Dall’Afghanistan, i carichi attraversano i ponti “naturali” che collegano quella parte lontana di Asia, passando per i Balcani dalla Turchia e Iran, favoriti dall’aspra morfologia che rende difficile l’intercettazione, sono alcune delle rotte del narco traffico per raggiugere i consumatori mondiali di eroina. Europa e Russia sono principali consumatori e l’Afghanistan rimane “leader di settore” nella coltivazione e lavorazione di Papavero da Oppio.
8 kg di papaveri da oppio per produrre 1 kg d’iniettabile o altre varianti di Eroina con un prezzo che varia a secondo della qualità, dalle 57$/Kg del economico Khata sino alle 5056 $/kg del White Powder 100%. Sono alcuni dati dello studio condotto dall’UNODC (United Nation Office for Drugs and Crime ) per l’anno 2012/2013. Le nazioni unite identificano le province a sud di Helmand, Kandahar e Farah come l’area maggiormente intensive per una produzione complessiva di tutta la regione che va dalle 3,200 tonnellate sino a 4,200 riuscendo a coprire l’80% del fabbisogno.
Non è stato sempre così. Un’inversione di tendenza fra la metà degli anni 90 e il 2000. La politica di lotta alla droga avviata dai Talebani attorno agli anni 90, allo scopo di ottenere il riconoscimento internazionale come governo, e, il seggio alle Nazioni Unite, emanano così una Fatwa contro chiunque avesse prodotto Oppio si avvia così a un processo di contenimento del fenomeno.
Il fotoreporter Alessio Tricani
Dopo l’11 settembre 2001 riprende il trend, tutto in salita, della produzione. Con l’avvio delle operazioni militari americane danno una una svolta ai piani degli Integralisti che necessitavano quindi di finanziamenti, il traffico di droga ne ha procura il 50% del reddito a tutt’oggi. Un andamento che ne ha provocato l’aumento costante dei prezzi specialmente nell’ultimo quinquennio.
L’Oppio è dieci volte più redditizia di altre colture in generale, circa 200 $ è il prezzo medio per 1 kg di Oppio contro gli 0.44 $/ kg per il grano. Prendendo come chiavi di lettura semplici paramenti economici, infatti, i programmi delle Nazioni Uniti, di eradicazione e la sostituzione con colture alternative ha dato risultati modesti questo perché l’Oppio è economico da coltivare, ha bisogno di poca acqua, ha un alto rendimento vista le caratteristiche biologiche, ma soprattutto, ha una domanda costante. Una coltura che consente in tutto di massimizzare la rendita del terreno.
Perché quindi è difficile gestire il problema ?
Le Nazioni Unite attribuiscono le cause dell’aumento delle piantagioni, non solo a logiche di mercato quale un raffronto fra costo/rendimento, ma si prendono in esame anche parametri microeconomici, quale l’aumento generale dei prezzi dei beni di prima necessità, dei trasporti, non che i livelli di sicurezza percepita in relazione alla criminalità o alla coercizione indotta dai miliziani Talebani, infatti, spesso questi ultimi obbligano i produttori a riconvertire la produzione. Solo nelle aree interessate da un prodotto di scarsa qualità unita a un’attenta politica di dissuasione invece, ha consentito l’ottenimento di aree libere da papavero, individuate nell’Afghanistan centrale, per un totale di 17 province che sono diventate “poppy free area “, quest’ultime, stando al documento dell’UNODC, non hanno subito variazioni significative.
Nelle zone nell’estremo nord-est dell’Afghanistan, contrariamente alle aree centrali, si prevedono aumenti di produzione, precisamente nella provincia di Badakhshan, Takhar, Nangarhar, dove si produce l’eroina migliore, identificata dalle autorità come “white powder cristal” 100% e 60% che arriva a sfiorare i 5000 dollari/ kg, in quest’area geografica sarebbe sconveniente per un produttore variare la produzione e incorrere in perdite economiche dovute al “rischio”, considerando poi che l’Oppio è un’ottima merce di scambio durante la stagione invernale o periodi di “crisi”, è consuetudine, infatti, da parte degli agricoltori di immagazzinarne una certa quantità.
Corruzione e finanziamento della milizia. Da uno studio condotto dal CESPI ( centro studi di politica internazionale ) s’indentifica come l’occidente abbia di fatto privilegiato la lotta contro il terrorismo e dato poca attenzione al fenomeno del narcotraffico, il quale rappresenta, la principale forma di sostentamento non solo delle milizie talebane e, che ne hanno aumentata la reattività, ma delle principali organizzazioni criminali, alimentato altresì dalla piaga della corruzione fra polizia e governati territoriali favoreggiati oltretutto da stretti legami familiari e tribali.
Insomma un bel nodo da sciogliere in vista del ridimensionamento della missione ISAF che avvera dal 2014 che porterà a una riduzione delle risorse in campo. I dati sono contrastanti, infatti, la dove in alcune province la presenza militare ha aiutato a raggiungere gli obiettivi di sradicamento, fino a 10.000 acri, in altre aree l’assioma presenza militare e riduzione delle piantagioni non è correlato del tutto, ma che abbia sicuramente contribuito a ridurre il fenomeno di coercizione da parte delle milizie talebane o, criminali in genere, verso i contadini. I piani di conversione delle colture, adottati dall’UN richiedono quindi un forte impegno a tutti i livelli della piramide, dal contadino, governato locale, istituzioni nazionali e internazionali.
Le interviste condotte dall’UN individuano altri fattori chiave a persuadere dal coltivare Papavero da Oppio che si rifà ai principi religiosi dettati dall’Islam, contribuendo cosi alla riduzione del fenomeno e intaccando “l’economia della droga”.
Un altro elemento è la percezione di sicurezza, non solo dovuta alla presenza militare internazionale, che ha lo scopo di contrastare le azioni dei miliziani talebani, ma anche politiche di lotta alla droga che non dovrebbero limitarsi allo sradicamento forzato che porta a un danno economico per l’ultimo anello della catena, piuttosto, alla cooperazione e sostegno di un reddito equo all’andamento generico dei prezzi e una lotta che parta all’origine del problema, in altre parole, dal consumatore finale.
Facile a dirsi. Quella dell’Oppio è una dipendenza dalla quale l’Afghanistan ne uscirà difficilmente e, se l’ISAF sta vincendo la guerra al terrorismo, quella alla droga è al momento persa.
Alessio Tricani
Fonte Foto:
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