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Afghanistan, niente avvocato per i cristiani

Da Larosadisaron
Afghanistan, niente avvocato per i cristianiVERONA - Il caso è emblematico, specchio della situazione dei cristiani in questo paese. Un cristiano accusato di blasfemia, che in Afghanistan è punibile con la pena di morte, non ha ancora potuto vedere il suo avvocato perché le autorità impediscono a quest'ultimo di vedere il suo cliente.


Il cristiano in questione si chiama Said Musa ed è rappresentato da un avvocato che lavora per un'organizzazione, la Advocates international, che difende i diritti dei cristiani in quel paese. «Se un uomo non può scegliere la propria fede e non è libero di cambiarla sotto l'attuale ordine costituzionale afghano, come può questo governo considerarsi moralmente migliore dei talebani?» ha dichiarato l’avvocato.Dopo continui rinvii, Musa è apparso da solo davanti al giudice il 27 novembre scorso, senza preavviso. Il giudice ha rinviato all'ufficio del procuratore il caso in quanto incompleto e lacunoso in termini di prove. Secondo la legge afghana, l'imputato ha il diritto di ricevere e leggere copia dell'imputazione a suo carico, eppure a Musa è stato fisicamente impedito di farlo. Inoltre, sempre per la legge del paese, chi sporge denuncia dovrebbe presentare una valida documentazione di accusa entro 15 giorni dall'incarcerazione, altrimenti l'accusato ha il diritto di essere rilasciato: in questo caso Musa è in carcere dal 31 maggio scorso, da sei mesi, e questa è una palese violazione della legge afghana. Ma l'islam è così radicato e radicale da queste parti da mettere in secondo piano le leggi nazionali: è di fatti una vergogna per la famiglia, il clan e la nazione un parente che lascia l'islam.Musa è stato letteralmente rapito dalle forze dell'ordine e per due mesi i familiari non hanno avuto notizie di lui; ci sono prove evidenti di abusi, pestaggi e privazione del sonno, ma grazie a un'azione diplomatica si è riusciti ad ottenere il suo trasferimento in un'altra struttura, dove invece è stato trattato meglio. Musa lavora da 15 anni per la Croce rossa internazionale, ha perduto una gamba mentre serviva nell'esercito afghano, è sposato e padre di 6 figli. 

 fonte: Porte aperte

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