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Agcom a Fazio e Annunziata: va dato più spazio al Pdl
Creato il 26 luglio 2013 da Nicoladki @NicolaRaiano"Deve finire il tempo di Telekabul, Fazio riponga la bandiera rossa", esulta su Twitter il presidente Pdl a Montecitorio, che prima aveva parlato di "vittoria mia e di tutto il partito". Brunetta ha poi annunciato di aver presentato un nuovo esposto all'Agcom e un'interrogazione alla Commissione di vigilanza Rai per "denunciare la violazione del pluralismo dell'informazione del programma Agorà, in onda su Raitre". Non pago, se l'è poi presa con il direttore generale della Rai, "colpevole" di aver letto nell'audizione alla Camera del 25 giugno che "pluralismo non significa usare il bilancino". "Sarei curioso che cosa ha da dire adesso Gubitosi. Il suo bilancino evidentemente era tarato male, se ne faccia una ragione. Forse qualcuno dalle parti di viale Mazzini dovrebbe chiedere scusa". Anche i senatori del Pdl esultano. L'Agcom, dicono, "ha posto fine ad una palese violazione del pluralismo", violazione che testimonia "la condiscendenza dei vertici della Rai di fronte ad un'ormai certificata faziosità di certe trasmissioni". La pensa allo stesso modo Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1, ora senatore del Pdl e componente della vigilanza Rai. Dice: "In Rai continua ad essere prevalente una certa cultura di sinistra che da sempre esercita una forte egemonia sulla tv pubblica". Nessuna voce si leva dal Pd.
Il direttore generale della tv pubblica non replica ma con un comunicato la Rai "prende atto con soddisfazione che l’Agcom ha riconosciuto il rispetto del pluralismo del Servizio Pubblico previsto dalla legge e dal contratto di servizio. Il pluralismo è uno dei valori fondamentali dell’Azienda che continuerà a impegnarsi per garantirne la piena attuazione in tutte le Reti e Testate, pur salvaguardando l’autonomia editoriale dei Direttori e dei Conduttori. La Rai osserverà, come sempre, il provvedimento dell’Autorità riservandosi di valutarne le motivazioni".
Quanto ai diretti interessati, Fabio Fazio vuole leggere le motivazioni dell'Agcom, ma si affida a Twitter per commentare: "La par condicio in periodo elettorale è stata rispettata. Per il resto il dovere della tv è quello di raccontare la contemporaneità".
Lucia Annunziata tiene invece a precisare alcuni punti, non fosse altro per prendersi la libertà di "dare anche la mia versione visto che chiesi informalmente alla Commissione di vigilanza di essere ascoltata ma questo non è accaduto. L'Agcom è un'istituzione che controlla e quindi va benissimo, obbedirò. Ma qui tutti discutono dei giornalisti però non permettono ai giornalisti di discutere sé stessi". Annunziata si chiede di quale squilibrio si stia mai parlando, "forse Serra e Profumo sono stati considerati in quota Pd? Forse lo sono stati considerati Monti e Riccardi? Come si fa a fare informazione se qualunque personaggio viene considerato in quota di partito, banchieri, intellettuali, direttori di giornale, figure istituzionali?". Non è solo questo che amareggia la giornalista. "Le regole della par condicio le conosco benissimo perché sono state riscritte quando ero presidente della Rai. Durante le quattro settimane che precedono le elezioni, che poi sono quelle nelle quali si deve essere imparziali fino all'osso, io ho sospeso In mezz'ora e ho allestito quattro puntate in prima serata di Leader dove ho invitato gli esponenti delle coalizioni. Berlusconi è stato mio ospite per due ore e 6 minuti, ha parlato quasi sempre lui, da solo, perché non si era portato nessuno della sua squadra. Il Movimento Cinquestelle non volle partecipare. Dopo il voto, ho invitato tre volte Verdini che ha declinato l'invito, due volte Schifani che ha fatto altrettanto e una volta lo stesso Brunetta che mi rispose che gli faceva piacere ma che quella domenica preferiva di no. Era la giornata della manifestazione di Brescia. Alfano l'ho invitato diverse volte, alla fine è venuto. Dunque, ripeto, di quale squilibrio si sta parlando? Gubitosi mi ha chiesto d'ora in avanti di invitare tutti formalmente con una mail ed è quello che farò".
E' preoccupato Andrea Vianello, direttore di Raitre, che nella decisione di ieri vede un pericoloso precedente. "Così si rischia di sovrapporre i programmi d'informazione, che devono seguire la priorità e la gerarchia delle notizie, oltre alla propria autonomia editoriale (naturalmente nel rispetto dell'equilibrio del servizio pubblico), con i programmi di comunicazione politica, che sono tutt'altra cosa".
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