Agent 6

Da Gloutchov
Capitolo finale della trilogia legata all'agente del KGB Leo Demidov, scritta da Tom Rob Smith, Agente 6 è sintomatico del lento calo di efficacia narrativa dal trittico. Intendiamoci bene... il libro, di per sé, garantisce l'intrattenimento, ma neppure si sogna di sfiorare le vette dominate da Bambino 44, e intraviste con Il Rapporto Segreto (recensito sabato scorso).
Nel secondo romanzo avevamo lasciato Leo nel sollievo di aver ricostruito la propria famiglia. Abbandonati i servizi segreti, Leo era riuscito a farsi amare sia dalla moglie Raisa, sia dalle figlie adottive. Però il lieto fine non deve piacere a Tom Rob Smith, perché in questo romanzo conduce moglie e figlie in America per un concerto che dovrebbe unire le culture dei due eterni nemici. Forse per colpa di una grande ingenuità della figlia più piccola, Elena, durante il concerto accade l'imponderabile. Un manifestante viene ucciso, e al suo fianco viene trovata Elena, e Raisa... accorsa per verificare che la figlia fosse incolume. Raisa si macchia del sangue della vittima, e nel cappotto gli compare magicamente l'arma del delitto. Viene arrestata. E durante gli interrogatori, la moglie del manifestante tira fuori una pistola e la ammazza. La storia inizia qui. Leo, inconsolabile, fa di tutto per andare in America e investigare sul caso. La Casa Russia fa di tutto per impedirglielo... e finisce per spedirlo in Afghanistan... come agente politico. Lì sopravvive per diversi anni soffocando il dolore con l'oppio. Ma ciò non è sufficiente a sopire certi fantasmi. Gli eventi lo condurranno nelle mani dei ribelli, quindi in Pakistan, nelle mani della CIA, quindi in America... dove potrà chiudere definitivamente il mosaico che ruota attorno alla morte di Raisa. 
Scritto con lo stesso stile dei due precedenti romanzi, qui è la trama a non essere illuminata. Mancano i colpi di scena. Manca una struttura che induce alla curiosità. Gli eventi si presentano uno dietro l'altro come se fossero su dei binari, come se ci fosse una predestinazione. Il tocco dell'autore è quasi irriconoscibile, se non per lo stile narrativo. E'... quasi noioso. A mantenermi sulla retta via, e a non indurmi a mollare la lettura, era ormai (e solamente) il desiderio di capire cosa fosse successo veramente a Raisa. E diciamocelo... alla fine non è speciale neppure il finale. Uffa!
Il libro, come nel caso de Il Rapporto Segreto, non è disponibile in ebook, mentre Bambino 44 lo è. Una scelta strana dell'editore... quella di proporre in ebook solo il primo libro della trilogia. Sembra quasi fosse consapevole che i secondi due non erano a livello del primo. Chissà.

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