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Afterschool – droga a scuola

Creato il 29 luglio 2010 da Soloparolesparse

Come farsi fregare in pieno da un bel trailer!

Uno guarda il trailer di Afterschool e si convince che la storia è buona e che la narrazione potrà essere qualcosa di diverso dal solito.
Ecco… sbagliato!

Afterschool – droga a scuola

Robert è matricola in uno di quei college per superfighi, dove i più grandi la fanno da padroni ed i nuovi arrivati sono costretti ad adattarsi.
Il quotidiano della scuola scorre tra sesso (parlato e millantato più che compiuto) e droghe di varia natura.
Quello di Robert e dei suoi amici si limita invece a qualche masturbazione sfruttando i video su Youtube.

Poi però capita che Robert registri con la sua videocamera la morte per overdose di due gemelle, bellissime, osannate e idolatrate da tutti.
L’evento, come è ovvio sconvolge (ma nemmeno poi troppo) la vita del college.
A Robert viene assegnato il compito di realizzare un video commemorativo sulle gemelle ma nemmeno questo serve a risolvere la sua profonda crisi.

Succedono altre cose, ma di poco conto, come di poco conto è l’intero film di Antonio Campos.

Si comincia con alcuni dei video più famosi presenti su Youtube, dal bambino che ride all’impiccagione di Saddam Hussein.
Chiaro quindi che saranno i video al centro della vicenda, quale che sia la storia raccontata.
Il problema è che la storia (che di suo non sarebbe nemmeno malaccio) è raccontata con un ritmo esageratamente lento (leggi: decisamente moscio).
Per mezz’ora osserviamo dall’alto le giornate dei ragazzi, poi all’improvviso le immagini passano alla soggettiva della videocamera di Robert ed allora abbiamo un cambio di ripresa che rimpicciolisce lo schermo ma mantine il tono moscio dell’inizio.
E la videocamera ci accompagna fino alla morte delle ragazze.

Afterschool – droga a scuola

A questo punto uno si aspetta il cambio di ritmo, l’accelerata… ed invece niente!

La differenza tra le sequenze girate in maniera classica e quelle lasciate allo sguardo della videocamera è minima.
Però è minima in negativo, nel senso che spesso le inquadrature tradizionali sembrano realizzate con una videocamera amatoriale.
Immagini fisse e soggetti spesso non centrati (o addirittura fuoricampo) avrebbero un senso stilistico se non ci fosse il contraltare delle immagini amatoriali, ma così sembrano solo inquadrature sbagliate.

A peggiorare il tutto c’è anche la peggior scena di sesso dell’anno.
Ezra Miller e Addison Timlin ci regalano una sequenza dimenticabile  per il loro primo rapporto sessuale (ma questa volta lo squallore è probabilmente voluto).

E chiudo la questione con la sorpresa finale, talmente astrusa dal resto della vicenda, talmente poco rivelatrice da non suscitare nessuna emozione.

Mi rendo conto della durezza del mio giudizio ma mi aspettavo decisamente di più per un film di cui si era parlato bene.
La cosa migliore rimane invece la presenza della locandina di Hatchet nella camera del ragazzo.


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