Visto in DVD.
La storia quindi è piuttosto banale e prevedibile; il tutto condotto con un piglio petulante e noioso che si fa carico del “tema”… ecco forse è questo l’enorme problema, il tema, il concetto che il film vuole pretestuosamente imporre in ogni dove con trovata affascinanti (i numeri scritti sulle donne), eccessive (la voce del computer), simboliche (un po tutto in realtà, come anche l’SS dell’ascensore) o semplicemente noiose. Il tema è il filo conduttore che si mangia la trama ed il ritmo, tutte cose immolate all’idea che la funzione “sociale” del film debba essere davanti alla parte scenica. E allora ecco che si assiste alla solita, patetica, carrellat di geremiadi contro la vita moderna, la spersonalizzazione, la morte dei sentimenti in favore della tecnica… sembra di leggere la pagina della cultura di in un giornale di provincia dove il solito vecchio giornalista si scatena contro la tecnologie ed i giovani d’oggi…
Il tutto coronato da musiche drammatizzante davvero eccessive e male applicate alle immagini.
Ancora una volta, però, vengono mostrate le indubbie Godard alla regia; mille le idee, le inquadrature particolari, le trovate e le rappresentazioni di una macchina da resa e di un montaggio dinamicissimi (non inventa nulla, ma assembla benissimo); non si possono fare esempi perché quasi tutto il film è costituito da immagini studiate e splendidamente realizzate. La vera novità è l’uso della luce (Godard disse che questo era un film sulla luce) che diventa centrale in molte scene e che, alternanta con le ombre, determina il taglio di quasi tutte le scene.