- 15 luglio 2014
Di Consiglia Grande. Angelo Cardani, presidente della AgCom, ha presentato stamattina alla Camera la Relazione Annuale AgCom 2014, il cui esito è potenzialmente disarmante: ne risulta che il settore delle comunicazioni italiano, ha avuto un calo del 9% dei ricavi rispetto al 2012, con una quota di 56 miliardi di euro. La perdita riguarda anche il settore internet, con il 2,5% in meno.
A contribuire alla precarietà del sistema vi sono i criteri previsti dal d.l. 90/2014, sulla riforma della pubblica amministrazione, concernenti tagli per un più concreto risparmio di spesa. Una soluzione che, a detta di Cardani, è arrivata proprio nel momento sbagliato, visto che ritiene necessario un aumento delle funzioni AgCom e quindi maggiori fondi stanziati per il relativo conseguimento.
Infatti: “sebbene nell’ultimo anno si sia parzialmente ridotto il divario digitale dell’Italia rispetto alla media europea, molti sforzi restano da compiere e in questo comune obiettivo l’Autorità continua a fare la sua parte.”
E non possiamo che dargli ragione, se consideriamo che l’editoria, quotidiana e periodica, ha perso nel 2013, quasi 700 milioni di ricavi, il cui confronto non regge con i 3,1 miliardi del 2009. Il calo investe anche la pubblicità, il cui ricavo complessivo è di 7, 4 miliardi, contro gli 8, 3 del 2012. Infine, per la prima volta, è stato colpito Internet.
Le uniche buone notizie riguardano la proliferazione del numero del mobile Internet, in quanto circa 32, 7 milioni di sim hanno navigato quest’anno rispetto alle 31,3 milioni e in secondo ordine il calo della quota di mercato Telecom da rete fissa al di sotto del 50%.
Inoltre il 2013 è stato segnato dall’elevato numero di ricorsi contro le decisioni della stessa Autorità. Cardani si difende sostenendo che le decisioni di cui si lamenta la portata, che sortiscono effetti retroattivi, costituiscono la riparazione a precedenti errori amministrativi. Conseguenza di ciò è stata la revisione dei prezzi di accesso dei concorrenti alla rete fissa Telecom degli anni scorsi.
Cardani interviene anche sulla legge della Par Condicio, auspicando a una rimodulazione del pluralismo informativo, soprattutto in riferimento al panorama politico e mediatico. Ne è pervenuto un calo di visione dei programmi prettamente politici, bilanciata però da un’accresciuta ammirazione per telegiornali e programmi di approfondimento. Cardani quindi quasi invita il legislatore a tenere conto di questi cambiamenti concernenti le modalità di fruizione del mezzo radiotelevisivo e dei format di programmi. L’esito della rivisitazione in questione dovrebbe prevedere un palinsesto più vicino agli attuali interessi della società.
Infine sono in fase di ideazione nuove frequenze, allo scopo di potenziare i servizi di banda larga mobile, ma la conclusione del relativo progetto è ancora lontana.
