Si può raccontare la lotta alla fame nel mondo attraverso un viaggio in bicicletta?
Daniele Scaglione, giovane giornalista free-lance, lo fa in un suo libro dal titolo appunto:"La bicicletta che salverà il mondo", edito dall'editrice Infinito-Roma e da pochissimo in libreria.
In questo agile diario di viaggio Daniele è riuscito, con scrittura accattivante, a raccontare al lettore tanto la battaglia dei pescatori senegalesi contro l'inquinamento del mare e dei fiumi quanto quella delle donne indiane in lotta per affermare la propria autonomia di persona anche in termini di autosufficienza economica ma, sopratutto, la gravità dei rischi legati al sostegno dell'utilizzo di massa dei biocarburanti e la minaccia incombente dei cambiamenti climatici in atto un po' dovunque in Africa e sul pianeta.
Ma chi è Daniele Scaglione?
Classe 1967,nato a Torino giusto un anno prima del "famoso" '68 in Francia, Italia e nel resto del mondo , é attualmente il responsabile per il campaigning di "ActionAid ", un'organizzazione non governativa, che lotta contro la povertà.
Ha una laurea in Fisica ma la sua "vocazione" o motivazione vitale è altro.
Viaggiare, conoscere, scrivere, denunciare, coinvolgere sopratutto coloro che sono rimasti nella loro comoda e accogliente casa, ignari di ciò che accade fuori dall'uscio.
Di libri di questo genere comunque Daniele Scaglione, ne ha scritti diversi, di cui voglio ricordare in particolare "Rwanda.Istruzioni per un genocidio",uscito lo scorso anno e sempre dalla stessa editrice romana.
Tornando invece alla sua ultima fatica, che merita tutta la nostra attenzione, nella prefazione al libro, scritta da Francesco Moser ,c'è una frase del corridore ciclista che dovrebbe farci riflettere e parecchio.
Scrive Moser, riferendosi alla tecnologia,sovrana indiscussa del nostro tempo, che ha reso persino le biciclette in uso per le gare ciclistiche o per il dilettantismo, oggi, sempre più leggere e sofisticate, degli autentici gioielli, come mai i trent'anni ,che hanno favorito così tanto in termini di confort l'umanità nel nord del mondo, quegli stessi non sono stati in grado poi di cancellare, allo stesso modo e definitivamente, la fame dalla faccia della terra?
Questo è un interrogativo serio, cui è facile e difficile, allo stesso tempo, dare risposta.
Proviamo anche noi ?
A lettura fatta però.
E dando un bel colpo di scopa, possibilmente, a tutti i nostri egoisti, sia quelli latenti che quelli manifesti.
I diritti d'autore del libro, è giusto sottolinearlo, sono ovviamente devoluti ad ActionAid.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)