e margheritino dovevano segnare una conquista solida dentro il partito. Una fortezza bianca nella cittadella rossa.. La trappola della poltrona di segretario cittadino ha una lunga storia e ora tiene inchiodato non si sa quanto goduriosamente Daniele Burgazzi, il cavaliere silenzioso ma non troppo proveniente dell’Azione cattolica ragazzi.

Scelta perdente. L’alternativa al centrodestra dei capi berlusconiani non si vede per nulla. Il Pd annaspa nella nebbia, dimentica totalmente la laicità, il cambiamento, propone piccole cose. Il museo diffuso. Carino, ma quasi irrilevante. Il Pd salva la sua impalcatura interna, la creatività però viene strozzata sul nascere dal bisogno di consenso cattolico. Prorompono i giovani, i neolaureati, i simpatici trascinatori di iniziative nuove adatte ai tempi di oggi? No, ancora no. Essere cattolici significa rinchiudersi in una camera a gas. I preti vicini alla politica imperano con straordinaria potenza rispetto agli uomini di sinistra. Il Cristianesimo di oggi parla di lotte politiche e dice solo no al cambiamento. Ma non importa: il Pd si alleerà con Udc e quel che resterà dell’ex Pdl per proporre un solido nulla ben programmato.

English: drawing for The New York Times (Photo credit: Wikipedia) La storia del riformismo cremonese è un disastro. La politica con le mani sporche per definizione ce l’ha già raccontata Jean-Paul Sartre

Poltrona cattolica quella di segretario cittadino, non si scappa. Difficilissimo ricostruire i movimenti interni, le dinamiche di potere in un partito composito, variegato, vivace ma alla fine perdente sul nascere come i Ds primi anni duemila. Dimissioni dell’assessore Massimo Terzi, fucilato (“Non recuperabile!” gridò il protagonista di Mani Sporche, tragedia politica di Jean-Paul Sartre: dopo un processo politico il responsabile si autodenuncia, troppo puro, e viene ammazzato all’istante: così vien da immaginare le dimissioni di Massimo Terzi, l’assessore architetto capace di elaborare un coerente progetto di città che il centrosinistra di Bodini non poteva giocare contro gli investimenti colossali che fecero costruire il centro commerciale Cremona Po), ed eliminato il buon assessore all’urbanistica, oggi libero pensatore e in forza nella commissione paesaggistica dell’amministrazione provinciale, ecco spuntare l’uomo di partito Daniele Soregaroli. Che potevano fare i Ds guidati allora dal segretario provinciale Pier Attilio Superti, oggi direttore regionale Anci? I Ds scelsero la praticità non l’ideale, il possibile, il praticabile, per usare una formula inelegante, banale, odiosa. Ma fu una delle amarezze che a poco poco portano via la vitalità di un partito, giorno per giorno. La vita che brilla di fuoco, di passione, di pensiero libero, di creatività, se ne va a poco a poco. L’ultimo grande progetto di città è quello di Massimo Terzi! Il resto è compromesso! E’ l’innovazione che latita paurosamente. Inutile attaccare l’uno o l’altro, cercare il solito capro espiatorio. I cattolici del Pd sono fedeli e ossequiosi ai preti di oggi, alla curia vescovile e ai piccoli risultati, alla conservazione, alla tenuta di possibile potere comunale e provinciale da riconquistare a prezzo però di sacrificare ogni idea nuova.

E’ la vecchia Cremona che va avanti, che non dà un grido, che affonda nell’assenza totale di idee del centrodestra perrino di oggi.

Il Pd non crea nulla, non lascia speranze ai cittadini, non produce alcuna alternativa culturale al centrodestra che generale solo appalti, lavori, affari, grazi anche al disinvolto uso comunale dell’Aem.

La politica è assai aspra, Sartre non a caso l’insegna. Sei puro? Muori. Non sei puro? Che cosa realizzi? Monti vuole solo che tu Pd, dica di sì. E’ la fine.

Ancora anni Duemila. Daniele Soregaroli, tutt’altro che architetto, diventa assessore dopo Terzi, facendo un passo avanti dalla presidenza della commissione ambiente. Andrea Virgilio, giovanissimo, era segretario cittadino di un partito allora tormentato da mille difficoltà. L’ala realistica del partito, amministrativa, pizzettiana (spiace usare termini che non possono essere ben rifiniti e precisi) cresce, cresce sempre più.

Pizzetti sconvolse il Pds nel ’98, non solo a Cremona ma nelle province vicine, con un patto dalla portata rivoluzionaria: accordo col senatore Marino-Vezzoni, prevedendo che chiunque governi proceda comunque con il programma delle infrastrutture. Terzo ponte, gronda nord, raddoppio della Paullese ecc. ecc. si parla anche di linee ferroviarie da raddoppiare. Il partito si ribella, Pizzetti deve fare marcia indietro. E’ il ’98, governa il centrosinistra ma a fatica. Pizzetti tenta una di far avanzare un riformismo possibile: sul piatto però ci sono solo infrastrutture anni ’50, quando l’economia americana e non solo in quegli anni è trascinata dalle nuove tecnologie. Cremona annaspa, non si dà una linea, insiste sulle strade, le autostrade, le grandi opere, le colate d’asfalto. Non funziona. Gronda nord? Mai. Cremona-Mantova? Un pezzo, anzi non si fa.

Prevale il pragmatismo ma arranca a fatica e non conclude nulla, se non l’Apic di Corada, la scatola che uccide la libera iniziativa, le proposte dei cittadini, e divora un’immensità di denaro. Dentro il partito il clima è quello: pragmatismo duro, riformismo possibile. Si vincono le elezioni, Forza Italia è spaccata, An non decolla dai forse 500 iscritti che contava il Msi. La Lega non passa ancora, ma il Pds la corteggia col piacentino Bersani (ministro all’economia) varie volte ospite a Cremona, al Cittanova, la rincorre, la tampona, la marca a uomo. Lotta dura dentro il partito, i cattolici e i riformisti non perdonano nulla. Virgilio cresce così, la scuola non fa sognare. Pier Luigi Rotelli, considerato troppo libero rispetto alla linea della giunta, cade dal ruolo di capogruppo di maggioranza.

Fuori dal partito? Peggio ancora!

Entrano giovani di incerta provenienza. Alessandro Corradi spinto nel Pd da un astuto sacerdote.

Così per non regalare i servizi sociali a Comunione e Liberazione si è fatto il compromesso con Amore. Il Pd non attacca Amore, che non ha tessera di partito. Corradi macina politiche giovanili e sociali, volontario della Nazareth ma chiuso nell’ufficio con il superprete che non si scopre, che manovra dietro le quinte. In consiglio comunale ci vanno le idee del prete, non quelle del Pd.

Incredibilmente, piovono giovani consiglieri che nel 2009 votano astenuto su via Protti. Complimenti. Poi Pizzetti farà dopo il 25 aprile di quest’anno un’interrogazione parlamentare su temi antifascisti ma non cambia nulla.

Virgilio è il cattolico non ciellino che si rafforza all’ombra di Luciano Pizzetti, già consigliere regionale e poi segretario regionale, oggi deputato, leader indiscusso. Ma è lui che da segretario regionale arriva a lanciare l’esca ai ciellini, parlando di germi di riformismo insisti nel principio di sussidiarietà, nuova parola d’ordine oggi del Pd, in ogni assemblea che si rispetti.

Il sindaco era Paolo Bodini, gran lavoratore carico di deleghe e pure primario ospedaliero dagli orari di lavoro “disumani”, si narrava, e il partito era meno esposto alla tempesta. La vittoria elettorale dà una certa tregua – non troppo – con La Provincia, che pure spara sulla pensilina, fa un’inchiesta che s’inceppa, finché lo stesso direttore Roberto Gelmini viene cacciato da un giorno all’altro e va a lavorare all’ufficio stampa di Albertini, ex presidente di Federmeccanica e ormai diventato sindaco di Milano.

Tre i quotidiani in città, compresi Cronaca e La Voce. Ne è rimasto uno.

Il Pd, rispetto ai Ds di allora, è dimagrito, si regge con maggior fatica, subisce poi il peso immenso del governo Monti.

Molti gli uomini di prestigio ancora attivi oggi, come gli ex parlamentari, ma il partito è ringiovanisce invecchiando.

Andrea Virgilio capogruppo in Provincia in attesa del grande salto in Comune. Ma è ancora il vecchio schema questo. Partito, commissioni, Provincia, Comune, Regione. Solito cursus honorum di tanti anni fa che non produce nulla se non stress dei giovani. Titta Magnoli che aspetta? Si scriveranno grandi interviste sul giornale La Provincia? I cittadini non se ne fanno nulla. Manca il lavoro, non mancano le chiacchierae.

Pizzetti a Roma è sottoposto a un lavoro politico logorante. Dov’è l’identità di prima? Dov’è il centrosinistra? Perché non si ammette l’errore, la sconfitta. Perdere è nobile. Ha perso Napoleone, tutti i grandi hanno perso. Gesù Cristo ha conosciuto croce, questi politici conoscono la pensione, qualche poltrona, qualche carica qua o là. Complimenti.

Debolezza dei vertici. Titta Magnoli, limpido e duro professionista, tesoriere regionale e segretario provinciale, non ha gli uomini per rilanciare il partito. Vuole o non vuole sbarazzare il campo? Si aspettano le primarie? Sarà tardi.

E sono entrati giovani consiglieri comunale di cui il partito non gestisce la regia. Alessandro Corradi? L’ufficio della Nazareth mostrava santini suoi prima delle elezioni del 2009, chi non li vedeva. Era di sinistra Corradi? In quanto cattolico non ciellino poteva ambire alla carica di segretario cittadino, in futuro. Chissà mai. Il posto sembra ereditario per quel profilo politico.

Tra Corradi e il patto di non belligeranza con Amore, l’aiuto dei cattolici non ciellini, si forma un gruppo di potere che nessuno ha votato e che continua imperterrito. I servizi sociali lavorano solo sugli affidi. Esplode una crisi economica spaventosa, da anni, ma l’unica scelta è affidare bambini a coppie di tutto rispetto. Favoloso.

Caritas? Cacciata ai margini. Progetto Sprar? Perso. Progetto regionale Global Art, per l’Expo 2015? Nessuna risposta.

Stagnazione totale. E ci si racconta di Pizzetti che spiega perché Crema non DEVE avere il tribunale.

Questo è l’avvenire?

Perché non riscoprire la bellezza di inventare qualcosa, invece di ripetere la vecchia solfa perdente degli ultimi 15 anni? Anni buttati via a parlare di moschea, non di immigrazione. Di voto cattolico, non di colloquio con le parti migliori, ambientaliste ad esempio, del mondo cattolico (il Pd se n’è accordo solo DOPO i referendum).

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