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Africa occidentale e transito della droga/Tendenza in crescita/Fenomeno preoccupante

Creato il 23 aprile 2015 da Marianna06

 

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Il futuro del mercato della droga è l’Africa, il cui territorio sarà sempre più utilizzato per inviare cocaina dal Sudamerica verso l’Europa: lo ha detto Pierre Lapaque, rappresentante dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Undoc) in Africa, parlando da Panamá.

Intervenendo alla riunione annuale di un progetto finanziato dall’Unione Europea contro la criminalità organizzata in America Latina e in Africa, Lapaque ha elencato i fattori che contribuiscono ad aumentare il traffico di droga in Africa: i confini porosi, la mancanza di risorse umane e materiali per affrontare i gruppi criminali, la corruzione, istituzioni deboli e instabilità politica.

Già da circa dieci anni – ha ricordato – i paesi africani sono usati come piattaforma per trasportare la droga dal Sud America verso l’Europa. “Fino a 15 anni fa, questa cocaina viaggia con barche e aerei, ma direttamente verso l’Europa; da 10 anni i gruppi criminali hanno identificato l’Africa Occidentale (per il trasferimento verso l’Europa) perché è più facile per loro” ha detto Lapaque.

Secondo i dati dell’Undoc ogni anno fra le 35 e 40 tonnellate di cocaina transitano per l’Africa occidentale; di queste, 20-25 raggiungono l’Europa occidentale. Quantitativi elevati di droghe escono dal Brasile per raggiungere il Suriname e, da qui, la cosiddetta “autostrada del parallelo” fino a Mauritania, Senegal, Gambia, Guinea e Sierra Leone. Il rimanente resta nella regione per mantenere alti i prezzi in Europa e in Africa stessa.

Per i narcos, “il mercato in Africa occidentale è un mercato con un grande potenziale di sviluppo” a causa del gran numero di giovani e una popolazione di classe media in espansione, ha evidenziato inoltre Lapaque. Sono poi sempre più frequenti i sequestri di eroina in un’area, alla frontiera fra Mali e Senegal, dove sono aumentati i laboratori clandestini per la produzione di nuove droghe.

 

                            a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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