Cinema
Aftersun, debutto alla regia di Charlotte Wells, è un racconto intimo e potente di un padre ed una figlia, e noi lo abbiamo amato.
Aftersun, Recensione - Il nostro ultimo ballo, papàMUBI
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Dal 6 gennaio è disponibile sulla piattaforma streaming MUBI Aftersun, il lungometraggio d'esordio di Charlotte Wells. Il regista scozzese è stato premiato per Aftersun ai Gotham Independent Film Award con il Breakthrough Director, nonché il premio per il miglior debutto. Oltreoceano il film ha già riscosso molto successo, in particolare da parte della critica che ha già etichettato il film come capolavoro, ma... lo è davvero?
Calum e Sophie
Aftersun è ambientato verso la fine degli anni '90 e racconta la storia di Sophie, una bambina di 11 anni, e di Calum, il suo giovane padre. I due partono per una vacanza in Turchia dove riescono a rilassarsi, divertirsi e a godersi l'un l'altro. Il bene che si vogliono e che si fanno non ha bisogno di descrizione, basti dire che Calum è la sua migliore versione di sé quando è in compagnia della figlia.
L'adolescenza di Sophie inizia a prendere piede mentre Calum cerca di nascondergli il peso della sua vita al di fuori della paternità e di quello spazio felice che in quel momento è la Turchia. Vent'anni più tardi tutto è cambiato e Sophie ricostruisce le loro memorie, di suo padre e di quella vacanza.
Aftersun e l'isola che non c'è
Aftersun si apre in punta di piedi, con movimenti leggiadri e ballerini tra ricordi e sensazioni momentanee, tanto di Calum e Sophie quanto dello spettatore. Un racconto talmente realistico da sembrare onirico nei suoi elementi più intimi: la Turchia, luogo della vacanza di Calum e Sophie, sembra essere uno stato mentale più che una zona geografica, un sogno ad occhi aperti che i due vivono e che probabilmente non si ripeterà mai più. Lo stesso vale per il loro rapporto che durante il viaggio raggiunge l'apice della propria intimità: un'intimità che forse non esiste, che forse è solo momentanea, o che invece all'opposto rimarrà impregnata per sempre.
La delicatezza con cui Aftersun riesce a descrivere i momenti di fragilità di Calum e di prima adolescenza di Sophie è fuori dal comune e non c'è dubbio che il fulcro di tutto sia la fuggevolezza dell'attimo, sia dal punto di vista della sua breve durata che dalla sua mancanza di concretezza. Eppure è l'estrema realtà ad invadere il racconto, dalla prima sequenza all'ultima, con un intreccio di memorie e memoria di cui è difficile distinguere il confine.
Aftersun però non è un film adatto a tutti: per poter apprezzare quest'opera a pieno bisogna essere dotati di una spiccata sensibilità poiché, al contrario, non si riuscirà ad avere la giusta chiave di lettura che Charlotte Wells ha pensato per il suo debutto. In più il film è un lento ballo di vite legate che culmina solamente sul finale, quindi il nostro consiglio per la visione è di non avere fretta di comprendere, tutto vi sarà chiaro con l'avanzare dei minuti. Fatevi inondare dalle vibrazioni e viaggiate con i protagonisti in quella che è "l'isola che non c'è" dei ricordi.
Un debuttante da tenere d'occhio
Charlotte Wells non riesce ad emozionarci solamente grazie al tatto con cui racconta la storia o alla tematica: la regia del debuttante scozzese giova di trovate davvero interessanti, che dimostrano come le idee contino più del budget. L'utilizzo dei riflessi, degli schermi, addirittura del movimento delle mani quando Calum è in posa da ninja, tutto nella regia di Wells è prezioso e, allo stesso tempo, impreziosisce Aftersun.
Se il film funziona così tanto però è anche grazie ai due protagonisti: Paul Mescal nei panni di Calum e Francesca Corio in quelli di Sophie. I due interagiscono con armonia e sono in assoluto equilibrio con tutto ciò che ruota attorno a loro. Dotati di un feeling evidente, i due giovani attori donano ad Aftersun l'ultimo dettaglio per fare del film un gioiello di cura e talento.
Aftersun, Recensione - Il nostro ultimo ballo, papà
Conclusione
Aftersun, debutto alla regia di Charlotte Wells, è un gioiello di cura del dettaglio e di talento innegabile. Wells dirige in modo magistrale un'opera tanto delicata quanto potente, un lento ballo di vite e ricordi che sfocia in un finale emotivamente devastante. Tutto è in armonia in uno scenario contaminato da intimità e nostalgia.