Nella provincia del Kandahar, nel sud dell’ Afghanistan, un soldato americano, si dice in preda ad un raptus di follia, ha ucciso 15 civili.
Per capire come certe cose possano accadere bisognerebbe vedersi il film di Kubrick Full Metal Jacket . Il film è una straordinaria prova di come la guerra generi abitudine ed assuefazione alla morte, disumanizzazione e perdita della propria identita’. I soldati vengono addestrati al culto della guerra e gli viene inculcato il Credo del fuciliere:
« Questo è il mio fucile. Ce ne sono tanti come lui, ma questo è il mio.
Il mio fucile è il mio migliore amico. È la mia vita. Devo dominarlo come domino la mia vita.
Il mio fucile, senza di me, è inutile. Senza il mio fucile, io sono inutile. Devo sparare bene con il mio fucile. Devo sparare meglio del mio nemico che tenta di uccidermi. Devo colpirlo prima che lui colpisca me. Lo farò…
Il mio fucile ed io sappiamo che quel che conta in questa guerra non sono le cartucce che spariamo, né il rumore degli spari, e tanto meno il fumo che facciamo. Sappiamo che sono i colpi a segno che contano. Colpiremo…
Il mio fucile è umano, come me, poiché è la mia vita. Pertanto, imparerò a conoscerlo come un fratello. Imparerò i suoi punti deboli, i suoi punti di forza, le sue parti, i suoi accessori, le sue tacche di mira e la sua canna. Lo proteggerò anche dalle intemperie e da ciò che potrebbe danneggiarlo, come farei con le mie gambe, le mie braccia, gli occhi ed il cuore. Terrò il mio fucile pulito ed in ordine. Diverremo una sola cosa. Lo diverremo…
Davanti a Dio, giuro su questo credo. Io ed il mio fucile siamo i difensori del mio paese. Siamo i dominatori del nemico. Siamo i salvatori della mia vita. E così sia, finché la vittoria sia dell’America, e non ci siano più nemici, ma pace. » (testo composto dal maggior generale Rupertus) Il discorso iniziale del sergente Hartman