Ha senso ancora definirsi agenti di viaggi se quella parola agenti deriva da agire, da azione? Agisce ancora oggi l'agente di viaggi o si sta sempre più trasformando in un elemento passivo che è lì dentro la sua agenzia ad aspettare che arrivi quel potenziale cliente, già con il suo programmino pronto, le tariffe scritte, le informazioni assunte sui più disparati blog e gruppi, e lui, povero agente di viaggi, cerca di dire la sua, cerca di spiegare al cliente super informato che forse ci sono alcuni aspetti da approfondire, che quella meta forse non è la più adatta e si logora in questo continuo confronto che fa tanto pensare ad una partita di ping pong in cui la pallina rimbalza da un lato all'altro del tavolo da gioco.
Ha quindi senso definirsi ancora agenti? dove sta o potrebbe stare la nostra azione? Nel cercare di vincere la partita giocandoci solo l'arma del prezzo, ben consapevoli che non è questa la strada migliore da percorrere, pur se spesso il cliente porta su questo tema la vincita o la perdita della partita? E oggi come si fa a definire il concetto di giusto prezzo dal momento che esso stesso è un prezzo dinamico e variabile all'istante?
Cercare di non pensare al prezzo ma andare a lavorare sul discorso delle emozioni, della sicurezza del viaggio, delle tutele che si possono offrire e che poi si devono garantire, nell'aprirsi al cliente senza preconcetti, trattandoli sempre come se fossero ospiti di riguardo che, comunque, sono venuti a casa tua, e se sono venuti forse sono anche in cerca di qualcosa che non hanno trovato nel loro girovagare?
E quanto tu agente di viaggi sei disposto a cedere, fin dove accetti di metterti in gioco?
Domande che non possono avere delle risposte universali e che siano uguali per tutti perché il nostro è un lavoro di relazione e come in tutte le relazioni ci sono tante di quelle variabili personali che vanno ad influire sull'esito della trattativa finale, e di quanto ne possa scaturire da questa trattativa.
Il mondo è cambiato, le sue dinamiche sono cambiate, non si può più ragionare, sia da cliente che da venditore, come ragionavamo anche solo pochi anni fa.
Ci sarà sempre più un distacco dalla relazione umana e questo provocherà sempre più una condivisione virtuale con i suoi pro e i sui contro, ma è un processo che non possiamo più fermare, tante sono le forze in campo.
Vorrei dare la mia ricetta ma non penso di essere un guru e non lo voglio essere, però visto che questo blog si rivolge sia ai clienti delle agenzie che agli agenti di viaggi, vorrei auspicare che dopo questo terremoto che ha scardinato le fondamenta su cui si è basato per anni il rapporto cliente-agente di viaggi, si possa tornare ad una situazione in cui chi vorrà ignorare il supporto dei professionisti possa essere libero di farlo, assumendosi auto-gratificazioni, e anche qualche rischio, sempre possibile; chi invece ritenga per sue esigenze, per le sue aspettative, per le sue capacità di crearsi da solo una vacanza, di non poter fare a meno del professionista, entri tranquillo in una agenzia di viaggi e possa trovare persone capaci di relazionarsi, di comprenderlo, di ascoltarlo, e questo crei quel giusto feeling che è alla base di ogni sano rapporto umano.
Questo blog, iniziato quasi per una scommessa con me stesso, sta arrivando al suo quarto anno d'età, mi sta dando enormi soddisfazioni e quindi mi fa piacere riproporre, per chi non l'avesse letti e avesse il desiderio di farlo, una personale "top ten" degli articoli in linea con l'attuale riflessione.
Liberissimi di lasciare un commento.
Un mestiere, una passione
Essere professionali premia sempre
Caro agente di viaggi
Agenzie di viaggi, quale futuro
80/20 Il principio di Pareto
In agenzia viaggi è meglio
C'è ancora un futuro per le agenzie?
Il bambino che sognava il mondo
Quando c'era la fila
Vai ancora in agenzia? Mi vien da ridere.





