L’articolo dal titolo ''Canone sulle frequenze festa per Rai e Mediaset il Garante fa lo sconto'', pubblicato su La Repubblica di ieri, 2 aprile, ricostruisce in modo parziale e approssimativo, dandoli per definitivi, i termini e i contenuti di un dibattito ancora in corso in seno al Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Premesso che le soluzioni allo studio, attualmente soggette ad approfondite valutazioni da parte degli uffici dell’Autorità, conducono tutte, a regime, ad un incremento di introiti per lo Stato, si ricorda che la cornice normativa entro la quale la decisione dell’Agcom deve iscriversi è definita dal decreto-legge n. 16 del 2012 (c.d. “Semplifica Italia”), convertito dalla legge n. 44/2012, e dal Codice delle comunicazioni elettroniche, in coerenza con le direttive europee.
L’Autorità ha pertanto l’obbligo di adeguarsi a un nuovo regime normativo, caratterizzato dal venir meno delle concessioni analogiche, nel quale i contributi sono posti a carico dei soli operatori di rete. In questo quadro, il compito dell’Agcom è quello di individuare, in applicazione del dettato legislativo e previa consultazione pubblica delle parti interessate, i criteri sulla base dei quali spetterà al Ministero dello Sviluppo Economico determinare in concreto la misura del contributo per l’uso delle frequenze gravante sui soggetti assegnatari.
Come di consueto, l’Autorità è pronta a recepire le indicazioni e i suggerimenti utili per il miglior esercizio delle sue competenze, ma respinge i giudizi espressi prima di conoscere i contenuti delle sue decisioni – peraltro sottoposte a consultazione pubblica – e le critiche preconcette, che rischiano tra l’altro di incidere su mercati nei quali operano società quotate in borsa.