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Afterlife: i 21 grammi dell'anima

Da Mcnab75

Afterlife: i 21 grammi dell'anima

Oggi non si parla di un argomento leggero. Anzi, ci riallaccia alla news che ho postato ieri sera relativa a Hereafter, il prossimo film di Eastwood.

Sì, perché oggi parleremo della morte. O meglio di quel che viene dopo. O del nulla che c'è dopo, a seconda delle vostre credenze religiose e filosofiche.

Non so voi, ma questa domanda me la faccio spesso. Quando muore una persona che conosco. Quando non sto tanto bene. Quando sento notizie di morti assurde e improvvise, tipo i poveracci che vengono falciati dai pirati della strada. È evidente, almeno per me, che la paura non si focalizza sulla morte in sé, bensì sul grande salto che ci aspetta dopo aver tirato gli ultimi respiri.

Voglio dire: passiamo l'intera vita a dannarci per rincorrere sogni e ambizioni, per imporre il nostro punto di vista, per amare e per odiare. Tutto questo è davvero destinato a svanire nel momento in cui il cuore smette di sostenere il nostro organismo?

Qualcuno rimanda ogni interrogativo a momenti “più adeguati” (quando si invecchia, quando ci si ammala).

Altri si preparano tutta la vita per il momento in cui incontreranno la mietitrice.

Forse i più fortunati sono quelli che credono nella reincarnazione: “Ci sono più vite successive, finché non si diventa il Grande Tutto e non si respira più la vita”.

Cristiani, musulmani ed ebrei credono in una vita eterna di felicità in comunione con Dio, se durante l'esistenza terrena ci si è comportato secondo i dettami della religione. I cristiani credono anche che resusciteremo col nostro corpo, come accadde a Gesù Cristo.

In passato abbiamo spesso parlato delle esperienze post-mortem o di morte apparente. Esse ci darebbero la possibilità di dare un'occhiata oltre la soglia, per scoprire che qualcosa effettivamente esiste. Negli Stati Uniti si è formata un'organizzazione di medici che da anni raccoglie e cataloga tutte queste esperienze di morte apparente. Le testimonianze sono molto simili tra loro: dopo il manifestarsi della nostra anima in forma extracorporea si attraversa un tunnel, si va verso la luce, e spesso si incontrano i nostri cari già trapassati, oppure creature spesso identificate come angeli o spiriti divini.

L'obiezione principale dei materialisti è semplice, dichiarano che non esiste niente oltre al mondo fisico (fisico-chimico), il mondo che possiamo osservare con i sensi e misurare. Non mi pare un'annotazione da poco. Per contro si potrebbe pensare che la nostra scienza non è ancora sviluppata al punto da poter vedere e “misurare” l'anima.

Dal punto di vista cristiano, la “sponsorizzazione” di un'effettiva esistenza dopo la morte è il punto chiave del loro proselitismo. Non a caso la Bibbia è piena di citazioni riguardanti il Regno dei Cieli. E, giusto per insinuare il giusto rigore nel seguire il dogmatismo religioso, viene spesso citata anche l'esistenza eterna e infelice che attende chi finirà all'Inferno per aver peccato. Riassumendo ciò che cita il catechismo cattolico: “L’inferno, come il cielo, non è solo una condizione esistenziale, ma un luogo letterale e assai reale. È un posto in cui gli ingiusti sperimenteranno l’ira eterna e infinita di Dio. Essi sopporteranno un tormento emotivo, mentale e fisico, soffrendo consapevolmente vergogna, rimpianto e disprezzo.”

Il punto è che, tranne per quel che riguarda le presunte visioni di Santi, veggenti, profeti e predicatori, nessuno ha mai potuto dimostrare chiaramente l'esistenza di un mondo celeste o infernale concreto e tangibile. La questione viene di solito liquidata col più classico “si tratta solo di aver fede”.


Afterlife: i 21 grammi dell'anima

 

Ci sono poi le posizioni più esoteriche e contraddittorie, come quelle dell'occultista rosacrociano, cristiano e mistico Max Heindel. A lui, grande esperto dei mondi sottili, si devono diversi esperimenti atti a dimostrare l'esistenza di dimensioni intermedie tra la nostra e quelle dell'Aldilà. Tali mondi intermedi si chiamano in molti modi: eterico chimico, eterico vitale, mondo del desiderio, purgatorio. Ovviamente anche in questi esperimenti non c'è nulla di pratico o di scientifico, ma servirono comunque a generare in Heindel una serie di riflessioni sulla morte. Secondo il rosacrociano la nascita e la morte possono perciò essere considerate come il cambiamento d’attività dell’uomo, da un mondo ad un altro, e dipende dalla nostra stessa posizione il chiamare questo cambiamento nascita o morte. Se l’uomo entra nel mondo che noi viviamo, noi affermiamo che nasce; se lascia il nostro piano d’esistenza per l’altro mondo, allora diciamo che muore. Ma per l’individuo stesso il passaggio da un mondo ad un altro è come per noi il trasloco da una città ad un'altra. Egli vive immutato; ma le proprie circostanze esteriori e la sua condizione sono cambiate. Il corpo vitale è composto d’etere, che si sovrappone al corpo fisico, nelle piante, negli animali e nell’uomo, durante la vita fisica. L’etere è una sostanza fisica perciò e dotata di peso. La sola ragione, per cui gli scienziati non possono pesarlo, e che essi non riescono a raccoglierne una certa quantità e a metterla sulla bilancia. Ma quando alla morte, esso abbandona il corpo denso, avviene sempre, una diminuzione di peso, il che dimostra che qualcosa avente peso, e no invisibile, lascia il corpo denso in quel momento.

Questo, appunto, secondo Max Heindel.

Teoria molto simile a quella dei 21 grammi, presunto peso dell'anima umana, ripresa in senso lato da un noto e bellissimo film.

Nel 2008 il cardiologo olandese Pim Van Lommel affermò di avere trovato la prova scientifica dell'esistenza della vita dopo la morte analizzando numerosi casi di “esperienze di pre-morte” (indicate spesso con l'acronimo NDE, ovvero Near Death Experience). L'esperienza classica è la visione di un tunnel con una luce bianca sul fondo, ma anche un senso di distacco dal corpo e l'incontro con parenti defunti. Fra queste persone molte hanno provato l'esperienza della rivisitazione della propria vita passata (life review) ed alcuni di essi hanno avuto anche esperienze di distacco dal corpo con percezione del proprio corpo visto dall’esterno (indicate speso con l’acronimo OBE, ovvero Out of Body Experience). I risultati del suo studio sono stati pubblicati nella prestigiosa rivista medica The Lancet nel dicembre 2001 col titolo “Un'indagine estensiva in Olanda sulle esperienze di pre-morte in sopravvissuti ad arresti cardiaci”.

Siamo dunque vicini a una dimostrazione scientifica che la vita prosegue anche dopo la morte biologica?

Non credo. Se anche fosse possibile (e non credo nemmeno questo), sarebbe una scoperta che andrebbe a toccare troppi concetti atavici e precostituiti. Un'idea più pericolosa del comunismo e del socialismo. Quindi teniamoci i nostri dubbi, i nostri interrogativi.

L'ideale sarebbe quello di vivere al meglio delle nostre capacità, poi un domani si vedrà. Che è quello che fanno poi sempre più persone...

Afterlife: i 21 grammi dell'anima

Fonti

- http://www.scienzeantiche.it/

- http://www.edgarcayce.it/

- http://www.rosacroceoggi.org/associazione/secondoheindel.htm

- http://www.1000questions.net/it/vimor-it.html


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