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Gringo, giovane trentenne rampante americano, insieme ai suoi amici cileni Kylie, Pollo, Irina, Ariel e Monica, stanno vivendo meravigliosi giorni di vacanza nella movida di Santiago del Chile. E' l'Estate australe, i cieli sono tersi e i ragazzi passano serate di ballo e di sballo in giro per le più note discoteche della capitale. Ma proprio quando si trovano nel bel mezzo di una festa in discoteca, un terrificante terremoto porta distruzione e morte sull'intera costa cilena, devastando la città e trasformando i suoi abitanti sopravvissuti in selvaggi privi di qualsiasi freno inibitorio. Gringo e i suoi amici si troveranno a lottare per la loro sopravvivenza, in una città diventata una giungla primitiva...
L'elemento che colpisce di più di questo film del cileno Nicolàs Lòpez, giornalista de "Il Mercurio" passato poi al cinema (peraltro non memorabili i suoi primi film-commedia), è certamente la fotografia al neon di Antonio Quercia, che colora Santiago d'estate come un luna-park sfavillante e vivacissimo, iperilluminato quasi a saturazione naturale. Sono belle, non c'è che dire, le prime sequenze della visita del gruppo di giovani ad una cantina cilena, con quelle botti color mogano chiaro davvero maestose, così come certe vedute di Valparaiso (ci sono stato e posso testimoniarne la sua particolarità di località marina aggettante su un Oceano Pacifico che ospita per di più la lontana e misteriosa Isola di Pasqua). Il film utilizza questa grande luminosità colorata del primo tempo come contrasto radicale al secondo, tutto ambientato in notturna, e in questo possiede grande intensità visiva e acume narrativo per quanto riguarda lo script, che scivola via gradualmente verso la catastrofe, inghiottendo come dentro un'invisibile palude di sabbie mobili i cinque ignari protagonisti. Il problema cardinale di "Aftershock" è tuttavia Eli Roth. E' lui e la sua personale, inconfondibile Weltanschauung infatti a imperare per tutti i 90 minuti di pellicola, oltre ad essere presente in carne ed ossa poiché lui è uno dei principali protagonisti. Ci sembra cioè di vedere "Hostel", sempre lo stesso stramaledetto "Hostel", con le solite ragazzine bellocce dalla pelle liscia e dal culo sodo che naturalmente ci aspettiamo ben presto maciullato da una sparachiodi oppure da un machete, con i soliti sadici figuri gratuitamente invitati sulla scena a mostrare il loro cinismo da macelleria umana. La differenza sostanziale, rispetto a "Hostel", perché certo, qualche differenza la dobbiamo pur trovare, consiste nel fatto che il "cattivo" di turno non è la solita confraternita di aristocratici voyeur che pagano molti soldi per assistere ad efferatezze più bizzarre che altro; questa volta è la Natura (geologica e umana) a rivestire questo ruolo nel film. Aldilà di questo, la profondità di riflessione su questi temi che peraltro sarebbe anche interessante pensare ed elaborare su un piano artistico-cinematografico, semplicemente non esiste. Indifferenza della Natura, fragilità e impotenza dell'uomo, darwinismo sociale, primitività dell'azione umana e molto altro ancora, ci viene buttato su un piatto e poi lasciato lì a marcire sotto il sole di Santiago, senza colpo ferire. La superficialità postmoderna dell'immagine, mescolata a uno stile splatter che più esibito e gratuito non si può, dilaga sovrana su tutto il girato, ed è proprio questa la Weltanschauung rotiana, la sua marca più distintiva, una poetica cioè che non vuole colpire al cuore, che rimane sempre e comunque alessitimica e vuota, incapace di emozionare ed emozionarsi. Anche le sequenze dei due stupri, che potevano contenere un'occasione unica per una denuncia sociale forte della violenza maschile sulle donne, viene virata in una dimensione che risulta inconsapevolmente grottesca, nonché girata senza nessuna intensità. L'unica sequenza che mi è parsa interessante e sentita da parte di Lòpez è quella in cui una madre spara ad uno dei ragazzi (Pollo) per impedirgli di trovare riparo oltre il cancello di una casa dove si è rifugiata insieme ad altri superstiti: qui è presente un imprevedibile brezza neorealista che è sicuramente da apprezzare, ma si tratta di poca cosa rispetto al quadro complessivo del film. L'interpretazione degli attori è molto, troppo consueta, a tratti stereotipata, con un Eli Roth che veste i panni di se stesso gonfiando il suo ego a dismisura anche, e soprattutto, quando viene schiacciato da una volta di cemento nelle scene ambientate nei loculi del cimitero. Le ragazze, a parte Monica (Andrea Osvàrt), che cerca vanamente di rappresentare il grillo parlante del gruppo, sono una uguale all'altra e tutto sommato non vedi l'ora che cadano presto sotto il peso dell'impietosa natura sismica dei luoghi o delle pulsioni aggressive degli umani. Stessa musica anche da parte dei maschi del gruppo, assolutamente insipidi e, come ripeto, futilmente postmoderni in sommo grado. Il prefinale alla "The Descent", con la sopravvissuta (ovviamente donna) rimasta sola ad affrontare il male nelle oscure caverne, viene poi risolto in modo rapido e ovviamente sanguinolento, e non lascia segno o significazione estetica particolare. Per non parlare del finale, che vuole a tutti i costi essere spiazzante come il terzo atto di qualsiasi horror che davvero meriti questo nome, ma non ci riesce affatto. Tutto quanto scritto fin qui per dire che Nicolàs Lòpez spreca un'ottima occasione (nonchè l'ottima fotografia di Antonio Quercia) per dare spazio allo spirito nefasto di Eli Roth, amico ingombrante da cui non sa (o non può?) prendere distanza adeguata per poter creare qualcosa di più originale e interessante. Lo spettatore, inoltre, non è messo neppure nelle condizioni di godere degli effetti speciali che in questo film non rendono affatto l'esito apocalittico di una devastazione urbana quale quella prodotta da un terremoto. "Aftershock", inutile ricalco rotiano di cui si poteva largamente fare a meno: sconsigliato.Regia: Nicolàs Lòpez Soggetto e Sceneggiatura: Nicolàs Lòpez, Guillermo Amoedo, Eli Roth Fotografia:Antonio Quercia Musiche: Manuel Riveiro Cast: Eli Roth, Andrea Osvart, Ariel Levy, Selena Gomez, Nicolàs Martìnez, Lorenza Izzo, Natasha Yarovenko Nazione: Cile, USA Produzione: Cross Creek Pictures, Dragonfly Entertainment Durata: 90 min.
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